Continua il nostro viaggio nel mondo delle arti marziali della provincia e questa volta siamo andati a Busto Arsizio per intervistare il Maestro Marco Speroni del Fukyu Karate Club.

Maestro Speroni, come si avvicinò al Karate?
“Iniziai nel 1975, periodo nel quale uscivano nei cinema i film di Bruce Lee e in generale di arti marziali, che mi appassionarono molto e così iniziai a frequentare la palestra di Karate o dojo. Alcuni anni dopo aprii il Fukyu con un mio collega. Nel 1996 continuai la mia attività a Borsano. Il termine Fukyu è giapponese, me lo tradusse un Maestro judoka milanese di origine nipponica e significa “eternità”. L’ abbiamo scelto per indicare l’eternità del Karate come arte marziale. Per me è un sistema educativo, mi ha reso più calmo e consapevole e in generale aiuta anche a controllare l’emotività”.

Perché la vostra palestra ha come logo una pantera nera?
“Lo scegliemmo perché in generale i felini si muovono spesso con passi blandi e ciò indica la quiete e la tranquillità ma allo stesso tempo, questo simbolo rappresenta anche le loro immediate e veementi reazioni dinnanzi ai pericoli e alle aggressioni che potrebbero subire. Attualmente dispongo di sessanta allievi: uomini, donne e bambini, che sono karateka sia amatoriali che agonisti. Dai tre ai cinque anni è prevista l’attività motoria, come introduzione alla conoscenza del proprio corpo e un approccio alle tecniche di base del Karate, mediante dei giochi con attrezzi didattici. Tra i sei e gli otto, sempre in chiave ludica, li si avvicina ai fondamentali, noti come Kyon e successivamente, insegniamo i primi Kata, o dimostrazioni di tecniche, e anche il Kumitè, o combattimento regolamentato. Dopo gli otto anni, si lavora anche sugli spazi e sugli spostamenti sul quadrato, o tatami. In allenamento, con gli adulti, oltre alle Katane usiamo anche i bastoni lunghi, nati in origine a scopo difensivo, adottati dai contadini giapponesi contro i briganti, oppure i bastoni corti, legati da una catena, detti nunchaku, che furono ideati per battere il riso”.

Quali stili del Karate insegnate?
“Sono nato come karateka Shotokan ma intendo insegnare ai miei allievi un po’ tutti gli stili del Karate. In generale, per me sono liberi di scegliere in quale tra questi specializzarsi. Ho degli atleti agonisti che svolgono delle gare sia nello stile Shotokan che nello Shito Ryu. Tra loro ho però notato una maggiore preferenza verso lo stile Shotokan. Stanno uscendo dei Katà nati nello stile Shito Ryu, ma li stanno codificando al fine di farli eseguire anche agli atleti specializzati nello Shotokan. La differenza sostanziale tra lo Shito Ryu e lo Shotokan è che il primo privilegia le posizioni rette, mentre il secondo quelle basse. In merito ai fondamentali, o Kyon, ne differiscono solo le posizioni e le posture”.

Qual è per voi l’importanza chiave del Katà?
“Si possono svolgere sia dei Katà singoli che dei Katà a squadre. Nei singoli, l’unico atleta segue tempi e ritmi codificati, mentre in quelli a squadre, i tre karateka devono anche riuscire a raggiungere la perfezione nella sincronia, eseguendo gli stessi tempi e ritmi. I Katà consolidano la memorizzazione, perché gli atleti devono sempre ricordarsi le tecniche e i movimenti sia frontali che laterali e contribuiscono molto anche al miglioramento della concentrazione mentale. Prendiamo come esempio il Kata Empi: Empi è il termine giapponese che significa volo di rondine. Abbiamo abbinato alla sua esecuzione l’utilizzo della katana, la spada dei Samurai, aggiungendo anche una base musicale, allo scopo di rendere le nostre rappresentazioni più coreografiche, più apprezzabili e coinvolgenti da parte del pubblico”.

Con quale metodo svolgete i Kumitè?
“Oggi il Kumite è essenzialmente sportivo. Gli atleti devono dimostrare assoluta gestione dello spazio in cui si muovono e padronanza nell’eseguire tecniche di difesa e di attacco con spostamenti rapidi e controllati”.

Nell’ ATP, o Attività Tecnica Provinciale, quale messaggio del Karate intendete divulgare?

“Intendiamo condurre i ragazzi verso la pratica agonistica del Karate, finalizzata alle gare, partendo dai Campionati Provinciali. Alcuni nostri atleti, svolgono gare di livello sia nel Kumite che nel Kata”.

Nabil Morcos

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