Non si ferma il nostro viaggio nel mondo dei settori giovanili cestistici del territorio. Questa volta è il turno del Basketball Casorate Sempione, altra realtà fondante del progetto HUB Sempione, che sta crescendo annata dopo annata, concentrando molto delle proprie energie sullo sviluppo e sulla formazione dei giovani cestisti che si allenano in via De Amicis.

Responsabile del Settore Giovanile gialloblu è coach Paolo Remonti, che delinea così i primi mesi di lavoro, in cui il covid ha inciso in maniera determinante nello spezzettare il lavoro in palestra.
Come sono andati, in un’analisi generale, i primi mesi di lavoro?
“Tutto sommato bene. Partirei dall’under 14. Parliamo di un gruppo estremamente eterogeneo, però io per primo e la società dietro, siamo molto contenti di loro. Il gruppo è molto numeroso e nonostante tutte le difficoltà del periodo legate al covid, per noi avere tanti ragazzi è importante. Andiamo da ragazzini un po’ più abili a quelli alle prime armi ma va benissimo. Lavoriamo con gli allenatori per integrare tutti al meglio e diciamo che l’esperimento sta andando abbastanza bene. E’ ancora un gruppo di stampo ricreativo più che formativo, anche se la ricreazione passa sempre da una formazione cestistica. Il campionato ci serve per avere una verifica e l’appuntamento settimanale agonistico ufficiale che è fondamentale in un processo di crescita”.

Andando sugli altri gruppi, parlando di under 15 cosa mi può dire?
“Gli under 15 sono un gruppo molto più formativo rispetto ai 14. Loro l’anno scorso hanno lavorato con me fino a che è stato possibile, quest’anno sono sotto la guida di coach Roberto Salvi stanno continuando il loro percorso di crescita. Il lavoro passa sempre dai fondamentali per poi arrivare alle letture di gioco, entrando sempre più nel merito di una tattica difensiva importante, soprattutto nell’1vs1. I ragazzi stanno reagendo bene, siamo andati a fare un bel torneo con cui abbiamo riportato un po’ di normalità a questi giocatori e che li ha aiutati sia dal punto di vista personale che sportivo. Fare tornei lontano da casa serve per la crescita umana dei ragazzi che si iniziano a svezzare, devono crearsi una propria piccola autonomia ed imparare a convivere nel contesto sociale in cui vengono inseriti per quei pochi giorni. Devo dire che tutti ci hanno dato una risposta super e siamo molto felici di questo”.

L’ultimo gruppo, che lei allena in prima persona tra l’altro, è l’under 19..
“Sì. Parliamo di un gruppo partito con aspettative abbastanza alte, tanto più che avevamo tentato anche di fare il girone Gold ma non ci hanno accettato e devo dire meno male. Questo perché è una squadra che si divide tra Promozione, C Silver ed under 19 e riuscire a costruire un’amalgama di squadra ed un’identità precisa non è facile. E’ chiaro però che queste esperienze nei campionati senior sono fondamentali per la crescita dei ragazzi e vanno sfruttate al massimo. Avere l’opportunità di giocare in una squadra senior quando sei in età under 19 non è da tutti, anzi. Diciamo che comunque abbiamo trovato la nostra quadra, non abbiamo mai buttato via allenamenti anche in sotto numero. Per quanto riguarda il campionato abbiamo alternato prestazioni meno belle a migliori, con difficoltà soprattutto nell’efficacia delle collaborazioni difensive. In queste settimane stiamo ripartendo dall’entusiasmo e dalla voglia di divertirsi in campo dei ragazzi e le cose stanno migliorando. Abbiamo due o tre partite determinanti per passare alla seconda fase che non vogliamo sbagliare”.

Rimanendo sull’under 19, l’esperimento di far vivere a questi ragazzi l’esperienza senior sta dando i suoi frutti?
“Devo dire la verità, all’inizio si. Adesso invece stiamo facendo una riflessione legata soprattutto all’atteggiamento di questi ragazzi rispetto alla vita da senior. Ci accorgiamo che si sta spegnendo il sogno di diventare un giocatore importante e l’opportunità di giocare in una prima squadra non viene più visto come una volta, quando era comunque un traguardo molto importante. Non è che con questo dico che lavorano male nel contesto senior anzi, però abbiamo riscontrato un cattivo modo, a volte, di approcciarsi a questa realtà e dispiace, perché invece è una grande opportunità quella che offriamo a questi ragazzi. Li vorremmo vedere ancora con quell’ardore accesso che non sia altalenate”.

In ultimo le chiedo un passaggio sulla C Silver, dove siete partiti bene prima che il covid si mettesse di mezzo e cambiasse i piani, corretto?
“Non voglio trovare scuse. A dire la verità siamo partiti malissimo perdendo la prima partita di campionato di 30 punti contro Marnate ma non eravamo pronti e mi assumo la responsabilità di questo. Da lì però ci siamo prefissati di arrivare a giocare la gara di ritorno con loro senza perdere più partite e ce l’avevamo quasi fatta, vincendone 5 a fila prima di perdere contro Castronno. Abbiamo avuto qualche infortunio ma siamo riusciti a reagire bene. La partita con Marnate di ritorno purtroppo poi ha dimostrato quanto loro siano più avanti di noi. Infine è arrivato il covid che ci ha tolto due giocatori del quintetto, ritmo di lavoro, intensità, routine e da lì abbiamo iniziato a faticare. Abbiamo provato a vivere da virtuosi il momento fino a 5 minuti dalla fine della partita con Daverio, dove poi abbiamo iniziato a sentire pesantemente la situazione, non solo a livello fisico quanto mentale. Abbiamo perso coesione e solidità di gruppo che ci veniva molto bene finché vincevamo. Ad oggi facciamo fatica ad essere squadra a maggior ragione nei momenti di difficoltà, da cui non riusciamo a rialzarci, perdiamo unità e questo condiziona poi i risultati”.

Alessandro Burin

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