Un annata deludente, ma conclusa in crescendo, non ha demotivato il DS della Malnatese Davide Aimetti: il dirigente bianconero ha infatti preso le redini della situazione, con il presidente Bernasconi, per riportare la società in zone alte della classifica di Seconda Categoria. Un progetto giovane ed ambizioso, che potrebbe confermare quanto di buono già messo in mostra con la Juniores la scorsa stagione.

Avete scelto un nuovo percorso a partire da quest’anno ma, di quello passato, cosa salveresti?
“L’appartenenza che abbiamo dimostrato di avere negli ultimi due mesi: i ragazzi, dopo la sconfitta con l’Eagles, hanno capito di doversi impegnare di più. Questo attaccamento alla causa ci ha permesso di fare la differenza nell’ultimo periodo, anche grazie ai giovani che erano subentrati in prima squadra che sono stati messi in un ambiente positivo in cui crescere”.

In questa stagione, ancor più che nella scorsa, volete puntare sui giovani: cosa pensi che possano portare alla squadra?
“La scelta di puntare sui giovani è dettata da una presa di posizione: i veterani della squadra erano convinti che il miracolo della salvezza fosse stato grazie a loro, ma noi dovevamo ripartire da basi solide con cui costruire campionati tranquilli sul lungo periodo. Non si può costruire su un miracolo e a maggior ragione, per poter ambire a buoni risultati, bisognava ricostruire. Non ho confermato il blocco perché loro non hanno capito le motivazioni che hanno portato a questa scelta: sono voluti andare via. Io voglio persone che in campo rispecchino i valori e le idee della Malnatese e i veterani non hanno sposato questi concetti, in quanto non si sentivano in dovere di essere messi in discussione. Abbiamo un ottimo gruppo, mancano solamente due innesti e c’è molto entusiamo”.

Quanto tempo servirà ai giocatori nuovi per adeguarsi alla categoria?
“Non penso che avremo questo problema: i ragazzi sono già stati monitorati ed introdotti alla categoria e con il loro animo sbarazzino, non hanno di certo paura di affrontare la sfida. Mi sento di consigliare questa mentalità a tutte le squadre, perché non bisogna dar modo di dettare legge a giocatori che non sono attaccati alla maglia”.

Quanto sarà importante la figura di Pisaniello nella crescita di questi giovani, considerando che li conosce bene?
“La differenza rispetto agli altri allenatori della Juniores è stata la capacità che ha avuto di portare entusiasmo e voglia di giocare a calcio. Ci si divertiva vincendo e questo ha fatto arrivare nuovi giocatori e tornare altri, anche agli allenamenti: in questa situazione, dove ci sono pochi soldi, possiamo solo dare ai ragazzi uno svago ed il divertimento. Ciò che ho appena detto è dimostrato dal fatto che i due nuovi ragazzi dalla Valceresio hanno rinunciato alla regionale per venire da noi. Voglio far diventare la Malnatese un punto d’aggregazione, esattamente come quando io giocavo ancora: ci deve essere voglia di stare insieme, anche fuori dal campo e con la dirigenza inclusa. Ovviamente tutto questo progetto è stato possibile grazie al presidente: è entusiasta delle idee che stiamo portando avanti”.

Quali saranno gli obiettivi che consideri abbordabili e quali quelli troppo ambiziosi?
“Farà tutto la mentalità: con questa squadra credo di poter arrivare nelle zone alte della classifica, ma c’è bisogno di crederci assieme. Lo scorso anno c’era troppo pessimismo nell’ambiente della Malnatese, ma mettere in campo una squadra che era senza spirito di sacrificio non è stato semplice. Noi ripartiamo dall’entusiasmo dei giovani e non vogliamo porci limiti: la stessa cosa vale anche per il mister. Mi è spiaciuto mandare via la vecchia guardia, ma non hanno creduto nel progetto: Paffumi, Fante ed i pochi rimasti saranno le pietre angolari di questa formazione”.

Che tipo di campionato ti aspetti di vedere?
“Penso che sarà molto equilibrato e che vincerà chi lavorerà di più e meglio, non chi avrà a disposizione i campioni. Ho visto tanto entusiasmo, anche sul mercato, da parte delle ripescate, mentre quelle più blasonate sembrano aver capito che spendere tanto sul mercato senza far crescere i giovani non funziona più. Adesso, con questa linea green che avanza, i giocatori di 27 anni si sentono già finiti e sinceramente credo che questo aiuterà ad avere un campionato quasi pari livello, ma costante nel tempo”.

Con la possibilità del ritorno di un girone a 16 o 18 squadre quali pensi possano essere i pro ed i contro?
“Onestamente mi sembra assurdo che una squadra che si trova al confine con altre province vada a giocare in un altro campionato. Sarebbe sicuramente successo con il campionato a 14 squadre, ma se dovesse arrivare quello a 18 ci toglieremmo tanti problemi logistici. Io personalmente sono favorevole, perché faccio questo lavoro per confrontarmi con persone che conosco e vedere chi ha costruito meglio la squadra: andare in un altro girone non avrebbe lo stesso gusto”.

Andrea Vincenzi

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