Ricordo quando andavo all’università. Mi preparavo per un esame, studiavo tutto (o quasi) quello che c’era da sapere e poi al momento dell’interrogazione anche se mi sentivo pronto capitava qualcosa che non si poteva prevedere e che alla fine risultava determinante per il voto. Il professore irritato o stanco, l’assistente (spesso uno studente come me) frustrato che ti interroga, la domanda che andava al di là dei testi. Il fattore umano, la capacità di saper leggere il momento, diventava spesso più importante del programma di studio. E alla fine sul libretto c’era il voto che volevo, anche più alto di chi si era preparato meglio di me. La capacità di esprimere i concetti e di saperli esporre faceva la differenza.
Ho voluto annoiarvi con questi ricordi dei tempi andati per introdurre alcune riflessioni sul metodo di lavoro di Sottili, tecnico umile e preparato, senza bacchetta magica ma con le idee chiare, capace di invertire la rotta del vascello biancorosso appena gli è stato riaffidato il timone di inizio stagione. Ha trovato un Varese sotto tono, fisico e soprattutto psicologico, una squadra che sembrava andare allo sbando. Ha fatto poche mosse, quelle più logiche, semplici e per questo vincenti: ha schierato i giocatori in campo a seconda delle proprie caratteristiche, ha cambiato il modulo adattandosi all’avversario o alla disponibilità della rosa (resa sempre più corta da infortuni e squalifiche). Ogni sabato una formazione diversa e la capacità di fare di necessità virtù.
Blasi e Corti sono tornati in mezzo al campo dove costituiscono un asse robusto, difficile da spezzare per ogni avversario, gladiatori gettati nel cuore della battaglia e non ai margini del terreno di scontro. Hanno lasciato (e aperto) le corsie laterali a chi è in grado di scorazzare sfruttando la propria naturale predisposizione alla corsa. Sono così arrivati i gol di Oduamadi che ha nel mirino la convocazione al Mondiale con la Nazionale nigeriana. Fiamozzi ha ritrovato il suo posto in difesa e la fascia da percorrere per poi mettere dentro l’area avversaria palloni velenosi. Calil e Neto sono sbocciati in una primavera che potrebbe vederli rifiorire in una coinvolgente allegria carioca. Gli ultimi gol di Bjelanovic, Damonte e Forte confermano come oggi nel Varese non ci siano più “seconde scelte”, nessuno è escluso da uno schema, tutti possono tornare utili per la causa. Come è accaduto per Laverone e Ricci la scorsa settimana.
In un pomeriggio soleggiato e primaverile, in uno stadio dal bel colpo d’occhio, il Varese si è divertito conto la capolista Palermo, riportando sul “Franco Ossola” l’aria dei giorni migliori, respirata a pieni polmoni dalla gente di Masnago. In quel catino biancorosso si è risvegliato Pavoletti che in questo 2014 non aveva ancora segnato su azione. La prima della classe è stata messa in difficoltà (anche in superiorità numerica), ha dovuto rincorrere il risultato, è riuscita a vincere grazie a una direzione di gara distratta e per certi versi sconcertante. La legge dell’ex ha fatto il resto. Certe parate valgono quanto un gol e Sorrentino ha evitato il pareggio (meritato) del Varese. Bello è stato vedere il saluto fra il portiere dei siciliani e i suoi ex tifosi: “Chi ama non dimentica” è la frase che spesso si sente dire a certi grandi calciatori.
A Castellammare di Stabia la partita non era delle più facili, anche se si era ospiti dell’ultima in classifica. Finchè la matematica consente di sperare nella salvezza i campani giocheranno con il coltello fra i denti. E anche dopo perchè saranno arrabbiati e con nulla da perdere. Conosciamo il carattere di Braglia, comandante di vecchio corso, esonerato e richiamato proprio come Sottili. Sapevamo che avrebbe fatto di tutto per approfittare dell’emergenza in cui si trovava la difesa del Varese. E per questo i biancorossi hanno tenuto il pallone il più lontano possibile dalla loro metà campo. 4-2-3-1 il modulo speculare delle due squadre. Alla fine ha avuto la meglio il Varese che ha vinto per 4-2 (cinque gol arrivati su palla inattiva). Vincenti gli schemi studiati per sfruttare le punizioni e gli angoli di Zecchin (quando c’è si vede e si sente), dirompenti certi spunti di Neto che ha avviato i letali contropiedi di Odu e Di Roberto, prezioso il lavoro di Pavoletti anche in fase di copertura, sempre più sicuro l’atteggiamento di Ely al centro della difesa. E sono solo alcuni effetti della “cura-Sottili”, quella che ha permesso di portare il Varese a -7 dal traguardo della salvezza. Per fare altri conti ci sarà tempo.

Vito Romaniello
Direttore Agr