A 32 anni non è mai semplice rimettersi in gioco. Soprattutto quando alle spalle si ha più di un anno di inattività (o quasi) dovuto ad infortuni gravi e ricadute ancora più fastidiose.
La voglia dei vincenti di rimettersi in gioco però non ha mai fine; e dopo esser “risorto” nei playoff dello scorso anno con la maglia di Cantù, Marko Scekic sentiva la necessità di dire ancora la sua in un palcoscenico importante come quello che offre la Cimberio.
“Certo non è stato semplice passare da Cantù a Varese vista anche la rivalità accesa tra le due squadre -ci racconta sorridendo il lungo serbo classe ’81- Molti dei miei amici sono stati colti di sorpresa alla notizia del mio approdo in biancorosso, ma alla fine mi hanno augurato il meglio. Del resto qua si lavora molto bene; i primi giorni di allenamento sono stati molto pesanti, ma sappiamo di dover dare il massimo per non arrivare impreparati all’inizio della stagione che ci aspetta. Ad ottobre ci tocca giocare contro una mia ex squadra, l’Oldenburg, per riuscire a centrare l’Eurolega. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere questo traguardo con il massimo impegno”.
L’ultimo ricordo che si ha di Scekic è quello di assoluto protagonista nei playoff con Cantù; prima, però, un lungo stop forzato. “Due anni fa ho avuto un infortunio molto grave. Mentre stavo completando la riabilitazione nel corso della preseason della passata stagione, ho avuto un piccolo infortunio che mi ha stoppato per dieci giorni. Questa pausa, seppur relativamente corta, ha completamente annullato i progressi che avevo fatto fino ad allora, costringendomi a rifare tutto da capo. Così è successo praticamente per tutto l’anno, fino a quando sono riuscito ad allenarmi con continuità per i mesi di marzo ed aprile facendomi trovare pronto per i playoff. Il fatto che io ora sia qui ad allenarmi ancora in una grande società che oltre a poter recitare un ruolo da protagonista in campionato mi dà anche l’opportunità di giocare in Europa, mi fa sentire un privilegiato“.
Quindi ora stai bene a tutti gli effetti. “Assolutamente si -dice toccando ferro- e sono convinto di poter giocare bene tutto l’anno. Ho già conosciuto i miei nuovi compagni e mi piacciono molto; si integrano bene tra di loro e con quelle che sono le mie caratteristiche e quelle dei nuovi arrivati. So che non sarà facile ripercorrere le imprese della passata stagione, ma abbiamo il dovere di provarci con tutti noi stessi e con il massimo impegno anche nel corso degli allenamenti”.
Quali sono le tue qualità? “Ho 32 anni e giocatori come me in questo sport vengono definiti ‘veterani’. Questa mia esperienza mi permette di conoscere molto bene la pallacanestro anche solo in quelle che sono le letture di gioco nel corso di una gara; inoltre so individuare le caratteristiche dei miei compagni e mettermi a loro disposizione prendendo da loro le migliori qualità. Non si smette mai di crescere ed imparare nemmeno alla mia età. Un difetto? So di dover ancora raggiungere il 100% della condizione fisica, ma lavorerò sodo affinché ciò accada il più velocemente possibile”.
Qui a Varese il basket ha un’importanza fondamentale: “Ne sono consapevole e le oltre 600 persone presenti al raduno di lunedì ne sono la testimonianza più lampante. Il loro sostegno significa tutto per noi perché sappiamo di non essere soli”.

Marco Gandini