Giorgio Sironi, maestro della celebre arte marziale nipponica presso l’ ASD Pandora a Gorla Minore, ne evidenzia anche gli aspetti ludici e ci introduce al concetto fondamentale di “Scuola di Karate”.

Maestro Sironi, come fu il suo primo impatto con il Karate?
“All’età di dieci anni vidi una lezione di Karate, nella palestra in cui si allenava anche mia cugina e all’insaputa dei miei genitori mi iscrissi ma poi in seguito, quando lo seppero, mi accompagnarono alla prima lezione. L’universo delle arti marziali giapponesi mi appassionava già in precedenza, anche grazie a dei programmi in TV. Nel 1996 a Gorla Minore, nel varesotto, ho deciso così di aprire un corso di Karate, all’inizio da due ore alla settimana, successivamente da quattro e poi da otto”.

Quali stili del Karate insegna o privilegia?
“In generale, più che di stili, preferirei parlare del concetto di Scuole di Karate, nelle quali assume la centralità la figura del Maestro, dal punto di vista didattico e metodologico. Ad esempio, per gli allievi principianti, ritengo che sia più adatta la Scuola Shotokan del Maestro Gichin Funakoshi, perché ne favorisce meglio l’apprendimento iniziale e anche lo sviluppo motorio. Penso invece che il concetto di stile del Karate sia troppo simbolico e limitativo. Anche nel caso del Gojo Ryu, credo che sarebbe più opportuno parlare di Scuola del Maestro Chojun Miyagi, il suo codificatore, che fu a sua volta in precedenza allievo di Higaonna”.

Cos’è il Karate per voi dell’ ASD Pandora?
“Tengo a precisare che il Karate è anche divertimento e in merito alle tecniche, oltre ai calci e i pugni, prevede anche delle proiezioni, bloccaggi e strangolamenti, studiati come fondamentali, o Kyon, in seguito all’apprendimento di base e che sono presenti anche in altre arti marziali nipponiche come il Judo, l’Aikido, e il Ju-Jitsu. Anche il Karate è molto utile allo sviluppo fisico e cognitivo e favorisce la completa padronanza del proprio corpo e della mente. Il nostro slogan è quello di crescere giocando e nei bambini il Karate ha una valenza ludica, nella quale insegniamo loro le basi della coesione e del rispetto delle regole. Gli adolescenti invece, apprezzano più volentieri il piano della difesa personale e ne sono incuriositi dalle molteplici tecniche. In generale, intendiamo sviluppare il benessere interiore della persona attraverso la pratica sportiva del Karate”.

Quali aspetti si possono cogliere mentre gli allievi svolgono il Katà?
“Durante i Katà, o dimostrazioni di tecniche, nei karateka amatoriali si guarda l’aspetto motorio, in base alla loro età e anche la loro corretta esecuzione, compresi i movimenti. Negli agonisti invece, sono fondamentali l’assoluta padronanza motoria e la massima precisione nell’esecuzione delle tecniche e ci si avvicina di più al modello gare. Per ora dispongo di sessanta atleti, che sono tutti amatoriali”.

Come concepite il Kumitè o combattimento regolato?
“Anche il Kumitè è a scopo di divertimento, perché è un sistema di allenamento e lavoro in coppia. Nel complesso, il Karate è utile anche per l’autodifesa anche verso la violenza psicologica, perché aiuta a mantenere la calma, a gestire meglio le proprie emozioni ed anche a migliorare la propria concentrazione mentale. In passato ho avuto anche degli allievi affetti dalla Sindrome di Down, autistici e iperattivi. Il Karate ha contribuito a includere gli autistici nell’allenamento in squadra e ha consolidato l’autocontrollo negli iperattivi”.

In merito all’ ATP, o Attività Tecnica Provinciale, quali aspetti del Karate intendete divulgare?
“Il Principio di Unione delle Scuole di Karate e la condivisione di questa disciplina con gli allievi, nella provincia di Varese ed ovunque. Credo che l’amicizia, la sincerità, la lealtà e il rispetto reciproco fra le Scuole, senza vari egoismi, siano i valori principali per una corretta diffusione del Karate sul territorio. Tra i miei obiettivi, ho anche quello della crescita dei ragazzi. Da un decennio ho notato una maggiore adesione femminile al Karate, mentre prima era praticato in prevalenza da uomini e nella mia Scuola, attualmente, dispongo di un gruppo di atlete molto unite fra loro”.

Nabil Morcos

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