Terzo e ultimo capitolo del nostro pagellone. Oggi i voti e i giudizi sono durissimi nei confronti di staff e società. Non poteva essere diversamente vista la disastrosa stagione sotto tutti i punti di vista.
Stefano Bettinelli e staff tecnico 5: alla sua prima esperienza da primo allenatore in Serie B non sindachiamo le sue scelte tecniche, anche se restano i punti interrogativi Petkovic e Tamas. A lungo andare sembra abbia perso la carica che lo ha contraddistinto all’inizio. Forse ha smesso di crederci troppo presto, ci rendiamo conto che reggere le penalizzazioni e le spiacevoli vicende societarie (liti, addii anticipati, vicessitudini interne) non sia stato semplice. Ed evidentemente non è stato facile isolare la squadra da tutto il circondario. Il rendimento della squadra è stato altalenante: in alcune gare in debito d’ossigeno, in altre invece ha corso sino alla fine. La stagione è stata condizionata da tanti infortuni..
Davide Dionigi sv: due partite (Cittadella e Bologna), due batoste, sei schiaffoni, a casa. Tutto nel giro di una settimana. Perché mai quel 3-4-3 tanto affascinante ma così assurdo per il Varese? Visto il poco tempo è difficile dare un voto, ma per quelle due partite è 4.5.
Gabriele Ambrosetti 5: alla sua prima esperienza da direttore sportivo, l’estate scorsa ha puntato sui giovani e la prima metà di campionato gli ha dato in parte ragione (dover fare un mercato senza risorse era impresa titanica). Un ds non ha solo il fondamentale compito di mettere insieme la squadra. Deve essere anche d’esempio e far da guida. L’invadente presenza di Cannella gli ha tolto serenità e il tutto è sfociato in una lite assurda. Il Varese lo ha allontanato, lo spogliatoio però lo ha rivoluto accanto.
Antonio Imborgia 5: i suoi “soci” svizzeri hanno investito quasi 1 milione di euro nel Varese permettendo di evitare altre penalizzazioni, questo va riconosciuto. Ma il suo arrivo come vicepresidente non ha messo ordine e a gennaio la squadra non si è rinforzata (dover fare un mercato di riparazione senza risorse era impresa titanica). Il problema non era la squadra? Va benissimo il cambio d’allenatore, ma poi le scelte vanno portate avanti, invece anche lui ha dato il suo addio, tra l’altro non dando mai le dimissioni.
Giuseppe Cannella 5: è arrivato come consulente di mercato in uscita, ha operato all’inizio, ma poi è andato in disaccordo sia con Bettinelli che con Ambrosetti. Le tensioni sono culminate in una lite fisica. Con Imborgia non ha trovato un punto di incontro, scelta forse pilotata dalla società, al punto che ha dato il suo addio. Mah.
Spartaco Landini sv: è arrivato in sostituzione di Ambrosetti, ma ha intrapreso una lotta diversa tutta sua che l’ha costretto a lasciare la squadra per un periodo. Ha vinto la battaglia tornando accanto alla squadra; a livello tecnico non ha potuto dar molto.
Giuseppe D’Aniello 6: alla sua prima esperienza da direttore generale ha cercato in tutti i modi di far quadrare i conti. Si è esposto con ambiente, giocatori, tifosi. E’ l’unico rimasto sino alla fine e sta cercando di garantire un futuro al Varese e a lui stesso.
Silvio Papini 6: l’ex team manager poi diventato vicepresidente c’è sempre stato non rinunciando mai a metterci la faccia. I suoi compiti sono rimasti quelli di sempre. Ha cercato risorse economiche.
Michele Lo Nero 5: alla sua prima esperienza come amministratore delegato di una squadra di calcio sinceramente non abbiamo ben capito il senso del suo lavoro. Anche perché ha lasciato la carica in corsa dichiarando che era stato programmato così e non ci sembrava. Avevamo capito che, mentre era a libro paga, avrebbe dovuto trovare sostegno economico che il Varese non ha tutt’ora…
Pierpaolo Cassarà sv: ha sborsato i 170mila euro che sono serviti ad evitare un ulteriore penalizzazione quando il Varese poteva ancora sperare e quella cifra irrisoria gli ha garantito la massima carica attraverso la quale si è fatto conoscere con le sue sparate. Il contributo umano a squadra e società è stato pari allo 0.
Nicola Laurenza sv: alla sua seconda esperienza nel mondo del calcio come presidente è riuscito a spezzare i sogni che lui stesso ha creato. Poco polso, poco orecchio. Ci dispiace, ma l’operato da dimenticare. Preferiamo non dare il voto, sarebbe troppo basso.
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Elisa Cascioli