Weekend intenso quello vissuto tra sabato 26 e domenica 27 novembre. Un fine settimana pieno per la Varese sportiva, e per chi scrive, al seguito di hockey, calcio e basket. Un weekend che avrebbe potuto essere perfetto se non fosse stato per il passo falso (l’ennesimo) del calcio.

La debacle del Città di Varese (biancorossi crollati 2-0 sotto i colpi del Ponte San Pietro) ha vanificato già nel pomeriggio di domenica il possibile en plein varesino che, la sera prima, aveva visto i Mastini passeggiare 6-2 sull’Alleghe. Il malumore bergamasco, fortunatamente, è stato ben presto cancellato in sereta dal blitz veronese (91-98) di una Pallacanestro Varese che non vuole smettere di stupire, un gruppo che sogna in grande al terzo posto della graduatoria.

Due vittorie e una sconfitta il bilancio che, al rientro a notte fonda a Varese, ha lasciato inevitabilmente un senso di amarezza tutt’ora ben presente. Al netto di una due giorni superlativa passata con colleghi, amici e tifosi, nel vivere da vicino tre sport così diversi emerge con prepotenza l’arretratezza sociale e sportiva del Città di Varese che, senza troppi giri di parole, ha solo da imparare dall”HCMV Varese Hockey e dalla Pallacanestro Varese.

In primis la comunicazione, un aspetto sottolineato più volte in questa sede. Le parole di inizio stagione del presidente Stefano Amirante (“Non ci nascondiamo, vogliamo vincere“) sanno quasi di beffa dopo 13 giornate con un misero +1 dalla retrocessione diretta e la mancanza di una presa di posizione netta ha fatto ancora più male: benissimo l’incontro con i tifosi “Biancorossi” (cinque), ma da questo confronto cosa è emerso? Il nulla. Annunciare una riunione e non comunicarne l’esito non è certo il miglior modo per ingraziarsi la restante frangia della tifoseria.

La società dei Mastini, al netto di una squadra forte, non ha mai parlato di vittoria: il desiderio è quello, ovvio, ma c’è una bella differenza tra sogno e certezza. Ecco dunque spiegato perché un inizio a singhiozzo è stato perdonato immediatamente e l’attuale rendimento ha proiettato i Mastini al quarto posto a -3 dalla vetta. Capitolo basket: dopo una stagione difficilissima, il corso Scola aveva il compito di ricostruire e l’obiettivo minimo dichiarato è raggiungere i playoff: con 16 squadre partecipanti, l’ottava piazza non è certo un’utopia e l’attuale terzo posto rispecchia un rendimento ben al di sopra delle aspettative.

Ovviamente, con i risultati dalla propria, anche il rapporto con i tifosi è più semplice da gestire, ma è assolutamente impietoso il confronto in termini numerici. Da una media di 4200 spettatori al Lino Oldrini, si passa ai 700/800 della Acinque Ice Arena; 300/400 è il record del Franco Ossola: due quasi tutto esaurito e un vuoto cosmico. Perché? Torniamo alla comunicazione. Attraverso campagne studiate ad hoc (e con largo anticipo rispetto all’inizio della stagione) hockey e basket hanno conquistato i tifosi fin da subito, fidelizzandoli alla causa con eventi e iniziative, e preparandoli a quella che sarebbe stata la concreta stagione. A livello calcistico, dopo infinite settimane di silenzio per preparare l’iscrizione in Serie C (poi saltata), è evidentemente mancato qualcosa anche nella promozione della campagna abbonamenti e la città di Varese ha vissuto quasi con indifferenza le vicende del Città di Varese: dal sogno della Serie C si è passati alla volontà di vincere la Serie D, per arrivare alla triste realtà che vede addirittura lo spettro della retrocessione in Eccellenza. Ecco spiegato il malumore.

Figlia dei risultati (o dei non-risultati, in questo caso) è anche la situazione interna e il rapporto con l’esterno. A tal proposito la Pallacanestro Varese (anche solo per il fatto di trovarsi nella massima divisione del basket italiano) ha un dialogo più formale con i propri tifosi, ma non manca un canale diretto: il podcast Valley-oop, infatti, consente a chiunque di scoprire curiosità e aneddoti sulla vita dei giocatori. Alla Acinque Ice Arena c’è invece un clima decisamente più informale, quasi di casa, in cui tifosi, giocatori e società si ritrovano tutta la settimana a condividere momenti di convivialità. Imprescindibili poi, sia nel basket sia nell’hockey, promozioni per assistere alle partite (coinvolgendo sempre quanta più gente possibile) e iniziative per dimostrare a Varese la presenza attiva sul territorio delle due realtà. Le partite di hockey e di basket trascendono il concetto stesso di sport ma diventano un vero e proprio evento, un’occasione di festa per tutta la città. Nulla di tutto questo succede a livello calcistico.

Aspetto che, inevitabilmente, si riflette sulla squadra in campo: se da una parte i giocatori di hockey e basket beneficiano in positivo del clima disteso a livello societario, i calciatori del Città di Varese appaiono intimoriti e inquieti. Giocare sapendo di non fare più parte del progetto tecnico (o di poter saltare da un momento all’altro, come successo a Disabato e Mapelli negli scorsi martedì) non può garantire ad un atleta la tranquillità necessaria per performare al meglio. E in campo si vede. Il dialogo non è fondamentale solo con l’esterno, ma anche e soprattutto con l’interno; aspetto che al Città di Varese, in particolar modo nella figura del presidente Stefano Amirante, è colpevolmente mancato. Come anticipato da mister Luciano De Paola, domani ci sarà un confronto con la società: occasione importante per fare un passo in avanti a livello di stile e regalare alla Varese calcistica un martedì diverso da quelli precedenti. Un martedì con il sorriso, come è prassi per la Varese hockeistica e la Varese cestistica.

Matteo Carraro

1 commento

  1. Buongiorno,
    avete descritto tre realta’ completamente diverse. Personalmente le frequento tutte ma quest’anno e’ davvero dura trovare la voglia di andare allo stadio cha fa schifo da fuori ed e’ peggio una volta entrati.
    In tutto questo il comune di Varese cosa ha fatto per rendere decoroso il Franco Ossola? nulla.
    Andare al palazzetto e’ un dovere per ogni varesino,e’ la storia dello sport varesino ed e’ serie A.
    L’hockey non ha nulla dei tempi gloriosi ma l’ambiente e’ bello e la gente ha fame dell’hockey.
    In ogni caso sempre forza Varese

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