L’immagine più iconica che è rimasta dalla vittoria di domenica sera, 2 aprile, contro la Nutribullet Treviso è sicuramente il balletto negli spogliatoi dopo la partita che ha fatto il giro di tutti i social e galvanizzato ancor di più un ambiente, quello biancorosso, che dopo anni difficili è tornato a vivere una stagione da assoluto protagonista grazie alle vittorie e allo spirito del gruppo di coach Matt Brase.

Proprio lo spirito, il carattere, l’unione della Pallacanestro Varese di oggi sono il quid in più di una squadra che gioca bene perché prima di tutto sta bene, da chi gioca 35 minuti di media a chi entra in campo molto meno ma lavora tutta settimana con grandissima professionalità, abnegazione e sostiene i compagni in panchina senza mai mollare.

In quest’ultima descrizione può rientrare benissimo il proflio di Nicolò Virginio, che parla così alla vigilia della delicata ed importante sfida di campionato contro la UNAHOTELS Reggio Emilia.

Nicolò partiamo dalla gara con Treviso e dalla festa in spogliatoio post vittoria, una dimostrazione dell’importanza dei due punti al PalaVerde e dell’unione di questo gruppo..
“Senza dubbio è stata una vittoria importantissima. Abbiamo conquistato due punti su un campo difficile e storico come quello del PalaVerde contro una squadra che sta vivendo un buon momento. Per quanto riguarda l’esultanza a fine gara, diciamo che per noi non è nulla di nuovo: siamo un gruppo molto unito, la musica è parte integrante del nostro lavoro, in settimana come prima o dopo le partite, ci carica, ci unisce e lega molto e personalmente a me piace molto come situazione”.

La vittoria di Treviso è stata molto simile a quella con Verona per il carattere e la forza mentale dimostrata dalla squadra anche nei momenti difficili del match. Pensa che da questo punto di vista il gruppo sia cresciuto?
“Sì, assolutamente. Credo dal punto di vista mentale siamo molto cresciuti rispetto ad inizio anno dove avevamo momenti di alti e bassi nel corso dei 40′. Ora riusciamo a gestire meglio tante situazioni di gioco, sappiamo quando premere sull’accelleratore e giocare al ritmo che più ci piace oppure rallentare un attimo ma penso che il nostro vero punto di forza sia il fatto di non mollare mai. Anche quando andiamo sotto continuiamo a fare le nostre cose, non ci piangiamo addosso, lavoriamo azione dopo azione, come dice coach Brase, step by step, fino a che non riprendiamo la partita in mano. Questa è la nostra forza e speriamo di portarcela avanti fino alla fine della stagione”.

La squadra di quest’anno è costruita con una chiara filosofia ed impronta americana. Come si sta trovando in questo nuovo sistema non solo di gioco ma d’intepretazione della pallacanestro?
“Ovviamente nel momento in cui è stata costruita la squadra, sapendo quale stile di gioco si sarebbe portato avanti, è stata una scelta chiara e netta della società di scegliere giocatori abituati a questa filosofia. Io personalmente mi trovo molto bene, penso sia uno stile di gioco nel quale mi trovo a mio agio ma soprattutto penso che una cosa fondamentale per un giocatore sia quella di riuscire ad adattarsi a tutte le varie situazioni che il coach richiede. La chiave penso sia proprio la capacità di adatttamento”.

Come valuta fino ad oggi la sua stagione? E’ una realtà completamente diversa da quella dello scorso anno, aveva messo in conto di poter avere un ruolo più marginale? Si sente comunque cresciuto?
“La situazione dell’anno scorso è stata molto improvvisa e non l’avrei mai immaginata, sinceramente. Quest’anno non ero partito con aspettative molto alte per eviatre di farmi castelli che poi sarebbero crollati in un secondo. La mia filosofia, che sto costruendo e seguendo in questi primi anni di carriera, è quella del lavoro. Mi impegno tanto, cerco di crescere ogni giorno e penso che alla fine questo paghi nel lungo periodo, cerco di controllare quello che posso, poi le situazioni che vanno al di là del mio controllo non posso gestirle. Quello che decide il coach per me va sempre bene, l’importante è mettere al primo posto la squadra, però personalmente penso, ripeto, di essere cresciuto tanto. A livello di crescita individuale il lavoro che facciamo qui è di altissimo livello, sia in palestra con Silvio Barnabà che poi in campo con coach Galbiati e mi sta aiutando molto”.

Una crescita non solo tecnica o fisica ma mentale e di approccio, è sempre ben centrato nel contesto di gioco e squadra durante le partite. Questo è un punto su cui sta cercando di lavorare?
“Certamente, è fondamentale questo aspetto. Ogni partita io mi comporto come se dovessi giocare, penso che questo approccio sia il migliore e quello più utile per quando avrò un ruolo importante in squadra. Cerco di trasmettere tutta la mia voglia ed energia, di rimanere il più concentrato possibile per spingere i miei compagni o per essere pronto ad entrare quando vengo chiamato in causa”.

Al di là di Varese, poche settimane fa hai visutto l’ennesima esperienza in Nazionale, con il gruppo Under 20 questa volta, com’è andata?
“Molto bene. Ho conosciuto tanti ragazzi nuovi più piccoli di me, siamo un bel gruppo anche se non credo arriveremo all’Europeo con questa squadra ma immagino qualcuno verrà aggiunto. Con coach Magro avevo già lavorato l’estate scorsa e mi ero trovato molto bene, cerchiamo di arrivare carichi per giugno e il mese di ritiro che ci attende”.

Facendo un passo in Serie B, in una squadra incentrata prettamente sulla crescita individuale, come si sta trovando e cosa ne pensa del progetto?
“Rispetto all’anno scorso è cambiato tutto. La Robur era squadra con cardini e gerarchie ben precise che puntava ad un risultato di campo. Quella di quest’anno, invece, è una realtà che lavora e gioca con il primario scopo di crescere giocatori e di riuscire a tirare fuori il massimo da ognuno. Per me comunque non è facile giocare con loro perché è un gruppo che non vedo mai e con cui non mi alleno, però ogni volta che vengo chiamato in causa cerco di dare il mio contributo, di provare cose nuove rispetto a quelle che faccio qui in Prima Squadra, anche con la licenza di sbagliare, perché penso che l’errore sia una parte fondamentale della crescita di un giocatore”.

Chiudiamo con la gara di sabato contro Reggio Emilia, una squadra che ha un bisogno atavico di punti salvezza. Che gara si aspetta?
“Quando giochiamo a Masnago siamo sempre carichissimi. Non vorrei essere nei panni di Reggio, con tutto il rispetto, nel venire a giocare qui. Però al di là di tutto, in momenti così difficili le squadre con grandi giocatori, come Cinciarini, hanno la capacità di tirare fuori il meglio e per questo dovremo stare molto attenti”.

Alessandro Burin

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