Iuliano Gallo è arrivato ad un passo dalla realizzazione di un sogno. Il pugile, formatosi nel vivaio dei Panthers a Varese, ha disputato il 10 dicembre a Montichiari un incontro valevole per il titolo italiano dei supergallo (55.3 kg). Il titolo era stato lasciato vacante da Parrinello e se l’è aggiudicato Luca Rigoldi, veneto classe 1993, che già aveva combattuto per la corona contro il precedente campione. Quello tra Gallo e Rigoldi è stato un match spettacolare ed equilibratissimo e si è risolto solo ai punti. Il verdetto non è stato unanime: uno dei tre giudici aveva preferito il pugile della scuola Lauri.

Come è andato l’incontro?
«Sono molto contento della mia prestazione e non penso di potermi rimproverare nulla. Certo, ci sono ancora tanti miglioramenti da fare, ne sono consapevole. Anche il mio maestro e il manager sono stati soddisfatti di come ho combattuto e mi hanno dimostrato il loro appoggio. Tra l’altro fino alla fine dell’incontro ero convinto che il verdetto sarebbe stato dalla mia parte, però si va avanti…».

iuliano galloSi va avanti verso dove?
«Devo rialzarmi immediatamente. Voglio riprendermi e, appena mi si presenta un’altra occasione per il titolo italiano, coglierla. Lo voglio fortemente quel titolo, mi è già stato privato quand’ero dilettante. Oltretutto quasi nello stesso modo: anche lì ci fu un verdetto amaro. Adesso mi è risuccesso e fa male, ma resto intenzionato a prendermelo appena possibile e poi voglio anche andare avanti. Il titolo italiano deve essere un punto di partenza, non di arrivo. Voglio raccogliere i frutti di tutti i sacrifici che ho fatto».

Cosa ha significato arrivare fino alla finale?
«È stato bellissimo, mi sono visto ripassare davanti sei anni di sacrifici: quando è andata bene, quando è andata male, quando ho dovuto dire di no, quando non sono potuto uscire e quando ho tolto del tempo alla famiglia o alla mia ragazza, che comunque in questi sei anni è sempre stata al mio fianco. Ero concentratissimo per l’incontro, sapevo di dover dare tutto me stesso e l’ho fatto».

Come ti sei avvicinato alla boxe? Hai praticato anche altri sport?
«Sì, quando ero ragazzo francamente non pensavo alla carriera da pugile. Ho iniziato a giocare a calcio da piccolo e poi ho proseguito con quell’attività sportiva fino ai 18 anni. Arrivato a quel punto, quasi per gioco, ho cominciato con qualche amico a fare un po’ di guanti in un garage. Fin dalla prima volta che ho indossato i guantoni mi si è acceso dentro un fuoco e perciò ho deciso di intraprendere questa strada, senza ripensamenti».

Come si svolge una tua settimana tipo, tra lavoro e allenamenti?
«Finalmente sono riuscito a trovare un po’ di tranquillità con il lavoro: sono indipendente e riesco a gestire meglio i tempi. Ho un’attività mia, faccio il coach nutrizionale e per cui posso dividermi al meglio tra allenamenti e appuntamenti. Per quanto riguarda la boxe, per tre mattine a settimana sono in palestra per dare una mano al maestro. Facciamo dei corsi in cui si allenano altre persone e io aiuto a gestirli. Per quanto riguarda i miei allenamenti personali, invece, sono in palestra tutte le sere dal lunedì al venerdì».

Filippo Antonelli