Ci manca solo il curling!“. Questa, dopo la storica spedizione olimpica di Tokyo2020 che ha visto l’Italia infrangere record su record, è stata una delle battute più in voga lo scorso anno. E, puntualmente, è arrivata anche la medaglia d’oro nel doppio misto alle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 grazie a due autentici fenomeni del curling azzurro (e mondiale) come Stefania Constantini e Amos Mosaner.

Il risalto mediatico e social che la vittoria azzurra ha suscitato è senza precedenti per il curling ma, almeno per gli addetti ai lavori, il successo olimpico era preventivale. “Nell’ambiente si aveva la certezza che l’Italia potesse ottenere un risultato importante – spiega Davide Quilici, presidente del Varese Curling – perché arrivavamo dalla medaglia di bronzo agli Europei e il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi aveva rasentato la perfezione. Chiaro che trovarci oggi a commentare una medaglia d’oro è qualcosa di pazzesco, incredibile ed emozionante. Il momento chiave? L’aver battuto all’ultimo turno della prima fase il Canada. Noi eravamo già qualificati alla semifinale e battere i campioni in carica, che dovevano vincere a tutti i costi, è stato indice di grande maturità: Stefania e Amos hanno giocato con tranquillità e naturalezza arrivando alla fase finale con la consapevolezza di poter fare qualcosa di importante. Così è stato. Si sono ripetuti in semifinale contro gli svedesi e in finale sono stati semplicemente devastanti, in particolar modo Stefania che è stata glaciale”.

Cosa può dare questa vittoria al movimento italiano?
“Ci tengo a sottolineare che non è solo una vittoria per il curling azzurro, ma per tutto lo sport italiano. Venendo a noi, questo successo può dare tanto e aiutare a crescere uno sport che in Italia non è certo considerato di primo piano: nel nostro Paese ci sono solo 500 atleti, di cui una ventina ad alto livello, e ciò evidenzia ancor di più la grandezza di quest’impresa. Il problema principale in Italia è legato agli impianti e l’aver conquistato questa medaglia, considerando che nel 2026 le Olimpiadi si terranno a Cortina, può dare un notevole slancio in tal senso”.

Il primo passo per far crescere il curling nella nostra cultura sportiva riguarda gli impianti dunque?
“Assolutamente sì. Non è un caso che Amos arrivi da Cembra, dove c’è il miglior ghiaccio d’Italia per giocare a curling; in quella zona si sta consolidando un gruppo di atleti davvero in gamba che potranno regalarci non poche soddisfazioni negli anni a venire. Prima di Cembra gli unici due poli italiani di curling erano Pinerolo e Cortina, mentre ora si comincia a prestare maggiore attenzione: basti pensare che a Milano non ci sono campi dedicati e in Lombardia l’unico centro è Bormio dove si giocano tutte le partite di Serie C”.

Per i neofiti, che ghiaccio serve per giocare a curling?
“Il ghiaccio deve essere perfetto e, soprattutto, in piano. Non è un aspetto scontato, perché nei palazzetti le macchine del ghiaccio lo livellano ma finiscono per creare delle irregolarità: per allenarsi va bene così, ma per giocare si può arrivare solo alla Serie C. Questo perché la pista da curling viene bagnata prima della gara con delle goccioline d’acqua, il famoso pebble, per far sì che si formi una “buccia d’arancia” da rimuovere con le scope per far scorrere la stone. Ovviamente molti impianti vengono usati per tutti gli sport sul ghiaccio; a livello amatoriale ci possiamo adattare, ma per far crescere il movimento italiano di curling servono piste apposite”.

A Varese come siamo messi?
“Purtroppo la nuova ristrutturazione del PalaAlbani non prevedrà una pista da curling. Sicuramente poterci allenare a Varese sarebbe per noi un importante passo in avanti e mi sto già adoperando per fare in modo che anche la nostra Città cresca dal punto di vista delle strutture, anche perché potremmo fare molta più promozione. Come ho detto prima, mi auguro che questa medaglia dia una spinta al movimento anche per quanto riguarda la nostra provincia. Negli ultimi giorni siamo stati inondati di richieste di informazione e sto percependo grande interesse”

Com’è andato l’open day dello scorso mese? E quali sono i vostri margini di crescita?
“L’evento organizzato ad Oggiona, su una pista piccolina che è comunque servita al suo scopo, è andato molto bene, al punto che ne organizzeremo un altro fra una quindicina di giorni. Chiaro che noi siamo una realtà piccola, ma vorrei soprattutto riuscire a sviluppare un movimento con radici profonde: il mio obiettivo è quello di avere un settore giovanile completo con le squadre junior U18 e U15. Il primo passo, comunque, consiste nel far avvicinare le persone a questo sport: possono giocare donne e uomini di qualsiasi età, basta lavorare sulla tecnica e sulla concentrazione”.

Obiettivi per l’immediato futuro?
“Il prossimo weekend giocheremo il primo turno di Serie C. Per noi, vista la carenza di strutture, le partite sono il nostro allenamento: non abbiamo ambizioni di vittoria, ma vogliamo solo migliorare. Insieme cresceremo”.

Matteo Carraro
(foto ilmessaggero.it)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui