Le favole esistono. In un calcio divorato dai soldi, dallo sperpero, dallo spreco e dal cannibalismo economico, c’è ancora spazio per realizzare i sogni, e quando ci si sveglia, e ci si rende conto che quel sogno è realtà, allora tutto diventa più bello. È questa la storia, pardon, la favola di Junior Walter Messias, un ragazzo brasiliano classe ’91: dall’inferno al paradiso, dalle stalle alle stelle, un percorso fatto di tanti sacrifici, sudore, passione, determinazione e impegno. Junior Messias è oggi un calciatore del Milan.

La favola Messias comincia da lontano e, metaforicamente parlando, nel suo futuro rossonero c’è anche un po’ di biancorosso, i colori di cui si fa oggi portabandiera Ezio Rossi. La storia la conoscono tutti, perché è stato proprio il tecnico torinese, attuale allenatore del Città di Varese, a scoprire il talento cristallino (all’epoca ancora grezzo) di Messias e a lanciarlo con il Casale nel 2015 (nella foto in basso dall’IG di Ezio Rossi). Ma pochi conoscono l’uomo, il rapporto genuino creatosi con un ragazzo riservato, educato, con la testa sulle spalle, che ha sempre lottato per guadagnarsi ogni singola briciola di quel successo che oggi tutti celebrano. Eccellenza, Serie D, Serie C, Serie B, Serie A… e oggi Milan, il che significa Champions League: un’ascesa vertiginosa, ma al tempo stesso graduale, che nasce proprio da Casale.

Non c’illudiamo certo di conoscere la storia di una persona attraverso le parole di altri, né abbiamo la presunzione di poter dire di aver sviscerato in ogni singolo aspetto il rapporto tra Ezio Rossi e Junior Messias, ma possiamo senz’altro riportare le parole e gli auguri del tecnico nel giorno del grande salto di Messias. “Un campionato vinto“. Un frase semplice, breve ed enfatica che fa già capire tanto, se non tutto; è così che Rossi descrive l’approdo del suo “figlioccio” in una delle più grandi e storiche realtà del calcio italiano. “Cambiare la vita a una persona – continua l’allenatore del Varese – vale più di qualsiasi cosa. Io non ho scoperto il calciatore, ma l’ho convinto a inseguire un sogno in cui non credeva più“.

Le parole dette in quel frangente restano, e devono restare, un segreto tra i due, ma Rossi si lascia comunque andare a qualche dichiarazione: “Ci ho messo quattro mesi per fargli capire che aveva le potenzialità per fare grandi cose. All’epoca, e anche oggi, sono state scritte anche alcune inesattezze perché ha rifiutato il Fossano non per un discorso economico, ma perché non aveva ancora il permesso di soggiorno; sua moglie è brasiliana con passaporto italiano e lui aspettava di avere tutte le carte in regola. Nel frattempo aveva un figlio a cui badare e la squadra di peruviani con cui giocava nel campionato UISP gli dava anche un lavoro che gli consentiva di mantenere la famiglia. Quando sono diventato allenatore del Casale forse è stato lui a credere in me: da lì è stato un periodo di scoperta, perché ovviamente non lo conoscevo a livello umano, ma mi sono bastati tre giorni di proava per tesserarlo subito. Impegno, voglia di allenarsi, determinazione… ho spinto io per dargli uno stipendio di 1500€ al mese perché sapevo che gli serviva per vivere“.

Da lì la consacrazione. 20 gol nella stagione d’esordio e il passaggio intermedio a Chieri prima dell’approdo a Gozzano dove vince la Serie D e conquista la salvezza in Serie C. Poi la storia, come già detto, è nota: il Crotone crede nel ragazzo, lo porta in Serie B e lui ricambia il favore portando i rossoblù in Serie A dove però sfuma il sogno di salvarsi. Ora è il Milan a credere in lui, a portarlo definitivamente tra le stelle. Un segno del destino? Forse, perché la stella, quella del Casale, ce l’ha avuta sulla maglia fin dalla prima esperienza nel calcio italiano.

Troverà spazio nel Milan?Come ho scritto nel mio post su Instagram spiega Rossiogni traguardo raggiunto deve esser uno stimolo per qualcosa di più grande. Lui lo sa bene, sa di non aver raggiunto nulla; ha tanta fame e vuole salire ancora più in alto. San Siro pesa, ma lui ha le spalle sufficientemente larghe per portare quel peso“. A questo punto, prima di congedare il tecnico, la domanda sorge spontanea: c’è qualcuno nel Varese di oggi che può ripetere questa favola?Se confrontiamo le storie – risponde Rossi – Kenneth Mamah ha avuto un percorso simile. Non so dove potrà arrivare, ma so che tutto dipenderà da lui, dal fatto se sarà in grado di portare in partita ciò che vedo in allenamento“.

Per concludere, impossibile non chiedere anche a Rossi se ha sentito Messias in questi giorni: “Un messaggio un paio di volte l’anno ci scappa sempre; a voce credo che ci siamo sentiti solo una volta, ma non è da questo che si giudica un rapporto. Mi ha scritto anche questa mattina e sono davvero fiero di ciò che si è conquistato; anche se non sono uno che elargisce complimenti gratuiti, non posso fare a meno di augurargli il meglio. E ovviamente conclude Rossi -, come gli ho già detto, credo di meritarmi una maglietta e due biglietti per la Champions!“.

Matteo Carraro
(foto in alto fanpage.it)

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