Viaggio all’interno del dojo varesino “Arashi 21100”, dove il Maestro Campiglio, in arte Pippo, ci illustra origini, tecniche e finalità del Judo, spiegndo anche il significato delle altre discipline insegnate, come la Fit Boxe e il Close Combat.

Come si avvicinò al Judo?
“Pratico Judo fin da quando ero piccolo. Sono cintura nera al terzo Dan, allenatore della FIJLKAM e anche istruttore del MGA, metodo globale di autodifesa, riconosciuto dalla federazione, che include le tecniche di diverse arti marziali, privilegiando però quelle cedevoli. Oltre al Judo professionale e a quello finalizzato alla difesa personale, ho approfondito anche il NipponKempo, un’altra disciplina nipponica di combattimento. Nel Judo si ha sempre qualcosa di nuovo da imparare, perciò è molto utile all’ apprendimento, al rispetto delle regole e favorisce anche la crescita interiore”.

Quali sono le origini di quest’arte marziale?
“Il Judo nasce nel 1882 grazie a Kano Jigoro, professore universitario giapponese, originario di Mikage, un piccolo villaggio di mare, che praticava il Ju-Jitsu. Il significato letterale del termine Judo è “via della cedevolezza” e ritengo che i due concetti fondamentali da conoscere siano quelli di Tori e diUkè. Nel combattimento, il Tori è colui che esegue la tecnica, mentre l’ Ukè e quello invece che la riceve. Dalle Olimpiadi di Tokyo nel 1964, si diede il via ufficialmente al Judo sportivo e credo che rispetto al tradizionale non esistano delle sostanziali differenze, perché entrambi prevedono in generale le stesse tecniche. Il Judo include anche dei pugni e calci basilari, mentre in quello sportivo sono ammesse solo le proiezioni e le trattenute, o controlli. Nel duello, il punto si ottiene quando l’ Ukè, o avversario, tocca il materasso o tatami, con la schiena”.

Quali sono le finalità delle sue tecniche?
“Quelle del combattimento in piedi si definiscono nage-waza, possono essere di braccia, anca e gamba e hanno lo scopo di atterrare al suolo l’avversario. Il Judo prevede invece anche quelle da terra, come il katami, che riguarda la sua immobilizzazione per dieci secondi, le leve articolari e gli strangolamenti, noti come shime-waza, che sono delle trattenute attraverso l’uniforme oji. Tra i katà o dimostrazioni, ne è noto uno per la difesa personale, il Kodokan goshinjutsu, ma solo in caso di aggressioni con armi come bastone coltello e pistola, al fine di atterrare l’eventuale aggressore. Nel Judo, i katà sono richiesti solo agli atleti che svolgono gli esami per il conseguimento della cintura nera e per raggiungere il primo dan; sono richiesti in parte quelli che prevedono le tecniche di combattimento in piedi e quelle da terra, mentre per ottenere il secondo dan, sono richiesti quei katà, ma completi o interi”.

Come svolgete gli esami di Judo?
“Si parte dalla cintura bianca, poi seguono quelle colorate ed infine la nera. Nei passaggi tra un livello e il successivo, agli allievi sono richieste le quattro cadute, affinchè i judoka cadano in modo corretto, senza urtarsi; si tratta della ushiroukemi, la caduta all’indietro, la yokoukemi, quella laterale, la maeukemi, in avanti e anche la caduta in avanti arrotolata. A seconda della cintura che intendono conseguire, occorre che loro dimostrino anche la conoscenza di varie tecniche. Il nostro dojo si chiama Arashi, che dal giapponese si traduce come “tempesta”, in riferimento ai metodi per effettuare le proiezioni ed era in origine riservato solo all’ insegnamento del Judo, nel quale non vi sono differenze stilistiche. In generale, durante un duello, è prevista la penalità nel caso in cui un judoka compia delle prese scorrette. Nel complesso, il Judo ha un valore educativo, insegna a superare le proprie difficoltà e consolida l’aspetto coordinativo, sia nei bambini che negli adulti. Disponiamo di atleti amatoriali e agonisti. L’anno scorso il quattordicenne Achille Astorino, cintura marrone, ha vinto il campionato regionale di Judo”.

Cos’ è la Fit Boxe?
“Una Boxe svolta con la musica e mediante il sacco di allenamento, a scopo ludico come attività aerobica, per allenare gambe, braccia, la propria rapidità e non è finalizzata al combattimento. Svolgiamo anche il Close Combat, o combattimento al chiuso, ispirato al Judo, per affinare il controllo dell’ avversario a terra e le proiezioni. Il Judo, disciplina complessa, è utile anche per rafforzare l’ apparato muscolare e anche come difesa personale”.

Quali sono i vostri futuri obiettivi?
“Intendiamo coinvolgere nelle nostre attività più atleti, per avere più compagni con cui allenarci, relazionarci con loro ed evolverci maggiormente”.

Nabil Morcos

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