La sconfitta interna con il Chisola ha lasciato strascichi in casa Città di Varese che proprio oggi ha comunicato la conclusione del rapporto con la punta Sindrit Guri.
Ieri, prima dell’allenamento, Antonio Rosati è rimasto chiuso negli spogliatoi a colloquio con la squadra e la parte tecnica per una decina di minuti e poi per oltre mezzora solo con il gruppo degli anziani.

Al termine del confronto la squadra è scesa in campo a sudare con il solito impegno e, forse, ancora di più stimolata dalle parole di Rosati. Il solo Guri uscito dallo spogliatoio in borghese: cosa è successo, cosa ci può dire?
“Inutile negare che non posso essere soddisfatto dell’andamento della stagione costellata da luci e ombre. Avevo già chiesto di porre attenzione alla direzione sportiva e tecnica della squadra nelle settimane scorse e la partita di domenica non mi ha fatto certamente gioire. Ho la consapevolezza della forza e della qualità della rosa allestita e anche per questo sono ancora più amareggiato dei punti fino ad oggi persi sui campi. Parlo pochissimo alla squadra, ma quando sento la necessità di farlo lo faccio senza mezzi termini e misure: sono amato e odiato per la mia chiarezza e schiettezza senza se e senza ma. Ho chiesto chiarezza all’intera rosa ricordandogli la maglia che indossano e poi mi sono soffermato con i ‘vecchi’ per una presa di coscienza e responsabilità, richiamandoli a quello che devono e sanno fare. Un giocatore del Varese deve avere la giusta cattiveria agonistica che deve sempre mettere in campo: chi se la sente bene, ma non posso accettare chi non se la sente. Il mondo del calcio è pieno di società che si possono accontentare: io e il Varese no. Voglio vedere il fuoco dentro in chi scende in campo, ma il fuoco di un incendio non la fiammella di un fiammifero… Posso solo aggiungerti che da quello spogliatoio sono usciti 25 maglie del Varese rosso fuoco a sudare sul campo e uno in borghese che da oggi non è più con noi”.

Come si esce da questa situazione per una stagione in salita ma che è ancora molto lunga?
“Da oggi conterà solo il rosso fuoco che vedrò ardere nel cuore della maglia di ogni singolo al netto del nome che sarà sulla schiena di quella maglia. Nel confronto avuto con lo staff e i ragazzi ho avuto le risposte che volevo e, nel bene e nel male, ora sarà, come sempre, il campo l’unico e ultimo giudice. La società ha la consapevolezza dei mezzi della propria rosa dando comunque ampio mandato al direttore di intervenire sul mercato qualora lo ritenesse necessario”.

Michele Marocco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui