I Gorillas Varese stanno attraversando un processo di rinascita e crescita che non può prescindere dalla componente “pazienza”. Per tornare a determinati standard sportivi ci vuole tempo e perseveranza, dando continuità al percorso intrapreso a prescindere dagli ostacoli che si possono incontrare. Per questo motivo, alla vigilia della stagione 2024, nessuno pretendeva che i biancorossi riuscissero a conquistare i playoff rivaleggiando contro squadre decisamente più attrezzate, ma alla luce di ciò il cammino svolto assume un valore decisamente positivo.
“Siamo contenti di com’è andata – certifica il presidente Paolo Ambrosetti – perché sappiamo che stiamo affrontando una fase di cambio generazionale a maggior ragione con nuovi allenatori. Il risultato sportivo non è stato clamoroso, abbiamo vinto una partita e c’è il rammarico per non averne vinta una seconda, ma è nostro dovere guardare il quadro generale: stiamo continuando a crescere, la direzione tecnica è chiara e per questo motivo abbiamo già riconfermato coach Will Gaines per il prossimo anno. Anzi, già nella seconda metà di agosto sarà qui per seguire la preparazione della squadra: lui è un personal trainer e già quest’anno ha contribuito a far fare uno switch fisico importante, ma ci è mancato per tutta la prima fase della stagione e credo che i ragazzi abbiano patito sia questo aspetto sia lo scotto del dover imparare nuovi schemi e un nuovo approccio. Lucas Martinez? Ringrazieremo sempre il coach per l’apporto dato: al momento è già in Germania per la nuova avventura, ma ciò che ha fatto qui non sarà dimenticato”.
In questo percorso di crescita bisogna anche considerare il livello degli avversari che avete affrontato visto che, giusto per fare un esempio, i Crusaders Cagliari sono arrivati alla semifinale arrendendosi solo alla corazzata Elephants Catania.
“Assolutamente sì, anzi, adesso posso dire senza timore di smentita che abbiamo affrontato un girone di ferro. Di solito a inizio anno tutti fanno pretattica sostenendo di esser nel raggruppamento più difficile, forse anche un po’ per scaramanzia; noi eravamo ben consapevoli del valore degli avversari e abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere. L’anno prossimo, con una preparazione ancor più strutturata, potremo alzare il livello”.
Prima della ripartenza sportiva non starete certo con le mani in mano, dico bene?
“Abbiamo tantissimi progetti in cantiere, soprattutto per far crescere la Flag che sarà il nostro futuro. La settimana prossima ci incontreremo con altre realtà del quartiere di San Fermo e organizzeremo un grande evento nei primi tre weekend di settembre: ci sarà spazio per le mostre di quadri nel quartiere della Penasca, faremo un concerto al campo e, infine, ci focalizzeremo su un torneo coinvolgendo altre società sportive per regalare un bellissimo evento a tutto il quartiere”.
Tornando al football giocato, invece, può darsi che vi sia mancata anche la continuità di rendimento nel corso della partita? Se sì, come si può migliorare da questo punto di vista?
“Ogni squadra vive un momento all’interno della singola partita in cui non riesce a performare al meglio. Noi siamo andati in difficoltà in alcuni frangenti e sicuramente la profondità del roster, inferiore rispetto ad altre squadre, non aiuta. Detto questo conosciamo solo un antidoto: lavorare. Non è nostra politica andare a prendere ragazzi da altre società, noi ci basiamo sul reclutamento e sul nostro essere ultranazionalisti nel senso buono del termine: i nostri ragazzi arrivano da Varese perché vogliamo lavorare sul territorio e, soprattutto, vogliamo far crescere l’atleta sia da un punto di vista sportivo che umano. Chi viene da noi cresce all’interno di un percorso condiviso e valorizzato: siamo vivi e il tasso di entusiasmo è sempre più alto”.
A proposito di entusiasmo, posto che il risultato sportivo non è tutto, che emozione è stata tornare a vincere una partita?
“Stupendo, abbiamo rotto un incantesimo ed è stato bellissimo riassaporare il gusto della vittoria: vero che per noi i risultati sportivi passano in secondo piano, ma sarebbe ipocrita negare quanto sia bello vincere. Chiaro che lo sport non deve ridursi solo a questo: noi stiamo acquisendo sempre più solidità extra-campo e i risultati sono solo una conseguenza. Forse, però, non l’abbiamo ancora metabolizzata a dovere. I coach ci hanno fatto lavorare tantissimo, tutta la squadra era distrutta, e il fatto di aver giocato la domenica non ci ha permesso di celebrare la vittoria come avremmo potuto; garantisco che comunque la festa c’è stata… e non aggiungo altro (ride, ndr). Colgo però l’assist per fare un invito alle altre società: cerchiamo di fare uno sforzo e giocare al sabato, così facendo la domenica può essere sfruttato come giorno di riposo per riprendersi dalle fatiche della partita prima di iniziare un’altra settimana lavorativa”.
Non possiamo non chiudere la stagione senza il consueto pronostico: chi vincerà il Nine Bowl tra Thunders Trento ed Elephants Catania?
“Sarà una partita stupenda. Catania è una società storica, molto solida, ha un roster importante e fa leva sulla rinomata scuola del football siciliano; Trento ha invece stupito tutti dominando i Cavaliers Castelfranco, che secondo noi erano i favoriti, confermandosi una realtà giovane e fresca che è riuscita a farsi un nome. Sono molto curioso ma, mi spiace deluderti, niente pronostico: sarà una finale incerta che potrebbe chiudersi anche ai supplementari”.
Matteo Carraro