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11 marzo. Un lunedì. Per quello che conta. Cioè, la data in cui l’Assemblea Straordinaria della FIGC potrebbe (dovrebbe?) varare finalmente la tanto attesa riforma dei Campionati professionistici. All’ordine del giorno la modifica dello Statuto alla base del nuovo format del calcio italiano. La stella polare indicata dal Presidente Federale Gabriele Gravina nell’incontro dell’altro ieri con la Lega Serie A ed i rappresentanti dei Club è la stabilità economica. Quindi, riduzione drastica della platea delle società partecipanti e conseguente diminuzione delle retrocessioni.        

Lo scenario

L’ipotesi più accredita (o volutamente fatta filtrare come sasso nello stagno del dibattito), sarebbe il taglio da 100 a 54 dei club pro con Serie A e Serie B a 18 squadre e Lega Pro a girone unico parimenti a 18. Con la Serie C che si vedrebbe decurtata di 42 club dai 60 attuali. Scenario plausibile? Detto che le retrocessioni dalla A sarebbero solo 2 con un terzo posto assegnato tramite Playout tra le terzultima della serie maggiore e la terza della Serie B (come in Bundesliga in Germania), la cura dimagrante imposta alla C sarebbe (per tempi e dimensioni dell’intervento) incompatibile con il profilo odierno della categoria. Destinata a venire compressa tra l’iper professionismo di A e B e il dilettantismo della Serie D. Perdendo così l’identità maturata in questi ultimi 10 anni. Il vertice della FIGC ha posto in essere dei tavoli di lavoro onde trovare un accordo tra leghe e club entro il dirimente 11 marzo di cui sopra. Non venisse trovato, verrebbe sbianchettato il diritto di intesa demandando ogni intervento all’Assemblea Straordinaria (già convocata da Gravina due mesi fa). Dove i numeri non favoriscono certo la Lega Pro. Tutt’altro.       

L’alternativa   

Il Piano B (che in realtà sarebbe il Piano C), sarebbe quello di ripristinare una categoria cuscinetto assimilabile alla trapassata Serie C2 (scomparsa nel 2015 come Seconda Divisione) utile in regime semiprofessionistico a garantire una sorta di paracadute economico/fiscale a tutti i club che non rientrassero nell’eden della nuova Serie C elitaria. Diminuendo per osmosi peso e potere politico della Serie D. Si andrà in questa direzione? Il countdown verso l’11 marzo è partito.      

Giovanni Castiglioni

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