Dica 33. Esame medico, quello che chiunque ha fatto da bambino, ma il paziente questa volta risponde al nome Città di Varese, una squadra malata (di cosa?) che è ancora alla ricerca di una cura (la salvezza). Paradossale, in tal senso conoscere bene l’antidoto (i punti) ma non sapere come fare ad ottenerlo; o meglio, la ricetta prescritta è la vittoria, facile come bere un bicchiere d’acqua, eppure la fredda analisi clinica dice che il Varese è quasi intollerante al successo (appena cinque le vittorie in campionato)

Dica 33 per l’appunto. 33, come i punti ancora in palio nelle ultime 11 partite. Il Varese avrà a disposizione 33 gettoni per ricucire quel gap di sette punti che separa i biancorossi dalla tanto agognata salvezza. Di per sé la mission è tutt’altro che impossible, ma è doveroso ricordare il trend degli ultimi due mesi: dall’avere 57 punti a disposizione per consolidare il +1 sui playout, i biancorossi sono scivolati a -8 con 45 punti ancora in palio per arrivare alla situazione odierna che, a questo punto (ma in realtà già da prima) non può fare star tranquilli i tifosi.

Squadra malata, dicevamo, che ha pagato (e continua a pagare) una difficile situazione extra-campo, pur riuscendo, nel momento più difficile, a tirar fuori l’orgoglio disputando una gran partita contro la Casatese valsa sfortunatamente solo un punto. Una stagione travagliata iniziata con alte, altissime, aspettative e rimodulata costantemente verso il basso, giungendo oggi a dover sperare nella salvezza. Se da una parte la proprietà ha preso posizione (prima con le parole di Paolo Girardi e poi con quelle di Antonio Rosati) rispettando l’intimità della squadra e cercando in qualche modo di svincolare i giocatori dalla pressione, lo stesso non si può dire della presidenza rappresentata da Stefano Amirante, costantemente presente alle Bustecche a visionare da vicino la squadra senza concedere quei momenti di tranquillità al gruppo che sembrerebbero necessari.

Inevitabilmente la gestione Amirante, unita al nuovo corso De Paola (tecnico mai piaciuto alla tifoseria biancorosso e aspetto ben sottolineato dai CUV) e alla carenza di risultati, ha portato alla contestazione degli ultimi tempi con i tifosi che pretendono un cambio di rotta a cominciare proprio dal vertice: gli hashtag #amirantevattene continuano a spopolare, ma lo stesso vertice, al momento, continua ad apparire ben saldo e sicuro delle proprie convinzioni continuando ad osservare da vicino la squadra.

Proprio quel gruppo, quello costruito a inizio stagione (reduce dalla vittoria playoff), che Amirante ha individuato come responsabile principale del fallimento biancorosso: “Se un gruppo fallisce va cambiato. Siamo intervenuti dapprima sulla guida tecnica, poi sulla squadra“. Dichiarazioni motivate dalla volontà di voler svincolare i giocatori dalla pressione; la realtà sembra dire ben altro. Tra l’altro, sempre in quell’occasione, il presidente ricordò la sottile distinzione travincere” e “provare a vincere“, ribadendo con fermezza come il Varese non avesse mai iniziato la stagione con l’obbligo di arrivare primo e giustificando così la sua posizione. Il -32 dal Lumezzane fa però riflettere visto che domenica, con un punto a Seregno, la capolista taglierà matematicamente fuori dalla corsa alla Serie C il Varese: dato che, con buona pace del presidente, appare ben distante anche dal concetto diprovare a vincere“, visto che lo scorso anno di questi tempi il match clou contro il Novara avrebbe potuto realmente avvicinare i biancorossi al titolo.

Ragion per cui la squadra dovrà ancora una volta dimostrare, in un momento delicatissimo, di poter tirar fuori quella personalità che troppo spesso è mancata in stagione. 33 punti e undici partite che devono essere approcciate come finali; in altre parole, con un atteggiamento diverso rispetto al girone d’andata che, negli stessi incontri, fruttò undici punti. Oltre alla capolista Lumezzane all’ultima giornata (che per allora, Alcione permettendo, potrebbe aver già vinto il campionato), il Varese affronterà quattro squadre attualmente in lotta per un posto playoff (Arconatese, Brusaporto, Ponte San Pietro e Sporting Franciacorta), due a metà classifica ma ben più vicini alla zona che scotta (Desenzano e Folgore Caratese) e quattro piena zona playoff/retrocessione (Breno, Villa Valle, Sona e Caronnese).

Nel rush finale del campionato il Varese non potrà permettersi il lusso (concessosi in passato) di porre un distinguo tra le partite da vincere e le altre (tradotto, quelle che si possono anche perdere): per salvarsi c’è solo una medicina possibile, vincere. Vincere e sperare che le dirette contendenti non facciano altrettanto, a cominciare dallo scontro diretto di domenica prossima contro il Breno.

A proposito, la mattinata alle Bustecche (con il presidente Amirante in prima linea a seguire la sessione) ha visto la squadra effettuare una prima parte di lavoro atletico per poi passare al lavoro con il pallone. Gruppo quasi al completo, differenziato per Piccoli e Rossini, out Baldaro (frattura scomposta al mignolino); senza il classe ’05 mister De Paola sarà costretto a schierare nei tre dietro Battistella, oppure riproporre Truosolo sulla sinistra al posto di Pastore sacrificando (per questioni d’età) uno tra lo stesso Pastore, Mecca, Candido e Rossini. I prossimi giorni aiuteranno il tecnico a sciogliere ogni dubbio.

Matteo Carraro

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