Gautama Buddha diceva “Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre, non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza”.
Quando il raggiungimento dell’obiettivo prefissato fallisce, ci si può arrendere, o si può perseverare, per percorrere altre strade e arrivare comunque, magari attraverso il percorso più complicato, alla meta tanto ambita.
In via Valle Olona, sede storica del Busto 81, quando l’estate scorsa ci si è ritrovati per definire squadra e obiettivi, le idee erano chiare, chiarissime: vincere il campionato ed accedere alla categoria Promozione.
Eppure qualcosa non è andata per il verso giusto, qualcosa non ha funzionato come si pensava, ma non tutto, ed il sogno che inizia con prom e finisce con ozione è divenuto allo stesso modo realtà.
Parlare di stagione altalenante è dire poco: un inizio stentato, poi segnali di ripresa, non troppo convincenti fino al ko con la Besnatese in trasferta. Successivamente le nove vittorie consecutive, che finalmente avevano fatto trovare la quadratura giusta, davano ampie garanzie per un successo finale, ma un nuovo stop contro Olgiate, un periodo non brillantissimo ed infine la brutta sconfitta a marzo, ancora per mano della Besnatese, hanno fatto sì che si ridimensionassero obiettivi e certezze. Non i sogni. Un po’ più lontano, forse sbiadito, ma il sogno promozione era sempre vivo.
“A conti fatti siamo felici ed orgogliosi della stagione che abbiamo fatto ma non possiamo dire che tutto sia stato semplice e lineare – afferma il direttore sportivo Agrelli – è stato un campionante strano, frammentato, altalenante, ma anche quando le cose non venivano non abbiamo mai smesso di crederci”.
E fra i momenti più difficili va annoverato il cambio d’allenatore, una scelta doverosa ma per nulla leggera come conferma lo stesso ds: “In quel momento bisognava ricompattare la squadra, e c’era bisogno di qualcuno che ripartisse un po’ da zero ecco perché abbiamo sollevato dall’incarico Rivolta e chiesto a mister Crucitti di prendere in mano le redini del Busto 81. Non è stata una scelta facile, ma era l’unico modo per dare un segnale forte”.
L’avvento del nuovo mister ha visto un rodaggio non immediato, ma una crescita progressiva che ha poi condotto i biancorossi fino alla vittoria finale.
“I momenti brutti capitano, ne abbiamo vissuti in prima persona, ma il bilancio è positivo: oltre il trionfo ai playoff, abbiamo sconfitto per due volte la Castellanzese, abbiamo portato allo Speroni ben 500 persone, abbiamo riavvicinato alla nostra realtà tanta gente. Ci siamo tolti dalla scarpa diversi sassolini: ad inizio anno qualcuno parlava di giocatori finiti, stanchi, senza stimoli, ma i ragazzi non si sono fatti condizionare, hanno lavorato sodo e dimostrato di essere dei professionisti”, conclude il direttore sportivo, che dedica la vittoria alla società per intero, ai volontari, al Presidente e a tutto il settore giovanile.
E l’arma in più, come detto, è stata proprio Paolo Crucitti (nella foto a destra), tecnico dell’ultima parte di stagione “Uno che rende tutto credibile, che infonde molta sicurezza in tutti, ma quanto parla mamma mia!” chiosa ridendo Agrelli.
“Tornati da Covo ci hanno accolto nel nostro stadio come eroi: i ragazzini hanno interrotto il torneo che stavano disputando, si sono armati di striscioni, e noi siamo entrati con il bus nel nostro campo. E’ stato davvero emozionante – racconta Crucitti – siamo stati ripagati di tutti i sacrifici, abbiamo cancellato i momenti difficili e ci siamo goduti il nostro trionfo”. Eppure ci è voluto del tempo per ricompattare uno spogliatoio che aveva perso la fiducia ed una squadra che non riusciva più ad esprimersi ai suoi livelli. Due mesi intensi di lavoro, verso quel sogno comune che non era ancora svanito. “Li ho fatti lavorare sodo, anche in vista dei playoff che ormai eravamo sicuri di affrontare, ho chiarito il mio punto di vista e mi sono assunto le mie responsabilità, ho parlato con i veterani che hanno risposto presente e siamo andati avanti a testa alta fino alla fine”.
C’è qualcuno che l’ha stupita particolarmente?
“Il plauso va al gruppo, sempre, devo dire però che mi ha impressionato Oldani, per le sue qualità tecniche, ma anche umane. E’ un giocatore duttile, intelligente, un punto fermo. Poi ho rivalutato Raso, che era un po’ calato, ed infine Fumarolo, che non ho certo scoperto io e che è venuto fuori al massimo negli appuntamenti che più contavano”.
In conclusione uno sguardo al futuro: “Sia io che la società abbiamo le idee chiare, e ci stiamo mettendo all’opera per dar forma ad una squadra ancora più competitiva che l’anno prossimo vivrà un campionato di tutto rispetto, vogliamo dar seguito a ciò che abbiamo iniziato insieme”.
Crederci quanto tutto sembrava finito, rialzarsi dopo le cadute, lavorare sodo, sacrificarsi, senza mai abbandonare umiltà e disponibilità. Questi gli ingredienti giusti per risollevarsi e tornare a vincere, in una parola, perseveranza, appunto.
Mariella Lamonica