Pina: ciao Gina
Gina: ciao Pina
Pina: tutto bene?
Gina: come il Varese, la Cimberio e la Robur messi insieme.
Pina: oohhh, allora ti va di lusso.
Gina: non è proprio così ma dai, lamentarsi sarebbe un peccato
Pina: hai visto che bella storia?
Gina: quale? E’ un periodo che si vede e si legge di tutto, ma di bello…
Pina: no dai, quella del ranocchio è bella. Roba d’altri tempi, a lieto fine…
Gina: mùcala! Cosa stai dicendo, di che storia parli, chi è stò ranocchio?
Pina: quello della Cimberio, il neo papà venuto dal freddo!
Gina: oh Madona e Signur! Va che il tuo “Ranocchio” si chiama Teemu Rannikko. Tre giorni e tre notti vicino a sua moglie Ilona per accogliere la piccola Lilja Helene.
Pina: ah lo sai! Appena il tempo di prendere in braccio anzi, in mano la sua piccolina e poi via verso Roma per raggiungere i suoi compagni direttamente negli spogliatoi del PalaLottomatica e dare il proprio contributo per la vittoria.
Gina: senti un po’, in una settimana i nostri ragazzi del calcio e del basket hanno sbriciolato tutte quelle stupidaggini delle ore di sonno, della necessaria concentrazione e tante altre belle balle. Il Varese è rimasto al Vela fino a mezzanotte per presenziare alla serata dedicata allo sport per disabili e poi ha vinto a Padova. Il Rannikko scende dall’aereo morto di sonno, salta in campo a Roma e partecipa al trionfo sui padroni di casa. Due vittorie e buonanotte ai suonatori!
Pina: bè ma sono solo casi. E comunque, pensa se invece avessero perso. Vuoi che qualche pistola non avrebbe trovato il modo di rognare?
Gina: stanne certa! Ma comunque, tutto è bene quello che finisce in gloria. Complimentoni alla famiglia Rannikko e buon proseguimento alla Cimberio e ai suoi tifosi, soprattutto quei 12 che hanno fatto in pulmino andata e ritorno Varese-Roma, rimediando, alla loro ripartenza dalla capitale, una sassaiola dai soliti idioti, ignoti solo a chi permette loro di confondersi con gli appassionati di pallacanestro.
Pina: a proposito di basket (non diamo spazio agli idioti), hai sentito anche tu che si sta lavorando per rimettere in sesto la squadra di basket in carrozzina?
Gina: sarebbe la ciliegina sulla torta del momento d’oro dello sport varesino. Una città che mangia pane e basket ed è notoriamente in prima fila nella solidarietà non può non avere una squadra di basket in carrozzina.
Pina: fosse solo quella la mancanza della nostra città…
Gina: “solo quella” un corno! E’ una mancanza che impedisce a tanti ragazzi disabili di praticare uno sport.
Pina: mamma mia oh! Con te a volte si fa proprio fatica a parlare! Per “solo quella”, intendevo dire che oltre alla mancanza della possibilità di giocare a basket, i disabili si ritrovano hanno anche diverse altri vuoti. Hai ragione, ci mancherebbe! Sarebbe un gran cosa.
Gina: mi hanno detto che solo per l’interessamento di Cecco Vescovi, i ragazzi di una volta, fondatori dell’Handicap Varese, hanno ritrovato l’antico entusiasmo e nuovi potenziali giocatori.
Pina: speriamo dai. Per la ripresa dell’attività non penso siano necessarie grandi cifre. Sarebbe già un bel segno vedere la squadra vestita con la stessa maglia della Cimberio, o comunque con la scritta Varese, magari con il logo della Provincia.
Gina: io sono ottimista. Certe cose basta volerle. E qui mi sembra che la volontà non manchi. Una manciata di euro e…si va!
Pina: a proposito del “si va”, m’avevi detto che avresti pedalato alla “Pedala con i Campioni”
Gina: si, prima di vedere il Brinzio in stile Lapponia! L’importante era iscriversi e partecipare alla raccolta fondi organizzata dai nostri corridori. Il resto è bene che lo faccia chi ha un minimo di preparazione ed un bel caschetto in testa.
Pina: mi fai venire in mente le raccomandazioni del mio povero nonno. Quando l’inverno era davvero inverno, mi ripeteva ogni giorno: “succ i pè e quatà la testa!”.
Gina: quando l’inverno era inverno e quando i nonni erano i nonni. Oggi siamo considerati solo dei rompi scatole quando non addirittura un impiccio. Ci vogliono bene solo quando siamo portatori sani di mance o portatori malaticci di eredità
Pina: fermiamoci Gina. Altrimenti finiamo a depressione.
Gina: per carità, Pina! Teniamo duro. Sai cosa diceva il mio di nonno? Quando qualcuno dei suoi coetanei si lamentava per i dolori, lui pronto rispondeva: “l’è mei sta da chi stragiàa che andà de là petenàa!”
Pina: tutto bello ma, dici che tutti i lettori di Varese Sport capiranno cosa stiamo dicendo?
Gina: eh cara mia, oggi se non sai le lingue non sei nessuno, quindi…
Pina: basìn Gina
Gina: basin Pina