Altro volto nuovo del Varese: fisico e grinta le qualità che Laura Cappelletti ha portato in biancorosso per dar vigore all’ambizioso progetto guidato da Andrea Bottarelli. Duttile esterno classe ’01 in arrivo dal Lecco, non ha avuto problemi ad integrarsi nello spogliatoio varesino e in campo ha subito dato sfoggio delle sue caratteristiche.

Nel periodo più difficile (due pesanti sconfitte nelle ultime due e terzo big match in vista), però, vuole far emergere anche le sue qualità caratteriali e contribuire a sbloccare mentalmente un gruppo che ha le potenzialità per fare molto meglio.

“Contro il Lesmo c’era oggettivamente poco da fare – apre Cappelletti – perché abbiamo affrontato la squadra più forte. I dispiaceri arrivano da Crema: a mio giudizio abbiamo fatto una bellissima partita, soprattutto nel primo tempo dove ognuna di noi ha dato il 100%, ma ci siamo complicate la vita da sole: dopo esserci divorate alcuni gol incredibili, degli errori difensivi hanno propiziato il loro vantaggio e da lì non siamo più riuscite a ribaltarla”.

Domenica altra sfida “morbida” contro la Doverese, ennesima squadra d’alta classifica.
“Diciamo che il calendario non è stato clemente con noi in questo periodo. Detto questo, se il Lesmo si è dimostrato fuori portata, il Crema non lo è stato affatto; anzi, personalmente le reputo più abbordabili rispetto all’anno scorso. La Doverese sulla carta dovrebbe essere più forte del Crema, ma starà a noi evitare un’atra sconfitta. Ci siamo allenate bene e siamo pronte a scendere in campo”.

Cosa sta mancando?
“Sicuramente il gol, ma questo non significa scaricare le responsabilità su chi gioca davanti. In passato ho fatto anche io l’attaccante e segnare non è mai facile, nemmeno quando sei sottoporta. Questo è un momento difficile per le nostre centravanti, ma tutta la squadra crede in loro e vogliamo spingerle a finalizzare il nostro bel gioco collettivo, perché oggettivamente abbiamo dimostrato di saper giocare a calcio. Il segreto è stare vicine, farsi forza l’un l’altra senza puntare il dito. Sono certa che un gol, anche fortunoso, ci sbloccherà”.

Gol a parte, la sensazione è che la squadra sia forse scarica mentalmente.
“Il mister ci ha parlato per capire se ci fosse un problema e noi stesse stiamo cercando di capire se c’è qualcosa che non va. Ma posso garantire che all’interno dello spogliatoio è tutto a posto, anzi: se qualcuna è giù per qualche motivo, chiunque cerca di aiutarla in qualsiasi modo. Sappiamo bene quanto sia importante il gruppo e se ci separiamo non finirà certo bene; ad oggi siamo comunque tutte molto unite e vogliamo uscirne. Semplicemente, in questo periodo stiamo pagando a caro prezzo la sfortuna e proprio per questo dico che ci basta un episodio per trovare la svolta”.

In attesa di questo episodio, come si può lavorare in tal senso?
“Cercando di dare il massimo fin dagli allenamenti, cosa che abbiamo fatto con entusiasmo questa settimana. Stiamo già lavorando sodo, dobbiamo sforzarci a trovare quel due percento che ci manca arrivando, di squadra, a finalizzare”.

Facciamo un passo indietro: come sei arrivata a Varese?
“Già la scorsa estate il mister mi aveva contattata, ma siccome ero già in accordo con il Lecco ho preferito rispettare la mia parola; i contatti ci sono stati anche a metà stagione ma, anche in quel caso, ho preferito portare a termine l’anno. Poi a Lecco è andata com’è andata, mi sono sentita nuovamente con mister Bottarelli e ho accettato l’offerta perché mi ha parlato di un gruppo importante e di un progetto ambizioso. Mi sono buttata con entusiasmo e finora le mie aspettative sono state ripagate: qui a Varese si sta bene ed è il miglior gruppo che abbia mai trovato per unità d’intenti e disponibilità da parte di tutti. Anche se sono di Carugo e ci metto un’oretta a venire qui, lo faccio con gioia”.

Arrivi dal Lecco, una piazza con cui Varese negli ultimi anni ha dato il via ad una grande rivalità sportiva tutta al femminile. Come l’hai vissuta dall’atra parte?
“All’andata sono rimasta in panchina all’Ossola e mi ricordo solo il rammarico per il pareggio, non l’ho vissuta a livello emozionale. Al ritorno, invece, abbiamo perso in casa e lì l’ho sentita doppiamente: in primis perché non ce l’aspettavamo, ma anche perché sapevo che il Varese mi voleva e sono andata un po’ in ansia. Non ho giocato affatto una buona partita, ragion per cui mi ha fatto enorme piacere il fatto che il mister abbia comunque creduto in me”.

Come sono andati i primi mesi? Rispetto all’anno scorso hai anche cambiato posizione.
“Sono entrata nello spogliatoio in punta di piedi, ma con entusiasmo, e sono subito stata accolta bene da tutte quante. Mi aspettavo tanta rivalità per un posto da titolare e per questo motivo mi sono subito messa in gioco: fin qui il mister sta dimostrando di credere in me e sto trovando parecchia continuità. A Lecco giocavo a centrocampo, quest’anno invece come terzino e devo dire che mi sto trovando più a mio agio. Penso di avere una buona capacità di lettura e riesco a tenere fisicamente botta ad avversarie anche più grandi di me; poi ogni tanto serve un lancio in avanti, e credo di averlo, e quando vado in avanti a volte mi viene qualche bel tiro da fuori. C’è comunque sempre spazio per migliorare”.

La passione da dove nasce?
“Ho sempre giocato con mio papà Riccardo e dalla finestra vedevo il campo dell’oratorio: dicevo sempre che avrei voluto giocare, finché un giorno mio padre rientrò a casa e mi disse che dal lunedì seguente avrei iniziato a giocare. Ho passato una vita nel Carugo e, anche se ero praticamente da sola in mezzo ai maschi, tutti mi volevano bene e mi hanno sempre fatto sentire parte della squadra. Poi ho provato al Meda, ma non mi sono trovata e quindi sono passata al Como 2000 per poi, tre anni fa, spostarmi a Lecco”.

Un bagaglio decisamente ricco: cosa ti hanno lasciato queste esperienze?
“Ognuna ha lasciato a suo modo il segno, ma quella che ho sentito di più, sia positivamente che negativamente, è stata quella al Como. Spesso mi allenavo con la Prima Squadra e mi sentivo “piccola”, anche se c’erano mie coetanee: mi sembrava di essere fuori posto e non è stato un periodo facile, anche se allo stesso tempo mi è servito caratterialmente per tirar fuori il coraggio”.

Calcio e… nel tempo libero?
“A metà settembre ho smesso di lavorare perché a breve inizierò un corso sulla CyberSecurity. La tecnologia mi è sempre piaciuta e spero che un domani possa diventare il mio lavoro. Nel frattempo, però, sono concentratissima sul Varese”.

Cosa ti aspetti dunque da questa stagione?
“Di arrivare in alto, perché abbiamo le potenzialità per farlo; non ce lo siamo imposte, ma è implicito perché tutte vogliamo far bene. A questo, poi, si aggiunge l’extra-campo perché mi sto trovando davvero bene con tutte e voglio crescere in questo gruppo. A livello personale, invece, voglio migliorare tecnicamente, fisicamente e calcisticamente. Idolo? Dico Di Marco, ma da buona tifosa interista cito anche Barella e Lautaro”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui