Le polisportive in Europa rappresentano casi di eccellenza agonistica, ma anche di ottima gestione societaria e di relazione indissolubile con il territorio. Come mai Varese, che culturalmente e logisticamente dovrebbe avere nel suo Dna questa forma di aggregazione, non riesce a praticarla?
Come mai, ai tempi di un grande patron come Giovanni Borghi, un centro decisionale individuale era riuscito a portare in città il massimo dei risultati nel calcio, nel basket, nel ciclismo, nel pugilato, mentre oggi le società sono separate e spesso addirittura in competizione tra loro?
Da dove si può partire per fare in modo che tutte le società sportive riescano a coltivare il sogno di arrivare, un giorno, a poter esibire un solo logo e un solo nome quando scendono in campo, senza rinunciare alla loro identità, anzi costruendo un’identità più forte?
Sono queste le domande principali alle quali si cercherà risposta domani alle ore 11:00 presso il Teatro di Varese in Piazza della Repubblica nell’ambito del convegno chiamato “Polisportiva Varese: il MarCom fa crescere lo sport varesino. Una provocazione al mondo dello sport: perché non riproporre a Varese il modello Barcellona?”
Il convegno, organizzato da Gruppo Trenta di Varese all’interno della mostra “Anche uno shampoo merita un’idea” (aperta fino a venerdì 6 dicembre in via Speri della Chiesa Jemoli 3), vedrà la partecipazione di figure di assoluto spessore dello sport varesino, tra cui Michele Lo Nero (presidente del Consorzio “Varese nel cuore”), Enzo Montemurro (Direttore Generale del Varese 1910), Stefano Malerba (Presidente del Rugby Varese) e Davide Quilici (Presidente dell’Hockey Club Varese). Non solo, perché al loro fianco ci saranno anche Stefano Amirante (avvocato, esperto di diritto sportivo), Edo Bulgheroni e molti altri imprenditori con la passione per lo sport.
A condurre il convegno, introdotto da Pasquale Diaferia, i giornalisti Stefano Affolti e Andrea Manetta.

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