Qualche mese fa vi avevamo parlato del mister del Città di Samarate, Duilio Lucarelli. Durante la settimana, quando non è impegnato sui campi da calcio, il tecnico lavora in ambito sanitario e quindi sta vivendo da vicino questo periodo delicato. Proprio qualche giorno fa ha ricevuto la seconda dose del vaccino anti Covid e per questo abbiamo voluto parlarne con lui e cercare di dare risposte a quegli interrogativi che, almeno una volta, ci siamo fatti tutti.

Partiamo da una domanda che può sembrare scontata: lavori in ambito sanitario e quindi hai dovuto fare il vaccino ma se fossi stato un comune cittadino, che avrebbe potuto scegliere, lo avresti fatto ugualmente?
“Sì, certamente. Ho visto persone meno esposte al virus, come dipendenti o gente che lavora in amministrazione, in una fascia di età compresa tra i 45-50 anni che, anche con le dovute precauzioni, è andata incontro a brutte polmoniti. Non è una passeggiata e ti porti dietro gli strascichi anche a distanza di mesi”.

Dopo la seconda dose, quanto tempo passa affinché una persona diventi immune?
“Dopo 7-10 giorni. Qualche giorno fa ho fatto la seconda iniezione e ho un po’ il braccio arrossato e ho avuto debolezza, ma è normale che sia così, nulla di preoccupante. In casi rari ci possono essere altri tipi di reazione allergica più forte, ma è in qualche caso isolato. La prima iniezione serve, invece, come reazione al sistema immunitario e a qualcuno può portare qualche effetto come febbre”.

Poi l’immunità sarà per sempre o andrà rifatto?
“Sicuramente c’è la copertura di un anno, forse anche un anno e mezzo. Nel caso ci saranno i richiami per ripetere il vaccino e dopo un certo numero di persone vaccinate il virus non trova possibilità di replicarsi e pian piano scompare”.

In molti sono ancora scettici a riguardo, pensi che una mancanza di comunicazione efficace abbia aumentato maggiormente i dubbi?
“Per me lo Stato non è riuscito a fare una campagna informativa efficace, forse anche per il momento che sta vivendo il Governo. Bisogna saper gestire bene anche quello che si trova scritto su Internet e ci sono anche persone con credenze un po’ del periodo del Medioevo e che sono restii a farlo, ma per fortuna è una resistenza isolata. In televisione hanno anticipato che se chi lavora in ambito sanitario non vorrà sottoporsi al vaccino probabilmente non sarà ritenuto idoneo e penso che se fai il medico non esiste che tu non voglia vaccinarti. Ti faccio un esempio concreto: se hai una nonna che è dentro una RSA e sai che c’è un infermiere che non si fa il vaccino e magari trasmette il virus e tua nonna per questo muore, come la prenderesti?”.

Ci sono ritardi con la somministrazione dei vaccini, a tuo avviso si arriverà entro l’anno all’immunità di gregge?
“Sicuramente cercheranno di recuperare le dosi e il ritardo c’è ma credo che entro la fine dell’anno si arriverà ad un 80% di copertura di gregge. Ci sono in corso degli studi, in pratica chi si vaccina raggiunge la soglia anticorpale e non si ammala più, tranne qualche soggetto che, per varie motivazioni, non la raggiunge. In generale, però, una volta fatto il vaccino non ci si ammala ma bisogna valutare se il soggetto può evitare la trasmissione. Il tracciamento dei contagi serve anche a questo. Molto probabilmente non dovrebbe accadere, altrimenti sarebbe problematico, però almeno inizialmente è necessario continuare a portare la mascherina, igienizzarsi le mani e mantenere il distanziamento”.

Dopo il personale sanitario, i lavoratori nelle RSA e i soggetti più fragili, chi saranno le altre categorie che lo riceveranno?
“Prima le forze dell’ordine, poi le persone esposte al pubblico, chi lavora in uffici o amministrazione, probabilmente anche i negozianti”.

Se dovessi dare un messaggio, un tuo parere a riguardo, cosa diresti?
“Indubbiamente nella storia dell’umanità e in ambito sanitario i vaccini sono stati fondamentali e attraverso questi si sono risolte pandemie. Il vaccino è una forma di rispetto verso gli altri. È fondamentale ricordare che alla base ci sono sperimentazioni scientifiche, il resto sono solo credenze”.

Hai parlato appunto di sperimentazioni, in teoria ci vogliono anni per portare a termine la sperimentazione di un vaccino, mentre questo per il Covid è stato fatto in tempi ridotti.
“Dipende dal campione della popolazione e dagli sforzi economici impiegati. Chiaramente, in questo caso, sono stati investiti parecchi sforzi ed è stato preso un campione molto ampio e su questo c’è stata la possibilità di studiare velocemente il vaccino. Ciò che rimane fuori, che va studiato per più tempo, sono gli eventuali effetti collaterali ma si sta parlando di un discorso etico perché ci sono migliaia di persone esposte ad una pandemia e quindi questi studi sulle possibili manifestazioni allergiche si vedranno nel tempo”.

Roberta Sgarriglia

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