Dalla Prima Lettera del “Pres” Antonio Rosati
ai tifosi varesini: “Carissimi, in quel tempo, a
Varese, si viveva una strana atmosfera.”.
Ho voluto metterla in tono umoristico con l'intento,
spero ottenuto, di smorzare ulteriormente
i toni rispetto ad una “polemichetta”, quella
cominciata a Reggio Calabria, che a giudizio
unanime è stata giudicata inopportuna nei
tempi e nei metodi. Il “numeno uno” del Varese
1910 abbozza e tenendo ben saldo fra le
mani il timone dice:
“I tifosi sono, per loro natura, incontentabili.
Tutti, a qualsiasi latitudine, in qualsivoglia
categoria, in ogni disciplina sportiva -commenta
Rosati-, chiedono tanto, spesso di più,
dai loro beniamini e dalle società. Solo che
nel calcio, che per usare una frase usata qualche
miliardo di volte, la dolce “follia collettiva”
del tifo è un pizzico più forte, presente ed
esasperata che negli altri sport. Fatta questa
premessa, oggettivamente inscalfibile, ho
ritenuto un dovere, ma soprattutto un piacere,
scrivere una lettera aperta ai nostri tifosi
avendo, per questo, un solo scopo: ricompattare
le fila, serrare i ranghi e chiamare a raccolta
tutto il nostro popolo in vista del
momento più bello, importante, atteso ed
emozionante della stagione”.
Ricompattare, serrare, chiamare a raccolta:
vocaboli di chiaro stampo militaresco suggellati
dalla frase di De Gaulle -“La gloria si
dà soltanto a coloro che l'hanno sempre
sognata” -, con cui lei chiude la lettera: tutto
molto immaginifico e suggestivo.
“Beh, insieme ci metta anche i termini battaglie,
armatura, pagine di storia, gladiatori
eccetera, eccetera. Del resto mi sembra che
l'epica guerresca ben si adatti al clima delle
partite classicamente senza domani che avvolge
i playoff. Epica che, beninteso, noi vogliamo
e dobbiamo mantenere solo e sempre in
ambito sportivo. Riunire i tifosi in prossimità
della post-season significa soprattutto ragionare
insieme non sull'ultimissimo risultato,
magari poco soddisfacente, ma vedere tutta la
stagione nel suo complesso e, comunque,
accantonare eventuali musi lunghi. So che
alcuni tifosi hanno contestato società e giocatori.
Ci hanno accusato di essere distratti da
voci di mercato e di altre cose, ma io voglio
rincuorare e dare fiducia a tutto l'ambiente
sottolineando che, al contrario, mai come oggi
è fondamentale la coesione per provare a conquistare
un traguardo difficilissimo ma non
impossibile. Quindi, ripeto l'invito già espresso
in modo chiaro nella lettera aperta ai tifosi:
prepariamoci nel migliore dei modi per scrivere,
tutti uniti, un nuovo esaltante capitolo nella
storia di questa gloriosa società che ho l'onore
di presiedere”.
L'aggettivo più gettonato per definire la
vostra stagione è stato “miracoloso”: concorda?
In altre parole: avrebbe firmato per
raggiungere questo traguardo?
“Rispondo in modo lapidario e, poi, spiego. Sì:
ritengo che miracoloso sia un termine adeguato
e, ancora sì, nel luglio 2010 avrei firmato ad
occhi chiusi per un campionato del genere.
Spiego: lei conosce da anni il nostro modo di
ragionare e sa che insieme al terzetto tecnico –
Montemurro, Sogliano e Sannino -, abbiamo
sempre ragionato per step progressivi. Undici
mesi fa eravamo perfettamente consapevoli, e
anche fiduciosi, che la squadra, parlando di
salvezza, allora il massimo obbiettivo identificabile,
avrebbe potuto fare bene. Ma, dalla
permanenza in serie B ai playoff, parlando di
tecnica, ambizioni, sogni, c'era una distanza
grande come il mare che questo fantastico
gruppo ha saputo colmare relazionandosi
molto bene con le realtà tecniche, economiche
e “storiche” del campionato. Durante il viaggio
abbiamo mostrato personalità, carattere e
identità, superando elegantemente, vedi tanti
pareggi e poche sconfitte, gli ostacoli incontrati
sul percorso”.
Non posso credere che lei non abbia nemmeno
un rammarico.
“Infatti ne ho più d'uno perché poi, quando sei
nel gioco, contano i valori veri, non le “stelline”
che ti attribuiscono i giornali e noi, sotto
questo profilo, non solo abbiamo fatto benissimo,
ma possiamo morderci le dita per quei
punti lasciati sui vari campi per ingenuità,
poca esperienza e un pizzico di sfortuna. In
ogni caso adesso ciò che conta sono i playoff e
la possibilità di rimettere tutto in gioco”.
Sente il clima di attesa che si respira in città
e che circonda tutto il clan biancorosso?
“La mia attività professionale mi porta molto
spesso lontano da Varese così, continua Rosati,
non ho il modo, né il tempo per vivere lo
stato d'animo cittadino. Tuttavia, i miei collaboratori
mi tengono sempre aggiornato e mi
riferiscono circa il clima di attesa e la grande
pressione. Sensazioni che dovremo trasformare
in un'onda positiva. Mi piace pensare alla
questione Varese-playoff come ad un alpinista
che adesso si trova ai piedi di quella che appare
una montagna inviolabile. Lo scalatore sa
che sarà durissima, sa che alcuni passaggi
saranno ai limite delle capacità umane, ma sa
pure che dopo essersi preparato con scrupolo,
attenzione e determinazione non può e non
deve avere paura. Deve solo cominciare a salire
verso la vetta.”.
Ritorniamo alle voci di mercato di poco
sopra.
“Primo aspetto da considerare: è del tutto
normale che il Varese ed i suoi componenti,
dopo tre stagioni una più bella dell'altra,
abbiano tutti i riflettori,
compresi quelli del
grande calcio, puntati
addosso. E' giusto, e per
certi versi rappresenta
un punto d'orgoglio per
la società, che personaggi
come Sogliano,
Sannino e diversi giocatori
siano “chiacchierati”.
Anche a lei rispondo
nello stesso modo con
cui mi sono espresso
anche nei giorni scorsi:
riparleremo a tutti, e di tutto, a bocce ferme.
Quello sarà, anzi è da sempre il momento
istituzionale per vedere cosa c'è di vero dentro
le “voci”. Del resto io stesso sono stato,
lo sono tuttora, oggetto di voci di mercato
perché diversi sindaci e personalità politiche
di città importanti mi hanno chiamato per
“comprarmi”, ovvero per invitarmi a considerare
le loro proposte e di conseguenza trasferirmi”.
Questa cosa del “mercato dei presidenti” mi
era sfuggita.
“Diciamo allora che sono stato un precursore
anche in questo, ma i fatti si sono svolti proprio
così e a tutti ho risposto per educazione e
sorriso per simpatia”.
Mister Sannino: sarà più facile tenerlo o
lasciarlo andare via?
“Prenda in considerazione una terza ipotesi:
sarà più facile che Beppe che ci porti all'obbiettivo.
Poi, come ho sempre fatto anche
negli anni scorsi, 48 ore dopo l'ultima partita,
sbollite emozione e tensioni, davanti ad un
buon piatto di pesce sarà il momento giusto
per parlare del futuro. La verità è che ci
rispettiamo troppo per prendere decisioni unilaterali”.
Domanda-tormentone che ho già rivolto ad
altri: non capita, ma se dovesse capitare
cosa farebbe?
“So che Montemurro le ha già detto del terzo
tatuaggio quindi, come
faranno tutti gli altri,
andrò anch'io a bere
l'acqua di Piazza Montegrappa”.
E la famosa salita
Masnago-Sacromonte a
piedi, all'indietro, di
cui si parla da qualche
settimana?
“Quella, al più, la farà
mia moglie che, sorride il
presidente Rosati, deve
rimettersi in forma.”.

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