Mentre ci si avvicina ai primi veri caldi estivi, a Varese si guarda con nostalgia e speranza alla struttura del Palaghiaccio di via Albani: l’impianto, uno dei cuori pulsanti dell’attività sportiva varesina, è “ai box” da quasi due anni e alla città manca la sua atmosfera unica.

La luce in fondo al tunnel, però, si fa sempre più intensa perché ormai ci siamo, e il conto alla rovescia è iniziato: a settembre la città di Varese potrà tornare a vivere il PalAlbani in tutto il suo splendore. I lavori di riqualificazione, portati avanti da AEVV Impianti (società monzese del gruppo Acsm-Agam) in sinergia con la Progetto Nuoto (società dilettantistica che si occuperà della gestione della parte nuoto), procedono secondo i tempi previsti e a confermarlo è Matteo Cesarini, presidente della Varese Killer Bees.

“La tabella di marcia è stata rispettata – spiega Cesarini – nonostante tutte le complicazioni relative agli approvvigionamenti delle materie prime. Per quel che riguarda la parte ghiaccio, quella di mia competenza, siamo davvero a buon punto: la piastra è stata gettata da più di un mese, il che ci consentirà a breve di posizionare le balaustre, i seggiolini, le luci e tutto il resto dell’impiantistica. Poi dovremo aspettare i passaggi autorizzativi, rispettare i protocolli e i collaudi, ma per settembre vogliamo partire”.

Cosa significa per Varese tornare ad avere il suo impianto?
“Ti rispondo facendone una questione di aggregazione: per me e per tante altre persone il Palaghiaccio è stato quel luogo dove si sono create compagnie e nuove amicizie, un centro di ritrovo per gente di Varese e provincia. Solo da questo punto di vista ripartire vuol dire davvero tanto, ma sarà importantissimo anche a livello sportivo: non solo accoglieremo tutte le società di Varese per lasciarci alle spalle il Covid, ma soprattutto riprenderemo con la formazione dei giovani per avvicinarli al mondo del pattinaggio. Tra Covid e Palaghiaccio chiuso, inevitabilmente, i numeri dei ragazzi di Varese che si avvicinano agli sport del ghiaccio sono diminuiti: adesso è ora di tornare ai fasti di un tempo”.

In merito a questo, quali sono le aspettative per la prossima stagione?
“Percepisco tanto interesse perché sarà una struttura nuova, moderne e funzionale. Tutte le società si stanno preparando a formulare offerte formative, dalle scuole di pattinaggio alle scuole hockey passando per tutto ciò che offre l’impianto. Anche per questo daremo massima visibilità con tutti i canali a nostra disposizione perché vogliamo che la gente torni a popolare il Palaghiaccio con tutti i suoi sport dando il via ad una nuova generazione di pattinatori”.

Tra le varie società rientrano ovviamente i Mastini Varese: quali sono i rapporti con i gialloneri?
“Ho già avuto modo di parlare con Matteo Torchio e Andrea Longhi: anche loro hanno tanta voglia di ripartire e collaboreremo con entusiasmo al fine di rilanciare la passione per l’hockey soprattutto fra i più giovani”.

E per quanto riguarda la Varese Killer Bees?
“Attualmente i Killer sono attivi attraverso la Varese Crazy Bees, realtà amatoriale esistente da diversi anni. Ci stiamo concentrando su un aspetto più che altro formativo orientato a competere in diversi tornei e campionati, partecipando ad attività sia in Svizzera che in Italia”.

Il Palaghiaccio tornerà quindi ad essere un centro di vita a tutti gli effetti?
“L’augurio è quello e ne siamo certi. Non dimentichiamo che il Palaghiaccio non è solo ghiaccio, ma il servizio al pubblico comprende anche la parte nuoto, due campi da paddel sopra la piscina, una palestra e l’area bar. Il progetto è bello e ambizioso, non vedo l’ora di arrivare all’inaugurazione. Ovviamente, per quel che mi riguarda, sono più legato alla parte ghiaccio e scalpito per rivedere le nuove tribune gremite: a dir la verità lo scenario delle gradinate non è cambiato, la capienza sarà sempre di circa 1500 persone, ma è chiaro che le normative del 2022 sono diverse da quelle del passato per cui i posti saranno tutti prefissati e cureremo un’altra miriade di dettagli che negli anni ’70 non erano preventivabili. Tutto sta comunque procedendo al meglio non vediamo l’ora di iniziare questa nuova avventura”.

Per concludere, visto che finora ne abbiamo parlato solo a livello generale, cosa significa il PalAlbani per Matteo Cesarini?
“Che dire: è il luogo in cui sono cresciuto, e ci sono tantissimi ricordi legati alla struttura. Averlo visto chiudere senza poterlo salutare con un evento celebrativo è stata una ferita al cuore ma, al tempo stesso, vederlo ripartire presto sarà molto emozionate. Sarà come tornare dentro la casa della tua vita dopo averla rimessa in sesto. La cosa più importante, però, è il segnale che stiamo dando e che daremo: dopo un cataclisma del genere, Covid incluso, rimettersi in piedi e guardare al futuro è davvero bello”.

Matteo Carraro

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