Come passa il tempo. Esattamente 10 anni fa (era il 23 maggio 2010), una sua doppietta in rimonta shockava lo “Speroni”. Peccato che la maglia indossata fosse quella dell’allora Pergocrema e che il 2-2 determinato da quei 2 gol (sposato con l’1-1 del ritorno al “Voltini”), certificasse il downgrade tigrotto in Seconda Divisione. Beppe Le Noci (perché è lui l’oggetto del Trivia in questione), mette in moto la DeLorean: “La prima mezzora avevamo preso una bella bambola. Potevamo essere sotto anche più di 2-0. Poi il rigore a fine primo tempo è stata la svolta. Loro si sono spaventati e abbiamo addirittura rischiato di vincere“. Playout graffiti per chi quella volta era dalla parte giusta del risultato. E che in via Cà Bianca ha sempre lasciato il segno.

Sei gol segnati contro la Pro Patria, 4 a Busto in 5 gare. Lo “Speroni” era per te un posto speciale già prima che approdassi in biancoblu?
“La verità? Non ci ho mai fatto caso. Me l’hanno segnalato quando sono arrivato qui. Credo sia solo una coincidenza. Come quella di fare sempre gol contro la Carrarese. Mi succedeva anche a Como. In Toscana non perdono occasione per farmelo notare…”.

Passiamo all’attualità. Pronto a tornare in campo?
“Non mi sono mai fermato. Ma allenarsi è un’altra cosa. Mancano le partitelle, i contrasti, la palla. Non saprei neanche dirti qual è il mio stato di forma. Dopo 3 mesi è come rientrare da un infortunio. Una cosa mai provata. Se poi la domanda riguarda la possibilità di tornare a giocare il campionato, beh, credo che ci siano troppe incognite. Sappiamo ancora poco di questo virus. Trasmissione, pericoli, contagio. Ognuno dice la sua. Con poche certezze. Magari aspettando ancora qualche settimana, verranno ridotte le restrizioni e ammorbiditi i protocolli. Ma la Serie C tra giornate residue e playoff avrebbe bisogno di un paio di mesi. Più la ripresa degli allenamenti. Mi sembra un’ipotesi non praticabile”.     

Insomma, sotto la politica niente?
“Si è solo rinviata la decisione di qualche giorno. Scaricando la responsabilità sul Governo. Visto che nessuno se la vuole prendere. La verità è che di calcio vivono tante famiglie. Ci sono tanti presidenti che fanno sacrifici per tenere in piedi le squadre. Sono tutte cose da tenere in considerazione. Serve una riforma. Per guardare al futuro con un orizzonte diverso”.      

Sei uno dei 7 giocatori sempre in rosa dalla stagione della promozione e dello Scudetto Dilettanti (gli altri sono Colombo, Galli, Ghioldi, Mangano, Molnar e Pedone). Un nucleo storico con quale traguardo nella stagione stoppata a fine febbraio?      
“L’obiettivo è sempre stato la salvezza. Il prima possibile. Se vogliamo porre la permanenza in C a quota 40, non ci mancava molto. Quest’anno il gruppo è cambiato parecchio. Inserendo tanti giovani. Avevamo raggiunto una buona confidenza. Ed eravamo un bel gruppo. Una delle cose che più mi manca in questa pandemia”.     

Con Javorcic hai giocato 9 gare per tutti i 90’ il primo anno, 5 il secondo, nessuna in questa stagione. Un segnale dell’attenta gestione delle punte da parte dello spalatino. L’argomento è caldo. Cosa succederebbe se l’anno prossimo ci fosse un cambio in panchina?     
“Con il mister mi sono sempre trovato benissimo. Molto preparato, un grande professionista. Ma non credo sia corretto legare il mio futuro al suo. In ogni caso, non ho parte in queste scelte”. 

Alla voce data di nascita, la carta di identità recita 22 gennaio 1982. Già individuato il chiodo a cui appendere gli scarpini?  
“Ci ho pensato, ma non è il momento. Ho ancora tanta voglia di giocare e mi sento bene. Certo, qualche ragionamento l’ho fatto. E’ inevitabile. Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio. Anche se con questa crisi è davvero difficile immaginare cosa potrà succedere. Ripeto, qualche anno buono penso di averlo ancora”. 

Tuo (con la Pianese) l’ultimo gol biancoblu prima del lockdown. Tra i tanti (26 in campionato) segnati con la Pro Patria, di quale vorresti il poster?
“Così, a pelle, direi i 2 con la Carrarese (sempre loro) nel 3-1 del gennaio 2019. Sotto la neve, in un contesto particolare, all’inizio di un periodo molto bello per noi. Una domenica davvero speciale. Mi è rimasta dentro. Capita ancora di parlarne tra di noi nello spogliatoio”. 

Torniamo all’argomento d’apertura. Da nemesi a icona dello “Speroni”, è stato difficile? 
“Per niente. In certi casi alcuni tifosi ti fanno pesare la condizione di ex avversario. A Busto non è assolutamente successo. Mi sono trovato subito bene, in un ambiente professionale e di spessore nonostante fossimo ancora in D. Credo di essere apprezzato perché ho sempre dato tutto me stesso. E’ il mio modo di essere. Restare anche l’anno prossimo? Mi piacerebbe. Non è neppure il caso di dirlo. Ma devono ancora succedere tante cose. E dobbiamo prima chiudere questa stagione. Anche se non sappiamo come”.      

Sempre in tema di icone, le tue personali?
“Baggio e Del Piero. Senza alcun dubbio. Li ho sempre ammirati. Davvero bello vederli giocare”. 

A proposito, Le Noci più 10 o 9 mezzo?
“(Ride) Dai, diciamo 10 all’inizio di carriera e 9 e mezzo oggi. Anche se il piacere nel fare qualche assist credo mi sia rimasto”.

Giovanni Castiglioni

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