Si torna a parlare di un centro sportivo di Gallarate, ma non per le gesta sportive che “raccoglie”, quanto per le continue disquisizioni con alcuni abitanti della zona, che già da tempo, si lamentano per l’eccessivo rumore nonchè per i tendoni utilizzati per coprire i campi.
Ad onor di cronaca, non è mai stata una vicenda semplice quella che ha coinvolto il centro sportivo di via Vigorelli a Sciarè, quartiere del gallaratese. Tante controversie fin dalla nascita hanno reso difficile l’utilizzo della struttura e a quanto pare, nemmeno adesso che le cose sembrava filassero lisce, pare essere giunti ad un uso che metta d’accordo tutti.
Facendo un passo indietro: è la metà degli anni duemila quando l’amministrazione comunale allora guidata da Nicola Mucci, opta per la costruzione di un centro sportivo chiuso che possa andare ad implementare il parchetto pubblico della zona di via Olona, situato a ridosso di alcuni condomini. Ben presto l’impianto viene preso di mira dai vandali, che uniti all’incuria data dal non utilizzo, rendono difficile l’assegnazione dello stesso ad un gestore. Nella primavera del 2014 si torna a parlare di questi terreni di gioco, e così l’amministrazione comunale targata Edoardo Guenzani, decide di aprire un bando per la gestione del centro. A settembre l’organizzazione passa sotto la guida di Fabio Trivellato e della sua società “Le Palme”, il quale per 6 anni avrà a carico la completa direzione.
Ed ecco che le attività prendono il via, ma dopo pochissimo tempo giungono le prime contestazioni: innanzitutto il rumore, le urla degli sportivi e di tutti gli appassionati, che assordano eccessivamente la zona e soprattutto gli abitanti che alloggiano nei palazzi intorno ai campi (talvolta con i balconi a pochi metri dai tendoni); poi la presenza di un tendone, o meglio di un pallone pressostatico, che necessita di un compressore funzione continua per essere gonfio. Sono queste le due cause che spingono i cittadini a reclamare.
La prima vicenda, però, non può trovare appoggio in un “regolamento scritto”, visto che al gestore non è mai stato dato un orario di chiusura, e ci si è dunque affidati al buon senso, ma per quanto riguarda invece il tendone, l’amministrazione comunale è intervenuta con dei sopralluoghi fatti dalla Polizia Locale, che ha riscontrato l’irregolarità dello stesso.
Il gestore ovviamente non ci sta e prova a ribattere a tono in merito ad entrambe le questioni. Nel primo caso limitare l’orario di apertura significherebbe dimezzare il guadagno della società, visto che si tratta di attività svolte quasi esclusivamente in orario serale, senza considerare il fatto che non sono mai stati previsti orari di apertura e chiusura. Per quanto riguarda il tendone, invece, Trivellato sostiene che l’installazione dello stesso è avvenuta proprio per limitare la diffusione dei suoni, e che si tratta di una struttura mobile, senza base cementizia, e che non può quindi in alcun modo alterare l’edilizia dell’impianto.
Mentre si attende l’intervento di Arpa, l’agenzia per l’ambiente che deve monitorare il livello di rumore, bisogna prendere atto dell’ordinanza comunale, che ha stabilito in 90 giorni il temine entro cui bisognerà rimuovere il pallone gonfiabile aggiunto. Dal canto suo il gestore ha, invece, 60 giorni per ricorrere al Tar.
Ora la palla passa nuovamente al Comune, che potrebbe anche emettere un’ordinanza in merito agli orari, visto che il buon senso (probabilmente non solo da parte di chi vive la struttura) sembra non essere riuscito a farla da padrona.

Mariella Lamonica