Si è tenuto ieri il primo dei cinque incontri organizzati da Fondazione Milan in collaborazione con Braun (sponsor ufficiale) per la campagna “Shave your style – #rispettailmiostile”, un progetto didattico creato per sensibilizzare nei più giovani gli stili positivi e sconfiggere il bullismo.
Presso l’auditorium Giò Ponti di Assolombarda si sono radunati 450 studenti di alcune scuole superiori del milanese per assistere al dibattito moderato dal giornalista Mediaset Marco Foconi, e che ha coinvolto due testimonial d’eccezione, che del rispetto e della leadership hanno fatto tutta una carriera: Javier Zanetti e Paolo Maldini, storici capitani di Inter e Milan. #rispettailmiostile cartellone
#rispettailmiostile presAd aprire l’incontro ci hanno pensato, però, Rocco Giorgianni, Presidente di Fondazione Milan e Tommaso Papi, brand manager di Braun. “L’idea è nata per lavorare insieme sull’incidenza che ha lo sport nel percorso formativo dei ragazzi, per esaltare le loro potenzialità che spesso sono i primi a nascondere – ha dichiarato Giorgianni – Noi crediamo che tutti abbiano un talento, bisogna credere in se stessi per farlo emergere, “Play for Change” è uno dei nostri motti, e crediamo davvero che tutto ciò sia possibile”.
Dello stesso avviso Tommaso Papi, che ha ribadito perché Braun si è assunta l’onere di collaborare al progetto: “Siamo esperti di stili, ma non soltanto quelli estetici. Rispettare le diversità è fondamentale, anche perché viviamo in società multietniche e il rispetto deve necessariamente essere alla base di tutto. Non a caso per la nostra campagna abbiamo scelto Muntari, Honda, Mexes e De Jong, quattro giocatori di nazionalità diverse, quattro personaggi se vogliamo, perché ognuno ha il proprio stile e non ha paura di mostrarsi per quello che è”.
E dopo il preambolo ecco il momento clou, atteso con impazienza da tutti i presenti: il boato cresce finché non appaiono Paolo Maldini e Javier Zanetti in carne e ossa, ed è, come prevedibile, standing ovation.
Il tennista Bjorn Borg è l’esempio di stile del milanista, l’argentino, invece, colloca nel padre il suo punto di riferimento “Perché faceva un sacco di sacrifici per non far mancare nulla a me e al resto della famiglia”, entrambe concordano, però, che l’educazione stia alla base di tutto.
Per diventare leader si compie un percorso naturale, si fanno tanti errori ma bisogna avere il coraggio di riguardarsi e d’imparare dagli sbagli, solo così si cresce veramente”, confermano all’unisono i due capitani.
#rispettailmiostile dibattitoPoi ancora Paolo: “A 16 anni mi sono ritrovato in una realtà più grande di me, sono stato travolto dalla notorietà e per me che sono un timido viverla non è stato semplice, soprattutto a scuola. Nel tempo ho capito però che essere se stessi ripaga sempre, che bisogna dire le cose in faccia senza paura, ed ho imparato ad apprendere il buono da tutti gli esempi che mi circondavano per costruire il mio esempio ideale, e per diventare quello che sono diventato, senza mai cambiarmi ma cercando di migliorare sempre”. “Il rispetto è qualcosa che va conquistata, capisci di essere rispettato fino in fondo solo quando stai davvero bene in un gruppo”, conclude Zanetti.
E prima delle domande dei ragazzi, ci ha pensato Lisa Cianci, antropologa dell’Università Cattolica di Milano a ribadire il concetto: “Siamo in una società che è piena di problemi, ma per affrontarli bisogna lavorare alla base, lavorare sul rispetto appunto per prevenire poi il bullismo, ad esempio. Auguro ad ognuno di voi di costruirvi passo dopo passo per diventare uomini, di trovare un punto fermo e di applicare tutte le vostre doti come persone stra-ordinarie, che fuoriescano dagli schemi, ma che sappiano percorrere la propria strada esattamente come hanno fatto questi due grandi campioni”.
Infine spazio alle curiosità degli studenti, che in tutta la loro genuinità e senza troppi giri di parole, hanno colpito nel segno i loro beniamini. Di seguito alcune.
Nella vita quotidiana come vivete il rispetto e che rapporto avete con i giovani?
Maldini – “Il segreto sta nel non scindere il calciatore dall’uomo, io sono stato in campo quello che poi sono nella vita, ed anche nella famiglia per me è così. Con i miei figli cerco di parlare tanto perché le difficoltà seppur piccole, si incontrano ogni giorno, e questo vale per tutti: bisogna crederci ed affrontarle a testa alta”.
Zanetti – “Anch’io come Paolo credo che sia opportuno essere sempre se stessi, dentro e fuori dal campo, e quando c’è una difficoltà ciò che fa la differenza è come l’affronti, è condividerla anche in famiglia, aiutare e farsi aiutare”.
#rispettailmiostile dibattito 2Siete stati due grandi campioni eppure le vostre ultime apparizioni con Inter e Milan non sono state idilliache (Zanetti non entrò in campo nel suo ultimo derby, mentre Maldini venne fischiato nella sua ultima volta a SanSiro ndr), come mai? E come le avete vissute?
Zanetti: “Ancora una volta ho rispettato la decisione del mister, anche se non nascondo che avrei voluto giocare, ma per fortuna sono poi entrato in campo nell’ultimissima partita, ed è andata bene così”
Maldini: “Ancora una volta è risaltato di più l’esempio negativo che quello positivo, perché solo una piccola parte era più intenta a fischiarmi che ad applaudirmi. Certo è stata una cosa inaspettata, e penso che quell’episodio abbia delineato una linea marcata tra me e il calcio in quel momento”.
Perché all’estero lo studente/sportivo è visto come un ragazzo da portare avanti in tutta la sua completezza, mentre in Italia vengono quasi “discriminati” o è necessario nascondersi, quasi come se l’idea dello sportivo sia un sogno di serie b?
Maldini e Zanetti: “Abbiamo tanto da imparare dall’estero, dobbiamo ispirarci al modello anglosassone. In Italia i talenti si cerca di nasconderli anziché farli risaltare, e questa è la prima cosa che dobbiamo cambiare”.
Che sensazioni avete provato quando siete stati eletti capitani? Nelle attuali rose c’è un vostro erede?
Maldini: “E’ stato un orgoglio pazzesco ma anche una responsabilità, anche perché dagli anni ’50 c’è sempre un Maldini in rossonero, oggi nelle giovanili milita mio figlio Cristian. Un mio erede comunque lo vedo in De Sciglio, un po’ per ruolo e un po’ per qualità tecniche ed umane. Auguro a lui di vivere la carriera che ho vissuto io”.
Zanetti: “D’un tratto sono diventato il referente, il punto di riferimento della squadra. La fascia mi ha riempito d’orgoglio e mi ha fatto conquistare maggior rispetto da colleghi e compagni. Oggi ci sono tanti giovani nell’Inter che possono far bene”.
E alla fine via di selfie, per stare al passo con i tempi, e per non perdere il proprio stile che anche i social talvolta aiutano a far emergere: la parole d’ordine #rispettailmiostile sottoforma di ashtag,
Nel frattempo la prima tappa di Milano del “Shave your style” è andata, ora all’appello risponderanno Roma, Palermo, Verona e Napoli, e chissà che altri campioni dall’immenso talento e dallo stile impeccabile come Maldini e Zanetti, non si mettano in gioco per segnare un gol importantissimo anche lontano dai campi da calcio.

Mariella Lamonica