A inizio stagione l’obiettivo dichiarato della Caronnese era quello di salvarsi. Traguardo che, per quanto la matematica non condanni ancora i rossoblù, non è stato raggiunto: dopo 14 anni di Serie D, manca un solo punto per sancire la retrocessione in Eccellenza.

Simone Moretti non ha mai nascosto le difficoltà ma, al contrario, le ha sempre affrontate a viso aperto riconoscendo limiti ed errori, ma anche potenzialità. Caratteristiche che, in qualche modo, accomunano la sua Caronnese al “suo” Varese visto che il passato biancorosso farà sempre parte del suo cuore. Per un curioso scherzo del destino, la stagione del debutto di Moretti in panchina è legata a doppio filo alle vicende del Città di Varese e proprio domenica i biancorossi, obbligati a vincere per inseguire i playout, potrebbero definitivamente far retrocedere la Caronnese. Derby cruciale che, a inizio stagione, nessuno si aspettava di vivere in una situazione del genere

“Da quando sono tornato – commenta Moretti – abbiamo sempre fatto buone prestazioni che non sono mai sfociate nel bottino pieno: degli errori sono stati commessi e avere la forza di reagire agli eventi negativi in situazioni del genere è sempre complicato. Il risultato devi meritartelo e come prima cosa bisogna iniziare a far bene le cose che puoi determinare; a volte questo non basta e noi ne siamo la prova. Le nostre ultime giornate diranno poco a livello di classifica, ma ogni sfida deve essere vista come un’opportunità per dare dei segnali a chi guarda da fuori e dimostrare il nostro vero valore”.

La matematica non c’è ancora, ma di fatto vi sentite già retrocessi?
“La matematica ti lascia sempre quella piccola speranza, ma bisogna guardare in faccia la realtà. Questo comunque non deve incidere: chi vuole fare questo mestiere, che sia calciatore o allenatore, deve capire che l’unica cosa che conta è la partita successiva: il risultato diventa una conseguenza di ciò che fai in campo”.

In questi casi come si fa a voltare pagina?
“Coltivando l’importanza del quotidiano, cosa che ho sempre cercato di trasmettere ai miei ragazzi, ora più che mai: l’allenamento di oggi è fondamentale, così come quello di domani e del prossimo giorno ancora, finché non s arriva a domenica. Tutto il resto non conta, perché non abbiamo tempo da buttare: si arriva in fretta alla mia età e, visto che la carriera di un calciatore è breve, a maggior ragione nei finali di campionato bisogna dimostrare quel qualcosa in più per ritagliarsi un futuro positivo e dimostrare che quello di quest’anno è stato solo un giro a vuoto”.

Con il senno di poi, la partita d’andata è forse stata quella decisiva in negativo per voi: concordi?
“Direi proprio di sì. Arrivavamo da due risultati utili consecutivi e fino al 91’ eravamo in vantaggio: con quella vittoria avremmo cambiato il panorama della classifica in quel preciso momento. Averla persa così è stato crudele e ha inciso non poco nelle partite successive, a maggior ragione su un gruppo giovane che ha bisogno di certezze”.

Aprendo una parentesi sul Varese, se per voi è stato un duro colpo, per i biancorossi quella vittoria non ha sancito la svolta: te lo aspettavi?
“No, sarò sincero. Credevo che dopo una vittoria del genere il Varese avesse la spinta giusta per risalire e invece non è stato così. Non saprei dire il perché: di sicuro quando le stagioni nascono storte è difficile rimetterle in piedi. Il Varese non ha fatto il campionato che poteva fare, ma ora lo vedo molto più coeso, unito e ben allenato; nelle difficoltà si sono compattati e credo abbiano tutte le qualità per salvarsi. Ovvio, prima devono venire a Caronno e noi daremo il massimo: come ho detto prima, ogni partita è un’occasione, a maggior ragione se l’avversario è di livello”.  

Tornando a voi, in generale, cosa non ha funzionato quest’anno?
“È la domanda che mi assilla giorno e notte. Se su trenta partite ne vinci due sicuramente qualche problema c’è stato, a livello strutturale nella costruzione della squadra e nella gestione di alcuni momenti. A inizio stagione sapevamo che avremmo dovuto affrontare un campionato di sofferenza per mantenere la categoria, e non ci siamo riusciti: abbiamo sbagliato le partite chiave, quelle che potevano dare spinta e slancio per le successive. Tornando indietro di sicuro avremmo fatto altre scelte, in termini di uomini ma non solo; con il senno di poi è facile parlare, ma non bisogna rammaricarsi perché i campionati sono fatti così e qualcuno deve retrocedere. L’anno sbagliato è capitato a noi, anche se abbiamo ancora quattro partite da giocare al meglio: arriveremo ultimi, ma nessuno dovrà imputarci di non aver lottato”.

Come hai vissuto il periodo dell’esonero? E perché hai scelto di tornare?
“È stato indubbiamente un periodo difficile: il mio rammarico è stato essere esonerato tre partite dopo il Varese, quando ancora stavamo pagando lo scotto di quella sconfitta, ma se si vuole fare questo mestiere bisogna imparare ad accettare le cose. All’epoca eravamo terzultimi, più o meno in linea, senza strafare, con il nostro obiettivo; sono tornato perché, Varese a parte, Caronno è un posto che sento mio. Da calciatore e anche in questi mesi di sofferenza ho avuto vicino a me persone che stimo e che mi stimano: volevo portare alla fine un percorso di crescita su tanti miei ragazzi che non meritano una stagione del genere e arriveremo al termine tutti insieme, a testa alta”.

Per concludere: un pronostico sulla salvezza?
“Il mio augurio è che il Varese vada al playout e si salvi: per me sarebbe un doppio dispiacere se dovesse retrocedere. Tra le squadre attualmente in lotta c’è una bella bagarre: secondo me il Villa Valle è un gradino sopra, ma le altre sono tutte alla pari. Non posso fare un pronostico perché ogni domenica c’è un risultato inaspettato: di sicuro posso dire che chiunque retrocederà avrà comunque dimostrato di meritare la categoria lottando fino all’ultimo”.

Matteo Carraro

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