Rebecca Perry è al suo primo anno a Busto Arsizio. Americana giramondo classe ’88, la scorsa stagione è stata premiata come migliore giocatrice del campionato tedesco e con la maglia di Dresda ha vinto lo scudetto, il terzo nella storia della società.

riscaldamento di Perry by MedauPer prima cosa: come stai? Quali sono le tue sensazioni?
“Bene, il mio corpo reagisce bene, meglio  di tutto il resto della mia condizione fisica perché gioco poco – sorriso -. La mia gamba e il ginocchio sono migliorati molto ma non hanno ancora raggiunto il 100% di crescita e quindi non sono ancora pronta del tutto fisicamente. Il muscolo non ha ancora le mie dimensioni ottimali e credo che debba crescere ancora di 1 o 2 centimetri”.

Nelle ultime gare abbiamo visto una UYBA molto diversa rispetto a prima: più motivata, più affamata e con maggiore entusiasmo. Cosa è cambiato?
“Dopo la partita contro Scandicci, noi ragazze ci siamo riunite discutendo degli obiettivi  che dovevamo e volevamo raggiungere e di come fare per arrivarci. Inoltre, abbiamo parlato anche con Carlo, il quale è stato molto attento e il meeting è stato redditizio. Credo che da qui sia nata questa inversione di tendenza”.

Qual è secondo te il motivo per cui Parisi non ti schiera come titolare?
“E’ molto difficile per lui perché deve avere tre italiane in campo: per farmi giocare deve anche inserire Pisani come centrale e poi penso Diouf sia molto forte e meriti di giocare. Oltre a questo, il livello di difficoltà di questo campionato è molto alto ed è molto difficile trovare spazio per me”.

In quale ruolo preferisci giocare (per chi non lo sapesse Becky può giocare sia come opposto che come banda)?
“Mi piacciono entrambi, ma credo che opposto sia più facile perché non ha il compito di ricevere”.

Come hai superato l’infortunio? E qual è la persona che è stata più vicino e che ti ha aiutato maggiormente?
“Ho avuto un infortunio alla spalla nel 2012 e perciò quando mi è capitato al ginocchio sapevo a cosa andavo incontro e che ci sarebbe voluto un po’ meno tempo per guarire. Per la spalla ho impiegato 9 mesi per recuperare, per il ginocchio 6. Memore di quell’episodio, non ero così impaurita e sapevo che nel periodo di guarigione non potevo saltare e non potevo allenarmi. Per quanto riguarda la seconda domanda, credo sia mio padre, in quanto è la persona che mi ricordava che non giocavo per soldi o per vincere trofei, ma perché io amo giocare a pallavolo. È anche per questo che posso dire di non essere stata male moralmente perché c’era lui a ricordarmi queste cose”.

primo piano Perry by MedauParliamo dell’Italia: ti piace vivere qui? Cosa ti piace di più, cibo a parte?
“Amo stare qui, specialmente per la pallavolo che si gioca in questo Paese e credo da nessun’altra parte al mondo si possano vivere queste atmosfere, specialmente con migliaia di tifosi qui al palazzetto; sapete, in America il volley non è seguito e si gioca al massimo a livello universitario, non abbiamo un vero campionato. Ho provato a giocare in Corea, in Turchia, in Germania, a Portorico ma davvero nessun posto è come qua; anche in altri Paesi può succedere che venga tanta gente a seguire la partita, ma non esiste un gruppo di tifosi organizzato così numeroso, che tifa tantissimo, che ci segue ad ogni partita, che ti invia messaggi per incoraggiarti ed infine nessun palazzetto è bello come questo.  L’unico posto dove c’è qualcosa di simile a questa atmosfera, ma in maniera molto più ridotta, è Dresda”.

E’ difficile stare in “panchina” in attesa del tuo turno?
“Sì, lo è perché ero abituata a giocare sempre e tutta la partita,  ma nello stesso tempo capisco le regole di questo campionato. Carlo sa che questa stagione non posso giocare regolarmente dopo il mio infortunio e tutto ciò per me è positivo, in quanto non ho alcun tipo di pressione”.

E’ stato più facile imparare il tedesco o l’italiano?
“Certamente l’italiano. A scuola ho studiato lo spagnolo per sei anni in America e le due lingue hanno molte parole in comune, sono simili”.

Cosa ti piace più e cosa ti piace meno di questo campionato?
“La cosa che mi piace di più è l’alto livello perché qualsiasi formazione può metterti in difficoltà e qualsiasi squadra può vincere contro qualsiasi altra; ad esempio, Scandicci ha battuto Modena, noi abbiamo vinto a Novara ecc. La cosa che mi piace meno, ma lo dico perché devo rispondere non perché sia un problema, è che forse cinque anni fa si poteva giocare ancora a più alti livelli e alla pari di Turchia e Russia. Mi auguro che un giorno tutto possa tornare come prima”.

Carli Lloyd e Juliann Faucette sono le due americane che ti hanno preceduto qui a Busto. Pensi di essere in grado di lasciare un ricordo ancora più bello del loro e diventare la miglior giocatrice statunitense della UYBA? Ti ricordo che Carli ha vinto 3 trofei in un anno.
“Credo che sia una situazione totalmente diversa specialmente con Carli che venne qui il primo anno e vinse tutto; è molto difficile replicare ciò che è stato fatto in quella stagione.  Dell’avventura di Faucette  conosco poco ma sarebbe davvero bello vincere ancora tre trofei così potrei andare da Carli e dirle: “Heeeey Carli, ci sono riuscita anche io!” – risata -. Posso garantirvi, comunque, che darò tutta me stessa in ogni momento per cercare di vincere più partite possibili e, chissà, magari anche qualche coppa”.

Perry abbracciata da Diuf by MedauQual era la tua materia preferita a scuola?
“Sicuramente lingue”.

Cosa puoi dirci riguardo al make up? E’ una passione o una mania?
“È sicuramente una passione. È difficile trovare tempo per fare qualcosa al di fuori di questa professione perché gli allenamenti due volte al giorno portano via un sacco di tempo ed è arduo apprendere qualcosa come disegno, fotografia  e così via, anche se ho cominciato ad appassionarmi a quest’ultima. Quindi, mi sono data al trucco e guardo anche un sacco di video su youtube  magari di make up artist per vedere cosa e come fanno”.

I Mamas&Papas cantavano “California dreaming”, una canzone molto conosciuta qua in Italia. Posso supporre che il tuo “Italian dreaming” sia giocare come titolare o devo pensare che vorresti fare la modella per Armani, D&G o qualche altro stilista?
“La prima opzione è il sogno vero, ma la seconda sarebbe davvero fantastica, anche se non ho prettamente un fisico da modella per via della muscolatura”.

Solitamente pubblichi qualsiasi cosa su vari tipi di social network, dai video alle foto ecc. Hai mai pensato di farti assumere da Mark Zuckerberg?
“Ahah no, anche perché ultimamente non uso facebook ma preferisco Instagram e Google+ perché sono più semplici. Quando apro facebook vedo sempre pubblicità, notifiche e richieste e quindi tendo ad utilizzare altri social”.

È più facile capire il tuo ragazzo o il tuo cane?
“Ad ora non ho un ragazzo, perciò il mio cane”.

Perry schiaccia by MedauPerché hai adottato un French Bulldog? Per la tua personalità non era meglio un chihuahua?
“Ahah oh mio Dio no, il chihuahua no. Amo i cani grossi, ma con questo tipo di lavoro non posso averne uno di taglia enorme. Perciò ho voluto un cane forte ma allo stesso tempo che non possa crescere molto così da poterlo portare con me in tutti i miei viaggi, mettendolo nella cuccia sotto i miei piedi in aereo”.

Mercoledì scorso hai giocato bene e hai giocato tutta la partita totalizzando 14 punti. È vero che hai pensato di giocare ancora per Dresda e non per la UYBA?
“Ahahah no, ma è stato interessante giocare nuovamente contro la mia ex squadra e segnare tutti quei punti. È praticamente rimasta la formazione dello scorso anno e conosco tutte le loro caratteristiche. Ad esempio, quando una compagna con cui ero molto legata mi ha murato, non ho potuto far altro che sorridere e farle i complimenti per il muro ben riuscito”.

Sembrerebbe che Parisi ti abbia schierato titolare per confondere i tuoi ex tifosi in modo che potessero tifare per te e non per la loro squadra; lo puoi confermare?
“Ahahahah l’hanno praticamente fatto. Il mio ex allenatore era molto contrariato dal fatto che io abbia cambiato squadra e quando lo speaker del palazzetto ha annunciato: “Con il numero 8, Becky Perry”, tutti i fans tedeschi hanno cominciato ad esultare e fare più rumore del solito e il mister ha portato in aria le braccia in segno di sconforto. Io ero molto felice”.

Cosa pensi quando sei in panchina? Scegli tra queste 3 opzioni:
– Prego il cielo per far si che Carlo mi metta in campo
– Guardo gli Adf  tifare e canto le loro canzoni
– Spero che la partita finisca presto perché devo uscire a cena

“La seconda e la terza – ridendo -. Durante il match e specialmente a cavallo del secondo e del terzo set mangio una barretta proteica perché ho sempre fame”.

 

Manuel Prearo e Michela Guarino
(foto Salvatore Medau)