L’ennesima sconfitta stagionale della Openjobmetis in questo campionato, divenuta realtà al termine di un tempo supplementare contro Napoli per 89-98, ha aperto in maniera sempre più netta la crisi della squadra biancorossa. Sempre più in fondo in classifica e all’interno di un vortice di negatività che non sembra finire mai, la squadra biancorossa si trova ad affrontare un Natale tra i più complicati degli ultimi anni.

La gara contro Napoli è stata l’ennesima dimostrazione di quanto questa squadra ad oggi sia completamente volubile, non quadrata e senza un’identità chiara e definita per stessa ammissione del proprio allenatore in conferenza stampa post partita. Forse questa è la cosa che più spaventa e fa paura di tutta quanta una situazione che si fa più complicata giornata dopo giornata.

La rimonta di ieri sera evidenzia come il gruppo abbia qualità, altrimenti non sarebbe stata possibile una rimonta sul -19 grazie ad un parziale di 17-3 contro la formazione probabilmente tra le più in forma del campionato, terza in classifica e pronta ad accedere alle prossime Final Eight di Coppa Italia.
Il problema di questa Varese è indubbiamente nella testa e si pensava fosse stato superato con le due vittorie di Trieste e Tortona e, più in generale, in quelle quattro gare quando il covid-19 aveva debilitato la squadra. Invece, dopo la pausa per le Nazionali che si pensava potesse essere solo di giovamento a Varese, i biancorossi sono tornati a vivere quei crolli mentali ed approcci sbagliati che avevano contrassegnato l’inizio di stagione, abbinati ad una confusione totale in fase offensiva e difensiva disarmante.

Del gioco offensivo di Varese, che in estate era stato studiato e concepito con extra pass coinvolgimento totale dei giocatori in campo ed un’altissima intensità e pressione, ad oggi non ha lasciato traccia. Si prova a vivere di continui uno contro cinque che non portano a nulla, affidandosi ad azioni sporadiche. In difesa la situazione si fa ancora più difficile: la squadra aveva trovato una compattezza importante nel momento del bisogno con la zona che aveva unito e compattato tutto il gruppo, ora rimessa nel cassetto a favore di un ritorno a quegli uno contro uno basati sulla supposta maggior fisicità ed atletismo della OJM di quest’anno, ad oggi ancora nulla. Nessuna squadra può giocare 40′ minuti solo a zona, ma questa Varese non può tanto meno portare avanti un’impostazione difensiva basata su sfide face to face che Varese finisce per perdere di continuo.

In tutto ciò suonano ridondanti le parole di coach Vertemati in conferenza stampa post partita, quando ha parlato di una squadra con problemi d’identità e che a dicembre non sa ancora con quale quintetto affrontare i vari momenti della partita. Un’ammissione pesante e che riversa tante responsabilità sullo stesso allenatore, ora al centro della critica feroce dei tifosi sempre più delusi e tristi.
Sei mesi dopo l’inizio del progetto triennale che avrebbe dovuto riportare la Pallacanestro Varese a toccare i lidi più alti del basket italiano, ci si ritrova con le dimissioni di Conti sul tavolo, una squadra senza identità ed un allenatore sempre più in difficoltà che non ha ancora decifrato un gruppo costruito pezzo per pezzo in collaborazione con lo stesso ex GM nel mercato estivo. Il tutto con la prospettiva di un programma, quello di Scola, ambizioso e di lungo respiro, votato alla ripartenza dal basso, in un presente però sempre più buio e del quale è difficile trovare una chiave di volta per non doversi trovare in breve tempo a dover ricostruire davvero tutto da capo di nuovo, un’altra volta, l’ennesima.

Alessandro Burin

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