Il Campus ha iniziato molto positivamente il campionato di Serie B Interregionale, con 1 sconfitta, all’esordio senza Zhao ed Assui, sul campo di Derthona Basketball Lab, e due vittorie, in casa contro Collegno e con Oleggio.

Quest’ultimo successo in particolare, ha lasciato impressionati per le misure in cui è avvenuto, superando gli Squali con un attacco atomico, che ha messo insieme 105 punti ed un intensità di gioco altissima, in pieno ossequio a quanto la nuova filosofia della società bosina vuole.

Un avvio importantissimo che porta il marchio di coach Davide Roncari, arrivato in estate per sostituire il partente Gabriele Donati e che, in questi primi mesi di lavoro, ha già avuto il merito di portare la squadra ad un livello molto alto di gioco.

Coach, intanto, cosa l’ha convinta quest’estate ad accettare l’offerta di Varese?
“Quando ricevi una chiamata da una società importante come Varese le emozioni per un allenatore sono a mille, legate al nome, all’appeal che ha la società ed al nuovo progetto che ha intrapreso. Questo punto, in particolare, è stato uno di quelli che più mi ha convinto ad accettare questa sfida, la possibilità di entrare dentro a questo sistema di basket che mi portava ad avere molte curiosità. E’ un progetto che mi piace molto perchè, nei 10 anni che ho passato alla Sangiorgese, il lavoro sui giovani è sempre stato al centro della nostra attività ed il fatto di sviluppare qui a Varese in maniera ancora più intensa questo sistema di lavoro è sicuramente qualcosa che per me vale molto. Quando ho parlato con Matteo Jemoli e Max Ferraiuolo, ho subito chiarito come secondo me il fatto di affrontare un campionato di Serie N con con solo under non era un problema ma una grande opportunità. Ho poi trovato dei ragazzi che già conoscevo come avversari, super disponibili al lavoro che arrivano con un buon bagaglio di qualità”.

Come sono stati i primi approcci a livello di allenamenti individuali con l’ambiente varesino?
“D’individuali ne facevamo abbastanza, non tanti come adesso, anche a Sangio, quindi ero abbastanza preparato su questo. Ho trovato un modo di affrontare l’allenamento indivuale da parte dello staff però in maniera molto più spinta in avanti rispetto a quello che mi aspettavo. Noi allenatori siamo molto più coinvolti stando tanto in campo con i ragazzi ed è una cosa che mi piace molto, perchè crei un buon rapporto con ognuno di loro. E’ una mentalità che mi piace, è un gran bello step in più rispetto a quello che sono sempre stato abituato a fare ed è un modo do lavorare diverso dal punto di vista del pensare sempre alla giocata successiva, al non fermarsi a rimuginare sull’errore ma concentrarsi solo sulla giocata successiva, sia in attacco che in difesa”.

Com’è lavorare con dei colleghi stranieri? Vedasi Mandole ma anche il suo vice Renzetti..
“Sono uno che è sempre stato abituato ad arrivare in una situazione nuova ed apprendere come una spugna e sto cercando di fare lo stesso con loro, sia con Herman che con Federico. Cerchiamo di coordinarci tanto su quello che c’è da fare. Per ogni minimo dubbio c’è un confronto ma devo dire che ho trvato grande disponibilità da parte di tutti in questo, anche dallo stesso Scola che dopo ogni gara non manca mai di dare un feedback su quello che ha visto in campo e questo è fondamentale perchè ci aiuta a capire cosa richiedere in più ai ragazzi in palestra ogni giorno quando ci alleniamo”.

Si aspettava di partite così bene in campionato?
“Ni. So che abbiamo un gruppo di ragazzi valido ma la mia perplessità principale era legata al fatto di quanto potessi incidere io come allenatore fin da subito in questo sistema. Avere però in gruppo Zhao, Assui, Bottelli, Blair che comunque hanno fatto il pre stagione con la Serie A e si allenano con loro, dà una grossa mano a me ed a tutti i compagni. Penso che la grossa differenza rispetto alla scorsa stagione sia il fatto che questa squadra ha la possibilità di allenarsi insieme, cosa che invece forse era mancata nella scorsa annata. E’ stato un aspetto su cui ho puntato molto nei colloqui estivi e devo dire che ad oggi ci sta dando ragione come scelta. Dobbiamo pensare una partita alla volta, fare uno step dopo l’altro e continuare a lavorare. L’ultima partita con Oleggio mi ha sopreso molto ed è stata frutto dell’atteggiamento che vogliamo”.

Lei mi ha nominato alcuni giocatori cardine di questa squadra, io gliene faccio un altro, ovvero Ivan Prato. Secondo lei ha le qualità e le potenzialità per diventare un vero e proprio crack?
“Sì, perchè è un ragazzo che legge il gioco ed ha mani molto buone. Lo step che adesso deve fare, come tutti, è quello di pensare alla giocata dopo, senza portarsi dietro un errore. Sapere che si può sistemare subito ciò che si è sbagliato o incrementare quanto di buono fatto nell’azione precedente. Penso che per lui questa capacità nasca dal giocare, visto che lui settimana scorsa ha fatto la prima partita in generale in Pallacanestro Varese, ha bisogno di assimilare il ritmo partita e di farsi conoscere dai compagni per come sta in campo. Però, secondo me, ha tutte le carte in regola per diventare un grandissimo giocatore”.

Alessandro Burin

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