58-62-70-94-02, una cinquina quasi magica. Armonia e ritmo, intensità e determinazione, bellezza, fascino e candore. Non sono numeri a caso. E’ il marchio del dominio calcistico verdeoro cinque volte campione del mondo di Futebol. Sì, Futebol e non football. Cosi come è bola e non ball. Ogni tocco di palla è un joga bonito, ogni azione una scansione ritmica misurata dal metronomo genetico presente nei piedi dei fuoriclasse brasiliani.
Cinque titoli mondiali paragonabili a cinque produzioni musicali che hanno fatto la storia. Musica e Calcio in simbiosi. Artisti sul terreno di gioco, fuoriclasse con lo strumento. Il mio Brasile è questo, nulla accade per caso e tutto è in connessione. Campionati del Mondo di Calcio del 1958 e 1962, rispettivamente in Svezia ed in Cile. Emergono due fuoriclasse tra gli altri semidei presenti. Manè Garrincha e Pelè, gli alias musicali di Antonio Carlos Jobim e Vinicius De Moraes. Le loro giocate sono perle di rara bellezza, come l’album ORFEU DA CONCEICAO meglio noto come ORFEU NEGRO pubblicato nel 1956 che contiene brani da stupore e meraviglia, come lo fu il goal di Pelè in finale nel ’58 o la straordinaria finta di Garrincha che ipnotizzò il mondo nel 1962. Palleggio e carezza sulla tastiera, finta a sinistra e via a destra, lieve come la splendida canzone SE TODOS FOSSEM IGUAIS A VOCE.
E poi la strenna natalizia, il regalo che Nostro Signore elargì agli umani, la Seleçao del 1970. Incredibili solisti inquadrati in una partitura per orchestra. Piedi come mani. Testa e pensiero. Le migliori stelle del nostro firmamento, i migliori ambasciatori del Futebol-Bossa Nova nel mondo. Non giocavano a Calcio, producevano suoni, componevano musica. Non avrebbe sfigurato in quel crogiuolo di campioni un tale JOAO GILBERTO, chitarrista e cantante, pietra angolare della Bossa Nova, compositore di altri mondi, autore del brano CHEGA DE SAUDADE, la Genesi, la Stele di Rosetta di uno stile armonico che univa il sacro ed il profano, il delicato jazz nord americano con il furore diabolico del samba da rua carioca. Un meticciato euritmico esaltato in campo dal “preto” Jairzinho e dal “branco” Gerson. Nessuno potè resistere alla potenza e morbidezza del Futebol Bailado, del passaggio fatto suono. In seguito, buio per ventiquattro anni. Un lungo tunnel scuro, opprimente, popolato da incubi. Il verde è bile, l’amarelo è scolorito. Nemmeno la musica, regina e fonte di salvezza a prescindere, riesce a trovare gli stimoli giusti.
Finalmente la luce, il 1994, l’uscita, ed il salto nell’iperspazio nel 2002. Una Seleçao di guerrieri, onesti lavoratori del pallone con due fuoriclasse, due percussionisti di livello, Romario e Bebeto. Un Brasile operaio, tutto grinta, aggressività ed energia. La stessa che si ritrova negli album di AIRTO MOREIRA E FLORA PURIM, marito e moglie, percussioni e voce. Dunga e Mauro Silva arginano le escursioni sonore di Flora, Bebeto e Romario traducono in giocate gli assoli di pandeiro di Mestre Airto. E’ la Seleçao del Candomblè, delle magie di Bahia, dei capelli di Yemanja sullo specchio del mare. E’ un Brasile dall’incedere non elegantissimo ma efficace come un PARTIDO ALTO con Marcos Silva alle tastiere. Cross di Bebeto, stacco di batteria di Carlos Bala Gomes, goal di Romario.
Più succulento il mio Brasile del 2002, croce e delizia. Si qualificò a fatica e le speranze non erano molte. Ma una volta ingranata la marcia, accelerò in un crescendo degno dei dischi della NETOBAND con Sua Maestà Jose Neto al timone a dirigere le giocate di Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho, spensierate come il pezzo FOR THE GYPSIES, intense come l’album LUA’S DANCE, scintillante come una performance dal vivo. Calcio e Musica. Non è mai solo un tocco di palla.
Marco Caccianiga