Valeria Papa è la farfalla che indossa la maglia numero 9. Genovese di nascita, ha iniziato la carriera nella sua città per poi spostarsi in provincia di La Spezia, in quella di Lucca e poi a Bolzano dove è rimasta per tre stagioni e ha vinto da protagonista e capitana la Coppa Italia di A2 nell’annata 2014/15. In estate ha abbracciato con grande entusiasmo il progetto della UYBA.

papa riscaldamento by medauNell’intervista di inizio campionato hai dichiarato che avresti rispettato l’affetto dimostrato dai tifosi sin da subito con il massimo impegno e lavoro. Pensi di esserci riuscita?
“Penso di sì. Nonostante l’infortunio che mi ha tenuta ferma per un mesetto, ho continuato a lavorare e ad essere presente in palestra. Provo tutti i giorni a dare il massimo, a volte ci riesco a volte un po’ meno, ma spero comunque di aver ripagato il calore dei tifosi”.

Hai anche detto che la tua caratteristica principale è quella di essere una gran lavoratrice: che lavoro avresti voluto fare se non avessi giocato a pallavolo?
“Bella domanda! Non lo so ancora cosa vorrò fare da grande”.

Giocando con il tuo cognome mi verrebbe da chiederti: da Papa come ti piace benedire le tue avversarie?
“Con una bella battuta – risata fragorosa -”.

Anche con la tua compagna di squadra Silvia Fondriest abbiamo ironizzato sul fatto che all’inizio fosse difficile capire chi fosse l’una e chi l’altra e lei ci ha raccontato di quando un tifoso a fine partita ti ha detto “belle fast oggi Fondriest” e che tu non l’hai presa molto bene. Cosa ti senti di dire a quel tifoso ora?
“Da Papa lo perdono anche perché lui ci era rimasto molto male. In verità, per me era la prima partita dopo l’infortunio al ginocchio, ero già giù di morale e questo ragazzo mi dice “grande Fondriest”; direi che non è stato il top”.

papa urlo by medauContro Bolzano, tua ex squadra, è arrivata una vittoria anche al ritorno e per la squadra e i tifosi è stata davvero una boccata di ossigeno. Come ti sei sentita anche alla luce del tuo grande contributo?
“Bene, molto bene. Sapevamo che era una partita importante per noi e vincere così per 3-0 nel mio ex palazzetto giocando tutta la partita da titolare, mi ha reso proprio contenta”.

Cosa hai provato ad essere dall’altra parte della rete?
“È stato emozionante. Il desiderio di portare a casa il risultato era enorme e quindi, una volta scesa in campo, mi sono concentrata solo su quell’obiettivo ed è andata alla grande”.

Ti piace il soprannome che ti hanno dato per lo starting six, ovvero “gabbiano ligure” o qualcosa di simile?
“Sinceramente non mi piace”.

In cosa ti senti più vicina alla tua terra? Non dirmi che per caso sei tirchia?
“No, non sono tirchia però rispetto il carattere dei liguri. Al primo impatto possiamo sembrare un po’ chiusi, ma, una volta che ci si conosce veramente, diamo il cuore alle persone a cui vogliamo bene”.

Sei partita dalla prima divisione a Genova nella stagione 2005/2006 e sei arrivata alla massima serie. Come e quanto è cresciuta Valeria (non solo in altezza) in questi dieci anni?
“Tantissimo. Il salto maggiore l’ho spiccato quando sono andata via di casa e ho fatto la mia prima esperienza in B1. In verità anche questi primi mesi a Busto mi hanno fatta sentire una giocatrice diversa e anche una persona diversa”.

Com’è stato l’impatto con Busto?
“’Na figata! Scusa mamma, so che non si dice!”.

E qual è la più grande soddisfazione professionale che ti sei presa?
“Sapere di essere utile anche in ricezione in serie A1 è una gioia immensa a livello professionale”.

papa riscaldamento con effetto by medauA livello personale, invece, qual è stato il tuo best moment?
“Sicuramente quando mi sono laureata nella triennale. Sono andata via di casa al primo anno di università, i miei genitori sono entrambi professori e non sono nel mondo dello sport e mia madre mi ha detto che potevo giocare ma dovevo portare avanti gli studi. Mi sono laureata  in tempo e mia mamma, il giorno della discussione di laurea, si è commossa e mi ha ringraziata per avere mantenuto la promessa. Quello è stato proprio un bel momento”.

Cosa fa Valeria Papa quando non gioca a pallavolo?
“Dormo e studio, anche perché voglio prendere la laurea specialistica in lettere moderne. Mi mancano tre esami”.

Sei stata nella squadra di Bolzano per tre anni. Quanto tempo pensi ci voglia per creare davvero un gruppo, soprattutto un gruppo di donne che è notorio fanno più fatica ad amalgamarsi e ad andare d’accordo?
“Diciamo che spesso non è facile vivere all’interno dello spogliatoio, ma ne parlavo proprio qualche giorno fa con Celeste Poma e da questo punto di vista mi reputo proprio fortunata perché non ho mai avuto grossi problemi con le mie compagne. In generale, ho sempre fatto parte di gruppi splendidi. Bisogna ricordarsi che il singolo è importante, ma, in uno sport di squadra come la pallavolo, è spesso più rilevante aiutare la compagna a fianco”.

Vieni da un infortunio che ti ha tenuta parecchio lontano dal campo. Come ti senti adesso? Quanto ti manca per essere davvero al top?
“Mi sento bene, a parte qualche alto e basso ogni tanto. Direi che devo ritrovare un po’ di continuità nel lavoro fisico soprattutto quello specifico per le gambe, ma come morale sto bene”.

Papa schiaccia by medauSiete reduci da due turni esterni. Cosa vi manca quando non giocate al Palayamamay?
“Il pubblico, ovviamente. Ma tanti tifosi ci seguono sempre anche quando andiamo in trasferta e devo dire che in campo fa molto piacere ascoltare quei cori anche quando non siamo al Palayamamay. Mi fanno sentire un po’ sempre come se giocassi in casa”.

Tutte le giocatrici dicono che a Busto si sta benissimo: per lo staff, per le compagne, per i tifosi. C’è qualcosa invece che non ti piace e che cambieresti?
Vorrei un salotto in casa, voglio un divano. Vivo con Poma, abbiamo le due camere, la cucina e il bagno, ma non la sala e mi manca”.

Valeria Papa ti sei mai immaginata Papa Valeria?
“Sinceramente no – risata fragorosa ”.

Dato il tuo cognome, hai mai saltato l’ora di religione?
“No e sono anche andata a scuola dalle suore”.

Quale è la più grossa sfortuna che ti è capitata da quando sei a Busto, oltre ovviamente ad essere stata inserita nel gruppo dei tiger?
“Essere una guest star dei Bomberos – ride -”.

Ti dà fastidio quando ti dicono che butti giù un punto ad ogni morte di Papa?
“No, e questa cosa è scappata a Fondriest proprio ieri in macchina”.
Cosa hai trovato di positivo a Busto? Scegli tra le seguenti risposte:
–         Bere delle gran birre
–         Andare a cena coi tiger
–         Bere delle gran birre andando a cena coi tiger
“Vengo da Bolzano e lì bevevo tante birre. Ma “pacco” sempre le cene coi tiger e che quindi aggiungerei la risposta D che non è presente nella lista”.

Manuel Prearo e Michela Guarino
(foto Salvatore Medau)