C’è chi dice Pro. Questa settimana più che mai. Ma una promozione in Serie C (attesa, sofferta, agognata e, per giunta, ancora da certificare), val bene una rinuncia. O un impegno da onorare solo a gioia goduta. Perché si fa presto a dire disposti a tutto. Poi però le parole vanno anche tradotte in fatti. Cosa sareste disposti a fare pur di celebrare degnamente il ritorno nel professionismo? Domanda girata ad un campione di tifosi tigrotti di lunga militanza. La selezione di fioretti biancoblu è piuttosto variegata.

In ordine sparso. Per Lele Magni la riconoscenza è tutto. Anche a scapito di qualche vecchia rivalità: “Pago la cena ad un tifoso del Lecco”. Marco Mariani non dimentica le proprie radici: “Io andrò a Bologna e percorrerò il porticato di San Luca che da Porta Saragozza sale all’omonimo Santuario, sul Colle della Guardia. E’ il porticato più lungo del mondo. Il voto classico di noi bolognesi”. Lorenzo Pisani, invece, unisce fede a podismo. Facendo sfoggio di una discreta gamba: “Vado a piedi al Sacro Monte da Marnate”. Per Andrea Fazzari (curatore del Pro Patria Museum), ad imperitura memoria il 6 maggio andrebbe direttamente sotto pelle: “Mi tatuo la data di domenica sul braccio. In contemporanea con quell’ultras di mia figlia Chiara”. Ma non s’era detto rinuncia? Alla materia provvede il Presidente del club Il Tigrotto Simone Lamperti: “Rinuncerei alla birra. Mia abituale compagna di trasferte”. Per quanto? Si vedrà. Andrea Macchi fornisce una chiave di lettura meno tangibile ma più profonda: “Nessun fioretto. Credo che tanta gente che ha messo da parte il resto della propria vita per la Pro Patria meriti, ogni tanto, di vivere giornate così”.

Nel gioco del se fosse, il match di domenica con il Darfo (ore 15, stadio “Speroni”), è un film a cui manca solo il titolo. Quale? Platea di risposte che a 50 anni esatti dal maggio ’68 rimanda l’immaginazione al potere. Ancora (più o meno), gli stessi. Da un Simone Lamperti in piena fase REM: “Tutti insieme per un grande sogno”, ad un Andrea Fazzari che va dritto al punto: “Ora o mai più”, passando per la caustica flemma di Marco Mariani: “che poi, sotto sotto, ce lo meriteremmo anche…”. C’è chi (Alessandro Bianchi), vara la mozione degli affetti: “Avete in mano il nostro cuore: fate voi…”, e chi come Andrea Macchi pensa ad un nuovo inizio: “L’alba della normalità”. Infine Lorenzo Pisani che a metà strada tra il salmo responsoriale e una Lina Wertmüller qualunque, si rivolge direttamente al piano di sopra: “Dio del calcio…una volta ogni tanto guarda da questa parte…”.                        

Se lassù qualcuno ama la Pro Patria, sarebbe anche il caso di battere un colpo.  

Giovanni Castiglioni