Marco Spilli, dopo due buone stagioni con la Solbiasommese ha portato al trionfo la Varesina. Il tecnico toscano si racconta.
Come hai iniziato la carriera di allenatore e perché hai scelto di fare questo mestiere?
“Appena ho smesso di giocare ho iniziato a studiare come allenatore. A 36 anni facevo il doppio ruolo: giocavo come calciatore e allenavo nella serie D. Nei giorni liberi seguivo allenatori importanti come Curti, Mazzarri e Ventura: ho girato molto per studiare le loro mosse. Ho personalizzato quello che mi piaceva e l’ho fatto mio. Poi ho iniziato ad allenare professionalmente: la mia prima squadra è stata la Massese”.
Fai solo questo nella vita?
“Si, mi dedico completamente a quest’attività. Molti non sanno che dietro ad un allenatore ci sono molti sforzi e soprattutto molti corsi di aggiornamento”.
Oltre al lavoro c’è anche la famiglia…
“Ho una moglie e una figlia che si chiama Martina (in foto). È una situazione molto difficile perché io vivo a Venegono, loro invece a Massa. Spesso vengono qui e stanno qui per un po’, poi tornano a casa un paio di settimane e ritornano da me. Fanno un po’ la spola tra Lombardia e Toscana”.
Com’è stata la tua carriera da calciatore? In che ruolo hai giocato?
“Ero un attaccante. Ho iniziato a giocare come professionista a 17 anni in C1 con La Spezia, poi ho giocato 5 anni in Prima Divisione, 10 in Seconda Divisione, 6 anni nei dilettanti, poi mi sono spostato in serie D e nell’Eccellenza per concludere la mia carriera da giocatore intorno ai 39 anni”.
Hai un allenatore modello?
“Non c’è un allenatore che preferisco rispetto a un altro. Di alcuni preferisco alcune strategie, di altri ne preferisco altre. Mi piace chi rischia, non chi è speculare al risultato. Non si può basare il proprio lavoro sulla vittoria: si può vincere come si può perdere”.
È stata una bella esperienza quella con la Solbiasommese. Cosa ti ha lasciato?
“L’anno migliore è stato sicuramente il primo: siamo partiti per arrivare ai playoff ma poi ci siamo ritrovati contro il Real Vicenza che era improponibile rispetto a noi. Alla fine siamo arrivati secondi ma eravamo comunque soddisfatti del risultato. L’anno scorso invece non potevamo vincere: non c’erano entusiasmo e passione nemmeno da parte dei tifosi. Queste caratteristiche le ho poi trovate quest’anno nella Varesina. Ho vissuto momenti di spensieratezza ma ho anche ricevuto molte critiche: per molti sembrava un errore scendere di categoria, ma questa poi si è rivelata una scelta vincente. Abbiamo vinto il campionato e siamo passati dalla Promozione all’Eccellenza”.
La vittoria più bella della stagione qual è stata?
“Molti dicono quella contro il Cairate. Io invece penso sia stata quella contro il Marnate all’andata: c’erano fuori molti giocatori, ho fatto tre cambi per infortuni solo nel primo tempo. Stavamo perdendo ma alla fine abbiamo rimontato ed è arrivata la vittoria 3-1”.
Pronostico per i playoff?
“È una bella lotta. Non c’è una squadra in particolare, anche perché vedo molti team in crisi. Si stanno ribaltando molte situazioni: forse il Gavirate e il Portichetto sono quelli che ci vedo di più”.
Per il prossimo anno invece…
“Non ci saranno problemi perché siamo molto soddisfatti di questa annata con la Varesina. Dobbiamo parlarne e cercare di migliorare qualche aspetto ma penso proprio che ci vedremo l’anno prossimo”.
Si parla spesso dei sogni dei ragazzi. Tu hai qualche obiettivo in carriera?
“Sogno il meglio per i ragazzi. Spero in una carriera importante: devo continuare a migliorarmi e mi auguro di arrivare più in alto possibile, ma ce la posso fare, sono molto determinato”.

Marta Scolaro