Dopo la chiacchierata con Vescovi mi resta, forte, una certezza: Cecco è stato, per la Pallacanestro Varese, un ottimo presidente. Uso, volutamente, i tempi al passato prossimo perchè nonostante i ripetuti attestati di stima, nonostante le molteplici aperture di credito, nonostante prestigiose ‘nomination’ (l’ultima, non di poco conto, proprio da queste colonne, è stata di Michele Lo Nero), Cecco mi conferma che non solo non si ricandiderà, ma non accetterà nemmeno forzature sul suo nome. Questa è, dunque, la vera notizia di giornata. Quella con cui, inevitabilmente, schiacciare il tasto “On” dell’intervista.
“Tra poche settimane, come molti sapranno, si riunirà il consiglio di amministrazione della Pallacanestro Varese in cui -anticipa Vescovi-, saranno prese, tra le altre, due importanti decisioni: la presentazione del bilancio e l’elezione del nuovo Presidente della società che, ci tengo a sottolinearlo, non sarò io. Considero infatti concluso il mio percorso nell’incarico e rispettando ciò che avevamo stabilito tre anni fa aggiungo che è giusto tocchi a qualcun altro”.
Quindi, lo slogan ‘Cecco for President’ tanto caro a Michele Lo Nero e altri tuoi ‘grandi elettori’, è perfettamente inutile.
“Appelli e inviti del genere non servono perchè, ripeto, il mio tempo da Presidente è finito, si è esaurito come, in verità, esaurito lo sono anch’io”.
Perché esaurito?
“Perché fare il presidente di un club come Varese, con il suo incredibile e abbastanza sottovalutato carico di responsabilità, è davvero sfibrante. Il lavoro, pur stimolante e coinvolgente, tolte le ore di sonno ti assorbe a ritmo continuo per 16-17 ore al giorno perché le incombenze a cui pensare, i problemi cui fare fronte, sono tantissimi. Per esempio, firmare un bilancio, occuparsi di contratti e seguire diversi gravosi adempimenti non è come bere un bicchier d’acqua. Insieme a questi aspetti bisogna considerare la continua esposizione mediatica cui è sottoposto il presidente di una società di grande storia e tradizione come Varese e la costante pressione esercitata da una città come la nostra nella quale la pallacanestro rappresenta più di una religione: è fede assoluta e intransigente e come tale, spesso, distorce i fatti e offusca la realtà. Così, di volta in volta, e solo in relazione ai risultati, il mio operato è stato esaltato e vilipeso. Applaudito e spernacchiato. Così, di volta in volta, sulla mia persona sono arrivati complimenti e insulti, carezze e schiaffoni verbali. Il tutto all’insegna di una preoccupante mancanza di equilibrio. Una serie di comportamenti che, in diverse occasioni, mi hanno spinto verso una domanda legittima: ‘A chi giova? A che pro, tutto questo sbattersi?’. Mi sembra che gli argomenti per considerare chiusa questa esperienza non manchino”.
Scusami, ma in quello che esprimi vedo solo tanta negatività.
“Quello che esprimo è, purtroppo, solo la decima parte di quello raccolgo, che sento, che avverto. Evidentemente è molto più facile puntare il dito accusatorio, parlare solo delle cose che non funzionano, commentare solo i risultati negativi, sottolineare le cattive scelte. A tutti i ‘professori’, e sono davvero tanti quelli che oggi pontificano, vorrei ricordare che nell’estate del 2010 la Pallacanestro Varese è stata ad un centimetro dalla chiusura e dalla definitiva scomparsa nella geografia del basket nazionale. A tutti quelli che oggi si affanno a dire cosa si dovrebbe fare ricordo che in questi tre anni, nei quali siamo sempre approdati ai playoff, abbiamo raggiunto un’importante continuità di risultati. Infine, agli ‘spiegoni’ del giorno dopo rammento che lo scorso anno abbiamo festeggiato Natale tutti i giorni, ma non è detto che tutte le stagioni funzionino allo stesso modo. Purtroppo…”.
Torno all’argomento ‘Presidente’: e se all’orizzonte non dovesse affacciarsi nessuna candidatura plausibile
“Questa ipotesi ai miei occhi avrebbe un solo significato: vorrebbe dire che la società in questo periodo ha lavorato male e non è stata capace di trovare al suo interno, nella sua cerchia, un personaggio all’altezza del compito. Ma, in tutta sincerità, una situazione del genere non mi sembra possibile”.
Tre anni alle spalle: quali i momenti chiave?
“E’ presto per parlarne e, forse, sarebbe meglio far sedimentare i ricordi e rivedere le cose con maggior calma. Comunque, le cose cui facevo riferimento prima sono, già adesso, quelle significative: aver salvato la società, averle restituito credibilità in campo nazionale ed europeo, averle dato una struttura organizzativa e tecnica di alto livello, aver messo insieme buoni risultati. Certo, sono il primo a riconoscere che abbiamo commesso diversi errori. Che alcune cose si potevano portare avanti in modo diverso. Che alcune scelte non si sono rivelate azzeccate. Ma credo vada riconosciuto che abbiamo sempre lavorato in modo serio e appassionato, con un concetto del ‘Noi’ che ci ha spinto a decidere in gruppo e con l’idea di fare sempre un passo avanti, malgrado risorse talvolta risicate. Oggi Varese è un club solido e tutto ciò mi fa dire: non male, ripensando al punto da cui siamo partiti”.
Posso chiederti un parere sulla vicenda-Vitucci che, vedi la gara contro Avellino, ha segnato il popolo varesino?
“La questione è semplice: a sbagliare sono stati il club irpino e l’agente che si sono proposti in ritardo e piuttosto male nei modi. Da parte sua Vitucci ha semplicemente esercitato un diritto di scelta e professionalmente è stato ineccepibile perché è andato a prendere più soldi in una società che, al momento, ha programmi più ambiziosi dei nostri. Scelta che, nel nostro ambiente, è difficile non condividere”.
I tifosi però non l’hanno condivisa per nulla
“I tifosi ragionano seguendo i movimenti del cuore e sono liberissimi di esprimere il loro dissenso. Sarebbe meglio senza insultare, usando magari ironia pungente”.
Bilanci: prima l’Eurocup con quel -30 rimediato a Valencia che, immagino, ti avrà dato molto fastidio
“No, nessun fastidio. Certo, beccarne 30 non piace a nessuno, ma Varese è una squadra che vuole usare la vetrina di coppa per fare esperienza e tutti siamo consapevoli che questo aspetto può riservare potenti sberle. Poi, a margine, Valencia ha confermato di essere una squadrone con un struttura tecnica e fisica da top-16 anche in Eurolega”.
A proposito di sganassoni: siamo reduci da un altro trentello, quello rimediato a Sassari. Com’è il tuo bilancio per il campionato?
“Il calendario iniziale è stato duro e aver vinto quelle in casa, anche se due erano in campo neutro, ci mantiene in linea di galleggiamento. Però, Ere e compagni devo cancellare in fretta le gare senza spirito, giocate con poco carattere e con occhi inespressivi altrimenti gli avversari, come successo in Spagna e Sardegna, ci mangiano in testa. Quindi -conclude più che speranzoso Cecco-, contro Brindisi aspetto, anzi, tutti aspettiamo una fortissima reazione. Da squadra vera. Da Varese…”.

Massimo Turconi