Continuano i bilanci di fine stagione in casa BasketBall Gallarate.

Così, dopo le parole del coach dei biancoblu, Alberto Mazzetti, è il turno del presidente onorario, nonchè Main Sponsor di BBG, Thomas Valentino.

Iniziamo con una valutazione generale sulla stagione. Il suo giudizio qual è?
“Non può che essere una valutazione assolutamente negativa. Fallimentare no: vorrei fare mie le parole di Antetokounmpo di qualche tempo fa quando, dopo non aver bissato il successo in NBA, gli venne chiesto se quella fosse stata una stagione fallimentare e lui rispose dicendo che nello sport il fallimento non esiste. Ci sono anni che servono per crescere, di passaggio e per quanto mi riguarda, di apprendimento, che fanno capire capire che, in una società, le situazioni ibride non possono esistere. Si deve tutti decidere la propria posizione e ruolo in maniera chiara, potendolo poi “vendere” durante l’anno in maniera diretta, in modo da non dare alibi a nessuno, in questo caso i giocatori, di potersi aggrappare a qualsiasi scusa per giustifcare rendimenti sbagliati o partite giocate male. Con questo, e chiarisco, non mi sto riferendo a Luca Ciardiello che fa il Direttore Sportivo e anche il giocatore, ma anche di me che faccio il Presidente Onorario, sto parlando di accompagnatori che a volte ci sono e a volte no. Tutto questo è mancato perchè tutti noi dall’inizio dell’anno non abbiamo capito che tipo di campionato sarebbe stato. Rimane il grande rammarico ma anche la convinzione che, se avessimo fatto l’anno scorso il campionato di B Nazionale con questa squadra, sarebbe andato in maniera diversa. I giocatori sarebbero stati più adatti a quel tipo di basket. La nostra convinzione di essere i più forti ci ha penalizzato, ha fatto sì che alcune squadre ci riportassero sulla terra a suon di batoste e quando ci siamo resi conto di questo eravamo come un pugile che prende tanti pugni e quando riesce a capire la situazione è già ad un punto difficile per poter recuperare. Noi ci abbiamo provato con le 7 vittorie consecutive del primo girone, ma è stato come quando un maratoneta prova lo strappo a metà per recuperare ma poi si trova con la lingua per terra negli ultimi chilometri e con la testa ancora peggio. Abbiamo avuto tanti infortuni a fine stagione: Passerini, Mercante, Hidalgo e Moscatelli ed alcuni all’osso a livello di energie fisiche come De Bettin. Ma il problema più grande ritengo sia stato mentale, perchè parliamo di una squadra che ha vissuto di continui up-down durante la stagione e che poi ci hanno condannato nel Girone Silver. Puoi provare a battere tutto ma un male così mentale e psicologico, no”.

Lei mi dice un problema mentale come il principale di tutta la stagione ma io le chiedo, invece, se tornando indietro rifarebbe l’acquisto di Stefano Laudoni?
“Assolutamente no. Ritorno al discorso iniziale, questo è stato un altro passaggio dell’annata che mi ha permesso di crescere. Non accetterò più certe dinamiche e promesse con giocatori e procuratori, non guarderò più il palmares ma gli occhi dei giocatori, per capire se hanno quel fuoco dentro per buttarsi in ogni allenamento e partita con grande voglia e non perchè stanno venendo a parcheggiarsi, lamentadosi come una fighetta del traffico in autostrada o della distanza da casa a Gallarate, come se non avessero Google Maps per capire quant’è la strada da fare per venire ad allenarsi e giocare prima di firmare il contratto. Questa è gente che a me non serve più a Gallarate e non mi è mai servita nemmeno nel mondo del lavoro. Gente che non si butta nel fuoco per chi gli paga il lavoro, per chi regolarmente versa lo stipendio, per un allenatore che ti mette nelle condizioni di lavorare al meglio ed un Direttore Sportivo che ti ha scelto per guadagnarti tale stipendio, per me non è un uomo e può starsene a casa sua”.

Con coach Gambaro ha vinto un campionato di C Gold, ha vissuto un anno di B Nazionale, il primo della storia di Gallarate, facendo molto bene. Cosa quest’anno secondo lei non ha funzionato?
“Io, innanzitutto, sono contento di poter fare interviste dicendo esattamente quello che poi riporto anche nello spogliatoio. Dopo la pesantissima sconfitta di Quarrata ho parlato con i giocatori tirando in causa Gambaro, Viceconti e Mazzetti, ovvero tutte persone che a loro modo hanno lavorato con serietà e han provato tutto per fare andare bene la stagione. E’ chiaro che se trovi degli uomini che si buttano nel fuoco per tutelarti, riesci a ottenere certi risultati, viceversa se purtroppo fai delle scelte su giocatori sbagliate, succede poi quello che è successo quest’anno. Quindi, è stata colpa di Gambaro? No. E’ stata colpa di Viceconti? Nemmeno. E’ stata colpa di Mazzetti? Men che meno. Hanno cercato di ribaltare le sorti di una squadra che poi invece ha dimostrato di portarsi dietro lo stesso dramma fino in fondo. Come ho detto in spogliatoio, non pensino che non abbia pesato a me e ai dirigenti, la scelta di cambiare staff tecnico. I primi a pagare, nel sistema sport, sono sempre gli allenatori, ma poi il tempo è galantuomo. Abbiamo perso tanti punti all’andata, la formula di questo campionato ci ha portato a pagare moltissimo l’inizio negativo di stagione e nemmeno con tante vittorie nella seconda parte di stagione abbiamo potuto raddrizzare un’annata che, ripeto, è stata molto più negativa per quanto fatto dai giocatori che non dagli staff”.

Dopo Gambaro avete virato su Mazzetti, un coach diverso in tante cose dal suo predecessore. A stagione conclusa le chiedo se pensa di aver fatto la scelta giusta prendendo lui non solo per questa seconda parte d’annata ma anche in prospettiva futura?
“Penso di aver fatto la scelta giusta come quando decisi di chiudere il rapporto con Sassi. Penso che esistano i cicli: ci fu con Sassi, c’è stato con Gambaro e Viceconti e loro devono essere assolutamente orgogliosi di quanto fatto come io lo sono di avere un bellissimo ricordo che rimarrà indelebile, perchè raggiungere un campionato di B Nazionale non è da tutti e perchè farlo poi come lo abbiamo fatto con la squadra che avevamo l’anno scorso è tanta roba. Rifarei la scelta di prendere Mazzetti? Assolutamente sì, perchè purtroppo i cicli finiscono e bisogna essere bravi ad aprirne altri nel momento in cui devi farlo. L’arrivo di coach Mazzetti mi ha dato la convinzione, in questi mesi, di essere una figura con cui poter aprire un nuovo ciclo molto interessante e portare qualche soddisfazione, perchè ha l’animo del vincente, una dedizione assoluta e metodica al lavoro, fa “sputare sangue” in settimana durante gli allenamenti ai giocatori, ed è un qualcosa che si avvicina molto alla mia idea di vivere la pallacanestro”.

Parlando di giocatori, la scorsa estate avete costruito una Gallarate con lo status di big, che idea seguirete quest’anno?
“La linea che abbiamo deciso di seguire l’anno scorso si è rivelata sbagliata, quindi sicuramente non partiremo con i proclami e l’idea di essere la schiacciasassi del campionato l’anno prossimo. I nostri valori saranno umiltà, fame e lavoro in palestra, al di là dei nomi che comporranno il roster. Io voglio gente che si sieda al tavolo delle trattative e si mostri uomo, a differenza di influencer ed eventuali che prendono il basket come passatempo. Io voglio gente che si butta sotto il treno per la propria squadra e società. Vogliamo un roster di gente che abbia voglia di lavorare e creare un gruppo per essere amici in campo e fuori”.

Come si riparte anche al di fuori dal campo, e mi riferisco al lato sponsor, dopo una stagione così?
“Siamo al lavoro. Non dò garanzie di nulla perchè, quando finisce un anno molto negativo e perdi tanto entusiasmo da parte di tutto l’ambiente bisogna essere bravi a saper fermare l’emorraggia e riportare quell’entusiasmo che poi è il motore pulsante per costruire la nuova stagione. Stiamo lavorando in questo senso, partendo dalla base, stupenda, dei nostri tifosi, in particolare gli Indomabili che quest’anno hanno dimostrato un attaccamento unico, seguendoci anche in trasferta. Abbiamo portato questi ragazzi a preferire stare in palestra piuttosto che in discoteca o altro il sabato sera ed è una delle vittorie più belle che potessimo cogliere. La prima da cui ripartire per la prossima stagione”.

Alessandro Burin

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