E’ strano partire da un epilogo o da ciò che sembra tale, eppure la chiacchierata con Francesca Gambarini inizia proprio da qui, dalla decisione di dire basta a un parquet che ha dato tanto, ma ha tolto altrettanto con i mille sacrifici che ogni atleta fa per arrivare al top. Se poi il destino richiede tre infortuni alle ginocchia, insomma, viene da pensare che qualche credito Francesca lo deve pur avere.
“La scelta di dire basta alla pallacanestro è stata abbastanza condizionata dagli infortuni. Il terzo crociato rotto è stata una vera mazzata anche se oggi posso dire che dopo il secondo infortunio ero abbastanza demotivata – afferma Francesca (sopra in foto Marco Brioschi, ndr)- Quella di smettere era un’idea che mi ronzava per la testa già due anni fa, poi ho provato a vedere se cambiando aria e squadra qualcosa potesse cambiare dentro di me a livello di stimoli. Devo dire che a Carugate avevo ritrovato la voglia, sopratutto con l’adrenalina della partita fino allo scorso dicembre quando mi è crollato il mondo addosso”.

Tra l’altro, per colpa del Covid Francesca non ha ancora effettuato l’intervento che dovrebbe essere riprogrammato a breve così da permetterle di laurearsi in osteopatia entro fine anno.
“Questa è l’alternativa al basket. Lo studio e la carriera professionale mi hanno aiutato tanto in questi periodi e non vedo l’ora di iniziare a lavorare. Ecco diciamo che il mio futuro non lo vedevo da allenatrice”.

Già, perchè ora dobbiamo fare un passo indietro come i gamberi. Infatti, da pochi giorni Francesca ha accettato la proposta della Fraccarolo Pompe Varese che le ha offerto il ruolo di allenatrice della U16 Rosse. E l’amore per la palla a spicchi ha prevalso.
“Diciamo che avevo intenzione di fare il corso preparatori base e, quindi, di cercare qualche squadra che volesse un preparatore, ma anche un osteopata insieme perchè è un ruolo che mi si confa. Avevo anche un’altra offerta da un’altra società della zona per quanto riguarda il minibasket, però. Tramite Smaldone e Mistò è avvenuto il contatto con Matteo Rech che mi ha fatto la sua proposta. Io ho ragionato un po’, ma devo dire che la sfida e la voglia di allenare un gruppo in prima persona seppur Uisp ha prevalso”.

Sul profilo instagram della Pallacanestro Femminile Varese hai dichiarato di voler partire dalle basi tecniche e dai fondamentali, però con un occhio attento al fisico e alla prevenzione.
“Dal lato tecnico ci sarà tanto da lavorare. E’ un gruppo eterogeneo con ragazze che giocano da sempre e altre che hanno appena iniziato. Ci sarà anche da mettere le basi a livello tecnico. Dal punto di vista fisico uscirà la mia deformazione professionale – sorride dicendolo – e la mia esperienza per cui lavoreremo tanto su questi aspetti e ho previsto già una prima parte di attivazione”.

Siamo partiti dalla fine, però, è doveroso chiudere con un flashback di quelli dolci. Quali sono i ricordi più belli della tua carriera?
“Certamente gli anni giovanili in quel di Sesto. Abbiamo vinto tanto ed eravamo un gruppo di vere amiche. Tra le gare certamente scelgo quella della promozione contro Bologna che, tra l’altro, giocai col ginocchio già rotto… Poi non posso non citare il bronzo vinto con la Nazionale agli Europei Under 20. Ci sono tanti altri ricordi, ma una cosa posso affermarla: il mio carattere è venuto fuori anche grazie alla pallacanestro”.

Matteo Gallo

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