L’unico compagno di viaggio che non si vorrebbe mai  avere in bicicletta è il maltempo. La notte ha scaricato quantità inverosimili di pioggia, e questo ci faceva  sperare in una mattina più serena. Alberto il “bitu” prega la Madonna del Ghisallo, ma le sue preci non giungono in cielo, e per tutta la giornata la pioggia ci picchietta sui caschi. Il maltempo ci affina i sensi, non bisogna distrarsi e allora corrono via sbiaditi campi di girasole e i pregiati vigneti sui saliscendi della Lorena. La temperatura è calata e  allora bisogna attrezzarsi con mantelline, e si rivedono i vecchi cappellini con visiera che sbucano sotto il casco e attrezzature impermeabile di italica inventiva. Anche un sacchetto del supermercato torna utile.
Il percorso è nervoso e bisogna spezzettare le pedalate. Non ci si può fermare per la pausa pranzo perché ci si raffredda, quindi si smangiucchia al volo. Si “banchetta” con frutta e le barrette sono manna. A tratti sembra di entrare in un girone dantesco. L’ironia ci fa pensare che nella terra dello champagne ci ubriachiamo … d’acqua.
Solo gli ultimi 20 km, dei 150, ci graziano e un timido sole ci fa ben sperare per la tappa di domani. Stasera una passeggiata in riva alla Mosella e una capatina nella cattedrale gotica nella speranza che S. Stefano accolga le nostre orazioni. Domani in terra belga i palmerini varesini rulleranno in una delle capitali del ciclismo epico: Bastogne.