Il giorno dopo la sconfitta contro Trento per 91-94, arrivata al termine di un supplementare, dopo una partita dove la Pallacanestro Varese è sempre stata in vantaggio, non può che essere dei più amari.
Un harakiri perfetto, costruito dai biancorossi con le proprie stesse mani e che si è compiuto nel più classico dei finali terribili che la pallacanestro possa regalare.

La tripla di Grazulis da 9 metri, chiude un quadro misto d’incomprensione e assurdità, che condisce i minuti finali di una sfida fino a quel punto condotta da Varese, sempre avanti per 40 minuti e per questo inaccetabilmente sotto sulla sirena di fine tempo supplementare.

Una sconfitta che, a differenza di quanto successo a Brescia, arriva molto più per demeriti biancorossi che per meriti della Dolomiti Energia. Arriva, come diretta conseguenza di alcune scelte opinabili ed anche poco comprensibili, che spalancano la via della rimonta a Brescia. Arriva, dopo il solito blackout del 25esimo, lasciato passare anche stavolta senza bloccare il gioco.

Così se tre indizi fanno una prova, il suicidio è servito: Caruso (migliore in campo con Brown tra i biancorossi) tolto nel momento cruciale del match per abbassare il quintetto e fronteggiare meglio i cambi e il gioco in pick’n’roll di Trento, salvo poi accorgersi della presenza di Atkins e correre ai ripari a frittata completata; la scelta di tenere sul parquet nei minuti più importanti del match, quelli finali del quarto quarto e il supplementare, un Woldetensae oggi lontano parente di quello decisivo e indispensabile dello scorso anno; il tiro di Johnson, faro di questa Varese che, forse per stanchezza, forse per troppa sicurezza ma comunque incomprensibilmente, lascia sul ferro una conclusione da portare fino all’ultimo secondo disponibile, invece di consegnare a Trento la lama con cui squarciare il ventre biancorosso.

Si potrà poi dire che Varese ha perso contro due squadre più strutturate e complete a livello di roster, ed è vero, ma nel basket in campo non ci vanno né i soldi, né i nomi e se ti metti due volte nella condizione di meritare ampiamente di vincere la partita devi portare a casa i due punti, a maggior ragione se vuoi pensare di poter vivere un campionato da protagonista con il reale obiettivo dei playoff.

Tutte considerazioni che lasciano ed esprimono un grande rammarico, per una squadra che piace, diverte, gioca bene, con coesione ed efficacia, che ha tutte le carte in regola per dire la propria al massimo in questo campionato ma che mostra un limite grande, che forse solo il tempo potrà sanare, o forse no, ovvero la mancanza di un po’ di quell’esperienza nella gestione dei momenti chiave del match, in campo come e stavolta viene da dire, soprattutto in panchina, che è decisiva in un campionato come quello italiano, dove 4 punti persi in questa maniera non possono essere un dato positivo ma hanno solo le sembianze dell’harakiri perfetto di una Pallacanestro Varese versione ultimo Samurai, nella speranza che questa sia proprio l’ultima sconfitta di questo tipo.

Alessandro Burin

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