Dopo dieci mesi senza respirare, l’incubo di Vincenzo Melillo è terminato. Ieri l’ex portiere della Pro Patria è stato completamente scagionato da ogni accusa relativa all’inchiesta Dirty Soccer. Nel maggio scorso Melillo era stato inchiodato: la squalifica di tre anni e sei mesi significavano anche la fine della sua carriera. Ieri, però, la rinascita. “Mi sento più sollevato – ci racconta Melillo -, anche se comunque ero sereno anche prima, nonostante la sentenza di primo grado. Non facevo assolutamente parte di tutto ciò ed ero totalmente estraneo ai fatti. Anche se ovviamente un po’ sono andato nel panico, ma finalmente ora giustizia è fatta. Adesso riprenderò da dove ho lasciato”.
Melillo ha passato mesi difficili, iniziati quando l’anno scorso ha aperto la porta di casa sua per venire arrestato “Ho passato 23 giorni in carcere e tre mesi di domiciliari: è dura per chiunque, figuriamoci per un calciatore che è abituato ad essere libero in un campo. È stato un periodo difficilissimo, ma c’è chi mi è stato vicino: la mia famiglia ed il mio avvocato. Sono riuscito a superare tutto e sono più forte e determinato: pronto per ricominciare”.
Qualche mese fa Melillo aveva inviato una lettera alla nostra redazione, in cui si dichiarava totalmente estraneo a qualsiasi vicenda relativa a Dirty Soccer. Uno sfogo che almeno all’inizio non ha portato a nulla, a sentire il portiere: “In realtà la mia lettera ha smosso poco, anche se c’è stato qualcuno che mi ha guardato con occhi diversi. Però contano i fatti, ed io sono stato votato miglior giocatore dell’anno dai tifosi della Pro Patria. Non è una sentenza che fa l’uomo, conta quello che lasci dentro e fuori dal campo. Bisognava solo dare tempo al tempo, poi si sarebbe risolto tutto”.
Adesso ripartirà la seconda vita di Vincenzo Melillo, che a 29 anni si vuole rimettere completamente in gioco. Qualche squadra si è già mostrata interessata a lui, adesso è il momento delle decisioni. Certo non è facile fare i conti con un precedente di una condanna, anche se ora è solo un brutto ricordo. “Sì – conferma -, qualcuno mi ha già chiamato. Sicuramente la macchia della condanna rimane ma devi solo trovare qualcuno che ti dia fiducia. Io penso di essere più forte di prima e fisicamente sto bene. Sono convinto che troverò qualcuno che punterà di nuovo su di me”.
Facendo un passo indietro, però, rimangono i video. Ad esempio quello della partita con la Cremonese, in cui sembra che Melillo accomodi la palla sui piedi del centravanti avversario per un gol facile facile. Una mezza papera che gli stava costando la carriera. “Noi in tribunale abbiamo fatto vedere il tiro al rallentatore – ci spiega -, ed è stato deviato dal difensore, passandogli sotto le gambe. Non è stato facile pararla neanche così, la palla si è spostata all’ultimo. Sono stato sfortunato che questo inconveniente sia capitato proprio contro la Cremonese, ma in quella stessa partita ho fatto altre tre-quattro parate importanti”.
Adesso i condannati in casa Pro Patria per l’inchiesta rimangono due: Ulizio e Gerolino. Possono solo due giocatori – di cui uno in campo la metà del tempo – alterare il risultato di ben tre partite? “Sicuramente da soli – conclude Melillo – non si può truccare una partita, questo è sicuro”. A buon intenditor

Luca Mastrorilli