La Pallacanestro Varese si lecca le ferite, poche, dopo il derby perso con grande onore contro Milano in una situazione di assoluta emergenza sotto le plance con Reyes e Owens out. Il primo sicuramente non ci sarà nella gara del 2 gennaio contro Tortona, mentre il secondo lavorerà in maniera graduale questa settimana per recuperare dal fastidio all’adduttore che lo hai tenuto seduto in panchina 40′ al Forum.

In tutto questo però, Varese deve conquistare almeno una vittoria nelle prossime tre partite contro i piemontesi, Brindisi o Napoli, per accedere alle prossime Final Eight di Coppa Italia, tagliando così il primo traguardo stagione e per riuscirci è indubbio che abbia bisogno di prestazioni al top da parte di tutto il gruppo.

Gruppo di cui, ovviamente, fa parte Giovanni De Nicolao, che non sta passando uno dei migliori momenti della sua avventura varesina. Il playmaker biancorosso nelle ultime due gare contro Trieste e Milano ha infatti visto il proprio minutaggio crollare verticosamente, fermandosi a poco più di 10/11 minuti d’utilizzo, superato da Matteo Librizzi nel novero delle rotazioni.

Una situazione non facile per Giovanni che non sta riuscendo ad esprimersi al meglio in un contesto di gioco nel quale invece, all’inizio della stagione, sembrava potesse integrarsi a meraviglia: vuoi per avere già conosciuto un basket di questo tipo negli anni dell’Università in America, vuoi perché ritmi alti, intensità e possessi veloci sono il pane di un De Nicolao che però non riesce a trovare lo spazio che vorrebbe.

Eppure le premesse di inizio anno erano differenti, con la società che, pur non rinnovandogli il contratto, aveva promesso a Giovanni un ruolo importante nella squadra ed effettivamente fino alla gara con Trieste così è stato: 18,6 minuti di media nelle prime dieci uscite stagionali che avevano messo De Nik fortemente al centro della squadra, pur con numeri statistici non certo esaltanti; 4.3 punti, 2.4 rimbalzi e 1.9 assist di media fino ad oggi.

Le prestazioni del 10 biancorosso però sono sempre andate ben al di là delle statistiche per la sua capacità ottimale di gestire la palla, di difendere con aggressività forse solo come Markel Brown in questo gruppo e di spendersi al massimo anche in situazioni di miss match complicate, oltre che essere abilissimo nel gioco pick’n’roll, scelta primaria ad inizio stagione e che ora si sta vedendo con molta meno frequenza nella manovra offensiva biancorossa.

Qualità che, in una Pallacanestro Varese che ad inizio anno si mostrava molto più votata al sacrificio difensivo venivano esaltate e che adesso, con il lavoro in fase difensiva assolutamente da registrare, si vedono molto meno. Anche se è giusto ricordare che contro Trieste, pur con un utilizzo centellinato, il 10 biancorosso aveva fornito una prova super, permettendo a Varese di tenere Trieste ferma a quota 59 punti segnati in tre quarti, prima del crollo vertigionoso dell’ultimo periodo, coinciso anche con il suo non utilizzo nel quarto da parte di Brase, con Bartley e Davis abili a banchettare nella metà campo biancorossa.

Proprio qui però, arriviamo al bandolo della matassa. Un giocatore con pochi punti nelle mani come lui, in un contesto di gioco che vive con la filosfia del “farne uno in più degli avversari”, non sta più brillando tanto agli occhi di coach Matt Brase, anche per il continuo paragone con un giocatore decisamente diverso da lui come Colbey Ross.

Se quindi da un lato probabilmente il contesto di gioco attuale non lo aiuta, dall’altro è chiaro che De Nik deve necessariamente alzare i numeri delle proprie giocate per tornare a coprire un ruolo centrale nello spartito tattico di Brase. Un compito, una missione, che può solo che esaltare Giovanni, leader in campo e fuori della Pallacanestro Varese che già lo scorso anno, dopo una prima parte di stagione non al top, era stato il faro della salvezza varesina targata Roijakkers e che quest’anno non vuole perdersi l’occasione di recitare un ruolo da protagonista in un’annata sicuramente esalatante per tutta la gente di Varese.

Alessandro Burin

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