Il mondo dello sport tutto, ed in particolare quello della pallacanestro, sta pagando un prezzo salatissimo con il nuovo lockdown legato alla seconda ondata di covid-19. Oltre alla pura parte sportiva, che prosegue solo per i professionisti, a pagare dazio di queste chiusure è soprattutto tutto il settore dell’indotto e dei commercianti che vivono di pallacanestro.
A Varese c’è l’esempio di uno dei maggiori negozi conosciuti in Italia per articoli di pallacanestro che è il Triple, attività storica presente da ormai 16 anni e che sta attraversando un momento economico dei più duri mai visti prima a causa di questa pandemia che ha bloccato l’attività sportiva e la conseguente vendita di prodotti ad essa collegati, come spiega Mauro Costantino, titolare del negozio.
Siete aperti in questo momento e cosa sta significando per voi questa seconda ondata?
“Siamo aperti, ma il problema è che quasi nessuno lo sa. La gente ha paura di uscire perchè teme di essere multata. I negozi che potevano rimanere aperti nell’ultimo DPCM erano segnati a pagina 195 dell’allegato 23, ma il tutto non era assolutamente chiaro. Dopo giorni di richieste, abbiamo scoperto che noi potevamo continuare a stare aperti. In pratica, però, non viene nessuno. Il primo sabato di apertura dopo il nuovo Decreto abbiamo venduto solo due articoli, quando invece in un sabato normale facciamo una media di 90-100 scontrini. Il sabato dopo ne abbiano fatti tre e per la prima volta, dopo sedici anni di vita, abbiamo fatto il primo zero a bilancio”.
Tra il primo lockdown e queste nuove chiusure, quale ha pesato di più e come avete reagito nel periodo tra le due ondate?
“La prima ondata era stata una novità per tutti e comunque avevamo gli aiuti dallo Stato che, per quanto minimi, ci avevano dato una mano. Ora niente. In questa seconda ondata noi non rientriamo più tra le aziende che possono ricevere aiuti e per il momento non è stato stanziato nulla. Questo vuol dire che nel primo lockdown avevamo la possibilità di mandare i dipendenti in cassa integrazione e, pur restando chiusi, andavamo avanti con la vendita online. Poi per fortuna, con la ripartenza delle attività sportive abbiamo riaperto il 18 maggio e siamo ripartiti come sempre. Abbiamo cavalcato la corsa ai campetti con scarpe ed accessori e questo è stato importante. Successivamente, con la ripresa delle attività anche in palestra, abbiamo continuato con la nostra solita vita e questo ci ha dato respiro. Questa volta, invece, con lo stop di tutti gli sport siamo rimasti bloccati. Con la categorizzazione in zona rossa è stato ancora peggio ed è diventato come un disastro nucleare. Ad oggi continuiamo a lavorare online ma abbiamo dovuto abbassare di moltissimo i prezzi dei nostri articoli perché anche i competitors hanno fatto così. In questa situazione sono rimasto indignato dal comportamento di un’azienda come Nike, idolatrata ed ammirata in tutto il mondo, che non ha avuto la minima idea o intenzione di dare una mano in questo momento difficile per tutti. Non ha mai bloccato i pagamenti, non ha mai bloccato le spedizioni e non ci è mai venuta incontro. In più sul loro sito mettono le scarpe a prezzi scandalosi, più bassi di quanto le vado a comprare io rivenditore da loro. A differenza di Adidas ed Under Armour che ci sono venute incontro fin da subito, con la prima che fin dal primo giorno dopo il lockdown ci ha dato la possibilità di rientrare con calma da tutta la situazione bloccando pagamenti e spedizioni, Nike non ha fatto nulla di questo e, anzi, durante il lockdown, non avendo i soldi causa incassi zero, ci ha mandato una lettera intimandoci di pagare entro 15 giorni altrimenti ci avrebbero depennato dalla lista dei clienti. Sono indignato da questo”.
Quali strumenti e strategie pensate di adottare per resistere?
“L’unico strumento possibile è l’online, anche se fa fatica pure quello. Magari c’è il cliente che fiuta l’affare, però è complicato in questo periodo, soprattutto se non ci faranno vivere il Natale. Anche perché noi abbiamo 5 negozi ma l’online è uno, quindi gli altri negozi fuori Varese si arrabattano. Ci siamo inventati la consegna a domicilio di abbigliamento e scarpe. Siamo attivi sui social, cerchiamo di mantenere l’interazione con il cliente per soddisfarne le necessità. Addirittura il nostro punto di Legnano si è attivato per portare a casa di ogni cliente che ne facesse richiesta la nostra mascherina in maniera completamente gratuita. Sono investimenti che speriamo ci diano dei vantaggi in futuro. Ovviamente, con lo stop a tutte le attività ed in particolare del basket che potrà ricominciare più tardi, la situazione non è sostenibile così”.
A gennaio, visto il momento, sarete obbligati per legge a fare il consueto periodo di saldi o no?
“Siamo in saldo da un anno quasi. Certo, ci verranno indicate le consuete date di saldi nazionali, però più saldi di quelli che stiamo facendo non posso immaginare. E’ una situazione veramente molto complicata”.
Parlando di pallacanestro ed alleggerendo un po’ i pensieri, voi che siete molto vicini alla Pallacanestro Varese, come valuta questo inizio di stagione e che prospettive vede per questa squadra?
“Non facciamo più parte del Consorzio da 3 anni per motivi economici. Però siamo sempre legati alle vicende della squadra ed anche a tutta la vita del settore giovanile. Quest’anno vedo che siamo un gruppo molto legato alle qualità dei nostri due campioni, Scola e Douglas. Quando loro girano si portano a casa grandi risultati come domenica a Trento. Sono molto felice del ritorno di coach Bulleri come allenatore e penso possa fare davvero bene. In più mi piace molto l’impostazione giovane di quest’anno, con ragazzi come Giovanni De Nicolao e Ruzzier che possono crescere e fare bene. Strautins è un altro che mi piacece molto e che un po’ ci segue, in quanto lui prima era a Reggio Emilia e noi abbiamo aperto un negozio lì, poi si è spostato a Trieste contestualmente con l’apertura del nostro punto vendita, ora è a Varese e speriamo che esploda qui. Per il prosieguo della stagione mi auguro che si possano raggiungere i play off ed una salvezza più che tranquilla, dando quindi forza e risalto a questo progetto giovane che possa in futuro lanciare nuovi campioni del settore giovanile come avvenuto in passato ad esempio con Meneghin”.
Alessandro Burin