Ten Training, capitolo quarto. Come quattro, del resto, sono le colonne portanti del metodo di lavoro ideato da questa associazione sportiva per le proprie sedute di perfezionamento individuale e collettivo. Dopo aver esplorato tecnica adattata, funzione cognitiva e componente motorio-coordinativa, oggi completiamo il quadro con una chiacchierata a tutto tondo insieme a Simone Santoni, che ci parlerà di quello che quasi sicuramente è il più noto dei vari fattori coinvolti in un esercizio di calcio: la tattica. Ex responsabile FIGC Lazio che in Ten Training ricopre attualmente il ruolo di direttore sportivo, ci rivelerà gli aspetti più specifici e non sempre esplorati di una corretta pratica sportiva.
First things first: parlaci della tua esperienza alla FIGC e di come ti sei avvicinato a Ten Training. Quali sono le responsabilità del tuo ruolo?
“Sono stato per due anni responsabile tecnico dei centri federali nell’ambito del progetto Evolution Programme e per un anno selezionatore dell’Under 15 femminile, mentre la mia ultima esperienza è stata quella di tecnico della squadra femminile della Roma in Serie C. Per me è stato un importante periodo di formazione che mi ha arricchito tanto e ha anche cambiato il mio modo di vedere il calcio sotto tanti aspetti, in particolare per quanto riguarda il rapporto che si crea nel gruppo squadra, così come tra allenatori e ragazzi. Con Ten ci siamo conosciuti ad agosto dell’anno scorso tramite amicizie in comune e sin da subito si è creata una grande intesa. In quel momento mi trovavo appunto nel Lazio e questo primo approccio tra di noi era inteso a esportare la metodologia in quella regione. Poi, per varie situazioni e vicissitudini, mi sono trasferito in Lombardia e a quel punto ho iniziato a operare direttamente all’interno della società, continuando allo stesso tempo a portare avanti il progetto di espansione tramite contatti a me molto vicini e fidati. Ci tengo a ringraziare tutti i ragazzi dell’associazione, Mattia (Pace, ndr), Giovanni (Coghi, ndr), Fabio (Mascetti, ndr) e Federico (Cordiano, ndr), per avermi dato questa opportunità in un contesto che punta ad evolversi in qualsiasi momento. Entrando nello specifico del mio ruolo, oltre a occuparmi del lavoro di campo sono il referente degli allenatori. Si tratta di un incarico operativo che consiste nel gestire tutti gli impegni dei nostri istruttori, in modo tale che Mattia e Giovanni possano concentrarsi principalmente sull’area commerciale”.
Uno degli obiettivi della vostra metodologia è dimostrare che il calcio non è fatto esclusivamente di tattica… Qual è l’idea di tattica di Ten Training?
“Parto da una premessa che riprende quanto io e Fabio stiamo scrivendo nel nostro almanacco, «Il calciatore che vogliamo creare», dove condividiamo i pilastri della nostra metodologia. In Ten cerchiamo indubbiamente di dare qualcosa in più, ma di certo non ci stiamo inventando un altro calcio. Per tattica individuale intendiamo tutte quelle conoscenze che appartengono al calciatore, in termini di movimento, postura, riconoscimento degli spazi, tecnica, e non solo a livello del gesto in sé, ma anche e soprattutto sul piano motorio e coordinativo. Nelle ore che trascorriamo con i ragazzi, cerchiamo di aiutarli a riconoscere le varie situazioni di gioco all’interno di una gara, che possono cambiare completamente in pochi secondi. Chiaramente gli esercizi di tattica individuale e tecnica applicata comprendono diverse fasi, di possesso e non possesso, affinché il giocatore possa diventare completo e raggiungere prestazioni utili in base a quanto gli viene proposto. Uno dei nostri punti chiave è formare un calciatore efficace, senza esercitare tutte quelle pressioni che vediamo spesso sui campi, perché per noi arrivare al risultato attraverso scorciatoie non è un’opzione neanche lontanamente immaginabile”.
Come si posiziona la tattica nell’insieme dei quattro fattori?
“Il calcio si è evoluto e non è più quello di venti o anche solo di dieci anni fa. Un tempo un giocatore doveva solo identificarsi nel proprio ruolo, mentre oggi deve sapersi destreggiare in tutte le situazioni del campo. Solo per fare un esempio, non basta più attaccare o andare in profondità, perché nel calcio moderno il portiere non resta più sulla linea di porta. Senza dimenticare che un calciatore può anche essere capace di riconoscere una situazione di gioco, ma se ha la postura sbagliata o non riesce a compiere un gesto tecnico in modo appropriato, non potrà superare una determinata difficoltà. La tattica individuale è fondamentale, ma allo stesso tempo lo sono tutti i principi su cui impostiamo il nostro metodo. È per questo motivo che lavoriamo tanto sugli aspetti cognitivi. Se un giocatore, ad esempio, tende a ingobbirsi in fase di conduzione, per mezzo di esercizi specifici lo aiutiamo a guardare l’istruttore, così che inconsciamente possa portare palla a testa alta. La cosa importante, parallelamente al discorso sul campo, è che il ragazzo sa che non verrà mai giudicato e che sarà sempre libero di esprimersi. Nelle nostre sessioni non partiamo mai da schemi prestabiliti, ma lasciamo spazio alla fantasia dei ragazzi per far capire che l’errore non è qualcosa di grave ma da cui imparare. E per trasmettere questo messaggio, ci impegniamo a creare fiducia, dare feedback positivi e lavorare in maniera induttiva, anziché deduttiva”.
Possiamo parlare, come nel caso della tecnica, anche di una tattica funzionale?
“Sì, e in un certo senso c’è un filo diretto tra questi due aspetti, nel senso che la tattica e la tecnica applicata partono da due strade apparentemente diverse che alla fine si ricongiungono per portare il calciatore ad avere tutte quelle competenze che il calcio di oggi richiede. A volte con i mister condivido questo pensiero: quello che abbiamo fatto ieri, oggi è già vecchio. Oltre a questo aggiornamento continuo, penso che abbiamo qualcosa in più rispetto agli altri: Ten è una famiglia e questa forza di condivisone ci permette di apprendere in ogni momento l’uno dall’altro, in un ambiente di totale confronto”.
Silvia Alabardi