4 anni d’attesa, fin troppi, per chi ha nel cuore un derby come quello tra Pallacanestro Varese e Cantù. Una partita che trasuda storia e suscita emozioni anche solo a nominarla. Un evento che per i tifosi di entrambe le squadre è molto più di una partita: è la sublimazione di quella rivalità sportiva che rende 40′ di gioco un continuo sali e scendi di emozioni come poche altre sono in grado di regalare.

Il bello dello sport è anche questo, il sentire particolarmente una partita rispetto a tutte le altre, come quando si attende un giorno speciale da vivere nel pieno rispetto seppur con quel sano (aggettivo da sottolineare più e più volte) antagonismo sportivo che renderà la partita di domenica 16 novembre alle ore 17:00 all’Itelyum Arena di Masnago, speciale.

Lo sa bene Umberto Argieri, neo rieletto Presidente de Il Basket Siamo Noi per i prossimi due anni, carico a molla per LA Partita con la p maiuscola, che da troppo tempo si sta facendo attendere.

Dopo 4 anni cosa vuol dire aspettare ancor prima che vivere un derby?
“Vuol dire che è arrivato il momento per cui vale la pena mettere tantissima energia nella passione sportiva che viviamo. Questa partita è la sublimazione di quella nostra passione che vive e si alimenta di momenti come questi. L’attesa si fa sentire tantissimo, domenica appena finita la partita con Tortona la testa è andata subito a questa partita ed il fatto di attenderla da 4 anni crea un’aspettativa gigantesca sia su quello che rappresenta che sul risultato”.

Cosa rappresenta per lei il derby con Cantù?
“La partita della stagione. Ci sono mille risvolti collegati che partono da lontano. Ereditiamo una storia di rivalità che è figlia del campanilismo, ogni situazione dove c’è rivalità anche sociale, seppur nel pieno rispetto dell’altro, è anche il bello di queste partite. E’ un contenitore di emozioni talmente grande che poi due volte all’anno trova questa forma di esplosione in cui, attraverso il basket e lo sport, riecheggia quella voglia di primeggiare sull’altro, retaggio di un passato che ha scritto la storia di questo dualismo. Una never ending story che ogni volta riparte da zero e credo che domenica si rivivrà la stessa cosa, probabilmente ancor più amplificato, perché la si attende da 4 anni, un pò come un’Olimpiade”.

4 sono gli anni di distanza dall’ultimo derby così come i punti che separano Varese da Cantù in classifica. Anche per questo la partita di domenica sarà molto importante…
“Sì, anche se in realtà, per come si sono messe le cose, la classifica ha un valore molto relativo. Il campionato per noi inizia domenica, per cui questa partita sarà il punto della verità per questa squadra. Di fronte ad un impegno così importante, carico di tensione, può iniziare un campionato nuovo per noi, per questo dico sarà il giorno della verità. Poter avere il derby come partita da cui ripartire, tenendo buone le precondizioni viste nell’ultima settimana con Venezia, Virtus e Tortona, è un’occasione più unica che rara è proprio domenica”.

Quanta amarezza ha lasciato la sconfitta con Tortona?
“Tanta. Quando accarezzi una vittoria che sentivamo a porta di mano e che sarebbe stata doppia per il peso che avrebbero assunto quei due punti, e poi perdi provi quella classica amarezza del brutto di questo gioco meraviglioso che è la pallacanestro. Ci portiamo dentro questo sentimento ancora per qualche giorno ma, come dicevo prima, la grande opportunità di quello che potrebbe succedere domenica, ci fa dimenticare Tortona e ci spinge verso il derby”.

Lei ha detto che il campionato di Varese inizia domenica, però finora si sono giocate 7 partite e Varese ne ha perse 6. Che considerazioni fa su questo inizio di stagione?
“Come dicevo prima la classifica può essere fuorviante in questa fase. Guardo in prospettiva quello che è accaduto nell’ultima settimana che ci porta ad avere grande fiducia nel lavoro del coach e dello staff. La squadra sta cambiando pelle, sta scoprendo gerarchie nuove in un processo di crescita che richiede tempo ma che ci porterà, secondo me, ad avere maggiore solidità attraverso Iroegbu, che ha dimostrato di poter essere il leader di questa squadra, e di altre situazioni che in questo puzzle intorno a lui si stanno delineando. Tante cose devono essere ancora assimilate, però la squadra è in netta crescita. Tempo non ce n’è, però un pò ce ne vuole per sviluppare per intero questo processo”.

Torniamo sul derby, dobbiamo aspettarci qualcosa di speciale dal Trust?
“Sì, ci sarà una coreografia che sarà una grande sorpresa per tutti. Per cui, oltre al calore che sarà spontaneo, penso che anche tutto il contorno coreografico sarà molto coinvolgente e accattivante”.

Chiudiamo con un passaggio, doveroso, su quella che è stata la sua rielezione a Presidente de Il Basket Siamo Noi: quanto la rende orgoglioso?
“Sono ovviamente molto contento ed orgoglioso di poter rappresentare il Trust come Presidente per i prossimi due anni. E’ un impegno che mi dà grande energia e mi stimola tantissimo. Questo progetto nove anni fa è nato con un’idea semplice ma molto profonda, ovvero quella di restituire ai tifosi un ruolo attivo nella Pallacanestro Varese e questo progetto di partecipazione, condivisione e comunità merita di avere nella nostra regia una continuità che richiede impegno e sacrificio ma che è una sfida ancora più grande dopo nove anni. Il legame che c’è tra la nostra storia e la passione dei sostenitori che non sono solo soci ma anche tifosi e volontari è proprio quella di dare continuità ad un movimento che ama tantissimo la sua squadra e che lavora per far sì che questa passione possa essere ancor più radicata nella città. Il progetto ha vari risvolti, l’obiettivo è quello di renderlo sempre più integrante con Pallacanestro Varese con iniziative rivolte al territorio e ai tifosi. Vogliamo lavorare molto sull’ampliamento del numero dei soci e sul coinvolgimento di giovani e famiglie, alzando ancor di più l’asticella sui progetti che uniscono sport, socialità e quel sentimento d’identità varesina. Tutto ha come denominatore comune il senso di appartenenza. Il Basket Siamo Noi nasce, e nel suo decennale dovrà ribadirlo ancora con più forza, dal desiderio di custodire una tradizione straordinaria che non ci stancheremo mai di ricordare e celebrare. Essere figli di una storia fatta di vittorie, di valori, di persone è un impegno ma anche un dovere, cercando di mantenere sempre vivo questo sentimento, non rimanendo vittime di un sentimento nostalgico ma bensì che questa storia sia strumento di coinvolgimento e traino per i più giovani”.

Alessandro Burin

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