La seconda sconfitta in due giorni per la nuova Openjobmetis Varese 2021-2022 targata Adriano Vertemati, arrivata contro la Dinamo Sassari per 82-92 nella sfida di ieri sera dell’Enerxenia Arena, ha lasciato alcune indicazioni decisamente più interessanti rispetto a ciò che si era potuto esaminare dopo la debacle di Cremona di appena 48 ore prima, quando Varese nel secondo tempo si era sciolta come neve al sole, quasi ancora troppo brutta per essere vera.
E’ chiaro che ogni tipo di valutazione in questo momento della stagione è da derubricare alla voca “lavori in corso: cantiere aperto” e non potrebbe essere altrimenti visto che la squadra non ha nemmeno un mese pieno di lavoro nelle gambe, tenuto
conto che è completamente nuova nei suoi interpreti principali, guidati da un coach altrettanto nuovo.
Ci vuole tempo e pazienza, per un gruppo che ha un grosso potenziale ma che si deve amalgamare, trovare la propria identità, con la quale potersela andare a giocare con molte se non tutte le formazioni del campionato.

Ed allora, tornando alla gara di ieri con Sassari, la sensazione del potenziale inespresso di questa squadra diventa ancora più forte, osservando la crescita del gruppo avvenuta in sole 48 ore. In campo, partendo dal punto di vista difensivo, si è vista una Varese totalmente più tonica, in gamba, capace di reggere per 3 quarti il ritmo sardo anche solo rimanendo come impostazione tattica su un 1vs1 che richiede molto sacrificio.
La fisicità di cui è dotata la squadra piano piano sta uscendo, Beane sta salendo di condizione a sola una settimana di lavoro dal suo arrivo, così anche come Egbunu, per due giocatori che nella metà campo biancorossa sono indispensabili per l’equilibrio di squadra.

Ciò che però balza agli occhi più di tutto, è quanto ai biancorossi manchi la fonte d’ispirazione per la manovra offensiva, quel giocatore capace di fare da collegamento tra l’idea tattica di Vertemati, votata ad una ricerca costante di extra pass, circolazione rapida di palla e coinvolgimento di tutti e 5 i giocatori in campo e la sua diretta applicazione, ovvero Trey Kell.
In assenza del play americano e con un De Nicolao molto sottotono, forse la nota più negativa di queste uscite, in cui ci si aspetterebbe una forte imposizione del play azzurro nel ruolo, che non si sta vedendo, che aveva sofferto terribilmente con Poeta e che soffre forse anche peggio contro Logan, la regia, l’interpretazione e il colpo di scena sono tutti interpretati da un unico giocatore, Ale Gentile.

L’azzurro fa il play, difende da guardia, si trova a battagliare in area contro Mekowulu e Bendzius, tira e segna come un’ala piccola, insomma fa quello che vuole quando vuole e come vuole, mettendo a referto 31 punti in 30 minuti e dando l’idea di essere davvero un giocatore di categoria superiore.
Un campione che cerca di guidare una squadra ancora poco inserita nel contesto di gioco in campo, che si appoggia sulle sue ali, ma che lascia intravedere quel potenziale ancora inespresso. Le risposte migliori arrivano ancora una volta da un Jalen Jones che continua a crescere partita dopo partita e facendolo con un’intensità di gioco che per uno fermo da 18 mesi sembra pura utopia.

Detto della crescita di Beane e di Egbunu, che si sa cosa potranno dare quando avranno la condizione migliore, l’altro giocatore atteso al varco è Wilson, l’unico vero giocatore tra i biancorossi in grado di cambiare lo spartito tattico in campo della squadra, con le sue qualità di giocatore prendi e tira dall’arco, uniche nel roster varesino. Con Sassari ha messo in mostra quanto meno una crescita atletica, mettendo molta fisicità nella sfida diretta con Stefano Gentile. Manca ancora la mano in attacco o forse più che altro la confidenza con un contesto, di gioco e di avversari, ancora non suo, ma che devo piano piano iniziare a diventarlo, viste le indubbie qualità puramente tecniche di cui dispone.

Ora ci sono 4 giorni di pausa fino a domenica, quando arriverà la Vanoli a Varese e la Openjobmetis proverà a regalare una gioia al suo pubblico tornato sugli spalti del palazzetto, cercando di lasciare il miglior ricordo possibile di questa Supercoppa in vista del campionato, quando dal 26 settembre, non ci saranno più alibi, ma solo risultati da fare sul campo e servirà di più che il solo Ale Gentile.

Alessandro Burin

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