Proseguono le manovre in casa Pallacanestro Varese in vista della prossima stagione. Gli uomini di mercato biancorossi, al netto di una stagione appena terminata, stanno già lavorando su quello che sarà il nuovo roster biancorosso nella stagione 2023/2024 ed al di là di tutti i ragionamenti sui giocatori, tra possibili partenti, riconferme, poche, e nuovi arrivi, il primo punto fisso da cui ripartire dovrà essere quello del coach.

Pochi dubbi, su questo, in casa biancorossa, con la società che al centro del proprio progetto ha messo Matt Brase già un anno fa, nel binomio con Paolo Galbiati e con l’assistenza di Herman Mandole, per un trio che ha dimostrato di saper lavorare benissimo insieme, sullo stile poi di quella che è la filosofia NBA, con una chiara e netta definizione di ruoli e responsabilità all’interno della gestione e della crescita del roster.

Un progetto che ha tutte le caratteristiche per andare avanti, con una convergenza filosofica tra società e staff tecnico che si riflette poi sul mercato, come fu lo scorso anno e come, presumibilmente, sarà in questo, con Brase che giocherà un ruolo centrale nella scelta dei migliori interpreti per il suo gruppo insieme ad Arcieri e Scola e nella riconferma di qualcuno, leggasi a chiara lettere il nome di Markel Brown in questo senso.

C’è un però. Ebbene sì, perchè come ormai raccontato a più riprese negli scorsi giorni, il futuro del coach biancorosso ha un’incognita, chiamata NBA. Non solo a livello logico, se ti chiama una franchigia del campionato di basket più bello e pagato del mondo cosa fai, rifiuti? Ma anche puramente contrattuale, con il legame tra il coach nativo di Tucson e la Pallacanestro Varese che ha la possibilità d’interrompersi nel caso di chiamata oltreoceano.

Una chiamata che, per quanto difficile, non è da escludere possa arrivare, anzi. Rumors parlano di alcuni interessamenti e abboccamenti di diverse realtà NBA arrivate a Brase già nelle scorse settimane: vuoi per l’ottimo lavoro fatto quest’anno, vuoi per il fortissimo legame a livello di conoscenze e amicizie che l’allenatore biancorosso ha in NBA, vuoi puramente perché in questa stagione Brase è diventato portatore di un basket considerato inadatto e lontano dal modello europeo, dimostrandone efficacia e possibile applicazione anche alle nostre latitudini, dando così’ sfoggio delle sue qualità tecnico-tattiche e soprattutto morali.

Una situazione che sicuramente non può lasciare dormire fin troppo sereni in casa Pallacanestrio Varese, a maggior ragione in un momento in cui in NBA si stanno ridifinendo i vari assetti per la prossima stagione. Brase sarebbe stuzzicato non solo, ovviamente, dalla possibilità, viene però da dire molto lontana, di poter allenare da head coach una franchigia, ma anche e molto più probabilmente, di farlo come primo assistente per lui che è nato, cresciuto e si è formato, professionalmente parlando, in quel mondo.

In tutta questa situazione, però, gioca un ruolo centrle il fortissimo legame di cui parlavamo all’inizio tra Scola, Arcieri e proprio Brase. Un rapporto che va oltre le questioni di campo, che si amplia ad una gestione a 360 gradi della quotidianità cestistica, che passa dal lavoro sul mercato a quello in palestra con la Prima Squadra, ad una visione e rapporto continuo e costante con le giovanili, con Brase che ha dimostrato di poter incarnare al meglio l’apice di quella piramide che è il nuovo corso targato Varese Basketball.

Motivi per i quali ad oggi le possibilità che Brase vada via da Varese sono poche, ma ci sono. Ed allora, nel caso in cui la chiamata irrinuciabile dovesse arrivare, cosa farebbe Varese? Semplice, si affiderebbe al duo Arcieri-Scola per trovare un altro profilo alla Brase, dando continuità al progetto intrapreso quest’anno. Progetto che non prevederebbe dunque la promozione a head coach di Galbiati, semplicemente per mantenere fede a quella suddivisione di ruoli e responsabilità sopra spiegata, che è centrale in quel progetto di basket sempre più NBA che Varese ha espresso quest’anno e che continuerà a fare, con o senza Brase.

Alessandro Burin

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