L’argomento è di quelli noiosissimi. Ma è anche l’unica chiave di accesso al futuro tigrotto.
In anticipo su quanto previsto (20 giorni rispetto all’anno scorso), i vertici federali hanno infatti integrato la delibera del “fondo perduto” di 250 mila euro per i club richiedenti il ripescaggio con i criteri che ne regoleranno l’applicazione per la stagione 2016/2017.

I requisiti (come da copione) sono gli stessi dell’ultimo lustro. Nello specifico, verrà stilata una classifica di merito che coinvolgerà (alternativamente) le squadre retrocesse dalla Lega Pro e le prime non promosse dalla Serie D con un punteggio che verrà calcolato al 50% sulla classifica dell’ultimo campionato, al 25% sulla tradizione sportiva della città e al restante 25% sulla media spettatori delle ultime 5 stagioni. Dei 6 posti disponibili (per riportare il format a 60 squadre), 4 saranno di competenza della Lega Pro e 2 della Serie D. Salvo (ovviamente) ulteriori defezioni per problemi finanziari e/o infrastrutturali. In sintesi, per mancanza della Licenza Nazionale. Tema sul quale i parametri di accesso hanno subito un robusto giro di vite quanto a rispetto degli impegni economici e stadi a norma.

In più (e anche qui nessuna sorpresa), “le società che hanno subito sanzioni per illecito sportivo e/o per violazione del divieto di scommesse, scontate nelle stagioni 2014/2015 e 2015/2016, saranno in ogni caso escluse dai ripescaggi”. Discorso che (ahinoi) calza a pennello con la Pro Patria i cui 3 punti di penalizzazione gravanti sulla classifica dell’ultimo campionato costituiscono così condizione necessaria e sufficiente a finire fuori dai premi.  

Tutto finito? Non proprio, perché le residue speranze di ripescaggio (o, se vogliamo, di riammissione) sono ancora legate a due possibilità. Per quanto remote.
La prima. Parecchio complicata. Nelle prossime settimane la macchia della responsabilità oggettiva del processo Dirty Soccer verrà derubricata (o meglio, non computata) in virtù di quanto fatto dalla società biancoblu in termini di denuncia e prevenzione. Una sorta di buona condotta, insomma. In questo senso, il riferimento nella circolare al generico “illecito sportivo”, si presta a più interpretazioni. Ma, nel caso, servirebbe un ulteriore pezzo di bravura dell’uomo che sussurrava ai cavilli. Della serie, Di Cintio pensaci tu. Visti i precedenti, meglio non dare nulla per scontato.
La seconda. Oggettivamente improbabile. Da qui all’inizio dei campionati il numero dei posti disponibili non verrà colmato da un numero sufficiente di società ricorrenti. In quel caso, ed in extrema ratio, la FIGC potrebbe vedersi costretta a completare gli organici in deroga ai principi di cui sopra. Ma è difficile. Diciamo pure (quasi) impossibile.
Il piatto è tutto sul tavolo. Non resta che giocarsi le proprie carte.

Giovanni Castiglioni