E’ da poco ufficiale la fusione tra il Città di Varese ed il Busto 81, accordo con il quale il calcio dei Serie D tornerà nella città ai piedi del Sacro Monte. Un accordo arrivato al termine di una stagione tormentata, interrotta a metà dal Covid-19, e che ha visto la cessione del titolo da parte del Busto 81 proprio al Città di Varese.
Il preparatore della squadra bustocca, Ciro Improta, racconta il proprio contrasto emotivo tra il dispiacere per una stagione trionfale interrotta sul più bello e la felicità per il ritorno del calcio che conta a Varese, a due anni dal fallimento.

Com’è stata l’ultima annata interrotta dalla pandemia?
“E’ stata un’annata complicata e difficile da sopportare. Prima la pandemia e poi la decisione della società di cedere il titolo sono state due situazioni dure da gestire. Se penso a quanto fatto dallo scorso agosto fino a febbraio, rivedo un grande lavoro di squadra sul campo ed in società. Un lavoro reso possibile grazie al lavoro del Mister, quello di un gruppo di ragazzi straordinari e quello di tutto lo staff. La vittoria del campionato ci è stata assegnata visto che al momento dello stop avevamo 5 punti di vantaggio sul Verbano e 6 sulla Varesina e sono convinto che avremmo fatto ottime cose fino al termine della stagione”. 

Cosa ne pensa del ritorno della Serie D a Varese, lei che è stato preparatore atletico della squadra per diverso tempo?
“E’ chiaro che da un lato mi spiace, dopo tutto il lavoro fatto, non poter rientrare con lo stesso gruppo di quest’anno del Busto 81 a giocarci la Serie D. Il nostro presidente non se l’è sentita di andare avanti per motivi personali e rispetto la scelta anche se sono dispiaciuto. D’altro canto, avendo lavorato tanti anni a Varese, se proprio questo titolo andava ceduto a qualcuno sono felice sia stato ceduto a Varese, che è una città ed un piazza che merita di ritornare nel calcio che conta e dove, non lo nego, mi piacerebbe tornare a lavorare. E’ importante per una città come Varese riassaporare per ora la Serie D e poi chissà cos’altro in futuro. La cosa fondamentale e che mi auguro è che dietro ci siano persone affidabili e che tengono veramente a questa squadra e società, per non finire nella stessa situazione nefasta di due anni fa”.

Da preparatore quali pensa possano essere le maggiori difficoltà che si incontrano in una ripresa post lockdown, con atleti fermi da mesi?
“La cosa positiva è che in questo momento i giocatori hanno capito che non si possono presentare alla preparazione senza fare allenamento dopo tutto questo tempo. So che tanti ragazzi che ho avuto al Busto 81 quest’anno e anche di altre squadre si stanno già allenando e questo è importante perché vuol dire che il calciatore è già concentrato sulla stagione che andrà ad iniziare, dimostrando mentalità e professionalità. So che diverse società si sono portate avanti con degli allenamenti facoltativi un paio di volte alla settimana e penso sia la cosa migliore per poter affrontare una preparazione ed evitare infortuni”.

Quali progetti ha per il futuro?
“Essendo un insegnante di scuola media non posso allontanarmi molto da dove abito ed insegno. Come già detto, sarei molto felice di poter ritornare a lavorare al Varese, dove ho lavorato sia nei professionisti che nei dilettanti. Una società blasonata, a cui sono legato e nella quale poter portare avanti un lavoro serio e con basi solide che purtroppo si era interrotto a metà due anni fa quando, prima che si scatenasse tutto il putiferio, a dicembre avevamo vinto la Coppa Italia dilettanti ed eravamo quarti in campionato. Sarebbe bello riprendere quel filo che si è spezzato a metà. Ho avuto diversi contatti ultimamente con altre società ma sono finiti in un nulla di fatto perché il mio obiettivo è quello di tornare a Varese”.

Alessandro Burin

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