Boris Popovic, 37 anni, di origine croata, è allenatore delle giovanili maschili under 16 e 18 a Cassano Magnago e giocatore nella Massima Divisione Nazionale di serie A. Il suo ruolo nella squadra è di organizzatore di gioco, infatti si piazza in campo come centrale. Ha iniziato a giocare all’età di 11 anni in Croazia grazie ai suoi amici che già praticavano questo sport. Ha militato nei campionati giovanili fino a 16 anni, per poi entrare subito a far parte delle rosa della prima squadra dello Spalato.
Da quanto sei in Italia e come sei arrivato?
“Io sono in Italia dal 1996, inizialmente sono andato a giocare a Bologna e ci sono rimasto per molti anni, ben otto. Poi durante un torneo a Cologne, tramite la mia conoscenza con Robert Havlicek e Tomislav Zoldos, che ai tempi giocavano con i bianco amaranto, ho conosciuto Massimo Petazzi che mi ha invitato a fare una prova a Cassano Magnago e così mi sono fermato qui per la stagione 2003/2004. Dopo quell’anno ho girato un po’, sono stato a Modena, Sassari, Bolzano…e molti altri posti per poi ritornare qui a Cassano. Così sono tre anni che sono qui”.
Un ricordo particolare vissuto come giocatore con la tua squadra?
“Beh… Mi viene in mente una delle vittorie più recenti, fresca di emozioni. La partita contro Merano nel girone di andata di quest’anno, vinta all’ultimo secondo con un tiro da porta a porta del nostro portiere Ivan Illic. È stato del tutto inaspettato”.
Da quanto tempo sei anche allenatore e qual è il concetto, l’idea che hai di un allenatore? Quali sono i suoi compiti?
“L’allenatore l’ho fatto già nel primo anno che sono stato a Cassano e poi ho continuato anche nelle altre società in cui sono stato. L’allenatore è prima di tutto un educatore, un insegnante e fratello maggiore, forse in certe occasioni anche un padre. Dal punto di vista strettamente tecnico per me, la prima arma fondamentale dal sviluppare è allenare la difesa, poi prediligere un gioco veloce ed essere concentrati a mente fredda in attacco”.
Chi stimi come giocatore o allenatore nel mondo della pallamano?
“Oggi ci sono tantissimi giocatori bravi di alto livello e ognuno ha qualcosa da insegnare e da ammirare. La stessa cosa vale per gli allenatori. Ognuno, che sia allenatore o giocatore, ha qualche particolarità che lo contraddistingue e da queste bisogna prendere spunto”.
Cos’è per te la pallamano?
“Una sola cosa: passione”.

Federica Scutellà